Tracce di me, questo il titolo della pièce che non è
azzardato definire prosimetro visto che al maggior numero di composizioni in
versi si aggiungono prose poetiche di valenza analitico-introspettiva.
VOLIAMO ALTO NEL CIELO
I ricordi si frantumano
in schegge di pensieri che volano,
come ali sincere di un gabbiano
in cerca del suo nido.
In alto, sì,
voliamo in alto,
liberi, come frange di nuvole
che spezzano i loro desideri
accarezzano nuovi momenti,
orizzonti mancati,
tramonti ambiti,
vite amorose,
e ne ricorderemo l’essenza.
Iniziare
da questa poesia incipitaria significa andare da subito a fondo del canto di Mattia Cattaneo. Una poesia plurale,
polisemica i cui versi sono vòlti a concretizzare le tracce di un ontologico
discorso di ricerca. Sì, proprio là il poeta dirige la sua forza
emotivo-contemplativa: nel cielo, en haut, dove arrivano solo le ali dei
gabbiani. Quasi un’impennata baudelairiana cristallizzata in un azzardo verso
la luce, dacché i poeti, come gli albatri,
sono nati per il volo, per rapinare il colore dell’azzurro, perché in
terra brancolano a tentoni fuori dalla loro dimensione. Poesia che tocca tutti
i motivi vitali, ogni ambito dell’esistere: eros, thanatos, memoriale, sogno,
immaginazione, illusioni, delusione, repêchage di figure e tempi che hanno
segnato momenti focali per il serbatoio del poema: una realtà depositata nell’anima, che attende i tempi
giusti per tradursi in immagine. Ed ecco che gli attimi, i volti, le sagome una
volta ingentiliti dal fluire della clessidra, si affacciano alla finestra del
cuore per dire che ci sono e che vogliono tornare a vivere con tutta la carica
di una storia. Eccole le tracce del poeta, le possiamo leggere rivisitate nei
versi di questa silloge che si snodano su uno spartito di note musicali; la
euritmica sonorità delle iuncturae sinestetiche prende campo, e si fa
collaboratrice assidua e perspicace in questo trasbordo di sentimenti:
eburnei
sguardi:
eburneo è lo sguardo
di un cielo
verso
le sue stelle.
Notte,
nostalgie, spazi immensi, frantumi di un inconscio:
E’ la notte:
con i suoi muri silenziosi
crea spazi immensi
che ricamano nostalgie
e venti impetuosi.
E’ la notte.
Lasciatemi qui,
galleggerò nei frantumi
del mio inconscio.
Onde di passi fiere di sorrisi:
Le onde
respirano i tuoi passi,
fiere dei tuoi sorrisi,
immortalando
i tuoi attimi
Preghiera
per la madre:
Nell'anima che rifulge di densità
luminose,
accosto la mia umile preghiera a te,
certo che anche le vette innevate
siano frutto del tuo semplice sorriso.
Lo
scorrere implacabile del tempo; il lungo dilatarsi delle notti:
Guardo le cime sognando
che il tramonto vermiglio
seguirà l’alba
ma le notti saranno lunghe
e il passato lontano.
Dolore
di un’assenza, saudade di un ricordo:
Tra valli e colline
mi lascio avvolgere
dall'immenso sguardo
della placida luna.
mi lascio avvolgere
dall'immenso sguardo
della placida luna.
E tu non ci sei.
Speranze,
certezze, dubbi, luce di un domani:
Magnifiche
speranze di un domani
senza
certezze ma brillante
nell’anima.
Solitudini,
epigrammatiche intrusioni:
Solo, esploro
passi mai raccontati,
raccolgo pensieri
dalla mia terra,
circondata da aliti di vento
e frescure d’oriente.
Sogni, alcove rigeneranti, pertugi naturali, erotici ritorni:
Sei il mio pertugio naturale,
in abissi sognati
dove silenziosa
è la solitudine
del tuo sguardo.
Prosastici abbandoni in cerca di spazi più ampi per dare sfogo ad un
sentire debordante e contaminante:
Le mani che si intrecciavano l’una all’altra, gli sguardi diretti verso un unico orizzonte.
E’ così, siamo un tutt’uno che non si dimentica, una rosa che sboccia piano
piano, un’appassionata sonata romantica, un cielo azzurro che racchiude
l’infinità di abbracci desiderati e bramati, il semplice bagliore degli occhi
che si infiamma in sensazione di un volo planare sul battito del cuore. Noi, siamo amore.
Un vento fra i capelli che sublima l’istante per rendere
bagliore il sorriso della donna:
Il vento gioca con i tuoi capelli
sublima ogni istante e rende
semplice bagliore
il tuo sorriso.
Fino alla chiusura della
plaquette dove segni di eponima fragranza si innervano in un aveu di marcato
lirismo; e dove la natura, col volume delle sue visive configurazioni, e dei
suoi polivalenti significanti, dà forza e incisività al poièin:
Tracce di me,
nelle sorde maree
piegate su nere
scogliere, voragini
e faglie immense
tra erratici sogni,
chimere nascoste
in anelli solari
e così
l’ardore della mia parola
diverrà rugiada celeste
nei riflessi lunari.
Rifacendosi all’affermazione di Eraclito
(L’armonia delle cose sta proprio nel
perenne mutamento generato dal polemos tra gli opposti) si può definire
questa silloge un canto di pluralità connotativa, di vivaci contrasti emotivi, di
simbiotiche fusioni vicissitudinali, dove il verso con tutta la sua gamma
esplorativa si rende interprete principale di una narrazione di amore e di
vita.
Nazario Pardini
DAL TESTO
VOLIAMO
ALTO NEL CIELO
I
ricordi si frantumano
in
schegge di pensieri che volano,
come ali
sincere di un gabbiano
in cerca
del suo nido.
In alto,
sì,
voliamo
in alto,
liberi,
come frange di nuvole
che
spezzano i loro desideri
accarezzano
nuovi momenti,
orizzonti
mancati,
tramonti
ambiti,
vite
amorose,
e ne
ricorderemo l’essenza.
EBURNEO
E’ LO SGURDO
Lacci stanchi di una vita
che ha compiuto i suoi passi
nei cieli grigi del passato.
Annovero in te nuove sensazioni,
un sorriso che è nuova realtà
splendente;
eburneo è lo sguardo
di un cielo
verso le sue stelle.
E’
LA NOTTE
Foto invecchiate
dall’oblio del tempo,
approdo su antichi lidi
dove il calar della sera mi addolora.
E’ la notte:
con i suoi muri silenziosi
crea spazi immensi
che ricamano nostalgie
e venti impetuosi.
E’ la notte.
Lasciatemi qui,
galleggerò nei frantumi
del mio inconscio.
VERSO IN
TE
Ancorato a sogni sognanti
mi dimeno nel prato della vita
guardando con gli occhi saggi
e maestri del tuo cuore.
Verso in te lacrime di bontà
come stormi di gabbiani
in cerca di riparo.
Anfratti sperduti,
rime di un passato silenzioso,
raccolto nel domani.
LE
ONDE
Raccolto
nelle risacche della vita,
sparpagliato
come quei capelli
che il vento richiama,
occhi sapienti
di gioie e di dolori,
rughe che scavano
il terreno vissuto dell’esistenza.
Le onde
respirano i tuoi passi,
fiere dei tuoi sorrisi,
immortalando i tuoi attimi.
UN
RESPIRO
Colori che si allentano
in abbracci adagiati sui volti
di chi, distratto dagli sguardi,
raccoglie immagini di vita.
Si accende il richiamo dell’alba,
tra oasi di nubi
e lidi abbandonati.
Un respiro, ancora.
IL
RESPIRO DEL COSMO
Sgorga
dalle nostre essenze
il
respiro del cosmo,
che ci
unisce attraverso i cuori.
Tace il
tuono,
echi
profondi scuotono in me
la luce
di notti infinite.
Ampi
raggi di sole vanificano il buio,
una
nuova alba apre barlumi di speranza.
Scandaglio
il cielo
dove
parabole d’arcobaleno
animano
il bosco in cui
rimbombano
profumi eterei
di
sambuco e ginestre.
Scende
una lacrima,
è il
brivido della sera
che si
fa specchio
dell’anima.
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