Roberto De Luca su Sapore di
nebbia, di Gilberto Antonioli
Esiste un punto molto
interessante nella poesia di Gilberto Antonioli e questo punto viene messo in
evidenza anche in un passaggio della prefazione di Giuseppe Chiecchi, il quale
asserisce che il poeta ( e questa poesia) si trovano in bilico sulla linea che
demarca l’esteriore e l’interiore e, a
questo equilibrio, aggiungo io come lettore e come fruitore, Gilberto affida la
sua Arte.
In generale, il poeta, buon
osservatore del’esteriorità, è un tramite, un ponte, ossia è colui che
controbilancia, portando nell’interiorità il peso di una realtà che viene poi
filtrata dall’Ars Poetica, dalla scrittura quindi.
In questa poesia esiste uno
stretto rapporto tra Ars Poetica e quotidianità intesa come ‘sentire quotidiano’. Essa ravvisa nel
quotidiano una profondità inaspettata, poiché in nessun altro luogo al mondo si
può riscontrare un eguale permesso di libertà così com’è dato dal quotidiano,
dalla sfera dell’intimo, in cui confluiscono numerose similitudini con le cose
che appartengono al mondo esterno e, in modo particolare, alla natura.
La forma risente in maniera
positiva della lettura dei classici della Poesia Italiana , da Dante ai giorni
nostri, mentre i contenuti , così come
sono espressi, sotto forma di metafora,
risultano del tutto originali e poco associabili a una qualsivoglia corrente
letteraria.
La poesia di Gilberto Antonioli afferra la vita sotterranea e
vivida, i misteri, le sinestesie e il linguaggio nascosto della Natura, quasi
che il poeta fosse in attesa di un messaggio che non smette mai di farsi
attendere, suscitando incertezza, ma anche curiosità, creatività e dinamismo.
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