venerdì 9 novembre 2018

MARCO DEI FERRARI: "L'AFFRESCO DELLO SPIRITO NEI DEFUNTI..."


L'“AFFRESCO” DELLO SPIRITO NEI DEFUNTI
DI NAZARIO PARDINI
 
Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucad
e

L'affresco dei morti che dialogano nello spirito: è il messaggio delicatissimo che ci offre Nazario Pardini.
Lo scenario contestuale amplifica la ricerca del sentimento che ravviva flebili lumi di anime che s'incontrano e tutto si illumina improvviso per il poeta. Dalla natura (tigli... cipressi...) ai marmi, dai profumi di rose e orchidee alle parole dei defunti (padre, madre, fratello) che gioiscono insieme rivivendosi nell'aria delle  vibrazioni di un realismo surreale, tutto il gesto dell'attimo poetico si compendia nella concreta presenza di sepolcri notturni quasi marginali. Vita e morte in questi versi solcano il percorso dove i viventi corporei stentano a passare. La beatitudine coglie l'immagine poetica di Pardini e si impone al regno dei morti, che morti più non sono, ma emergono dal buio come pure “energie” ricche di memorie e di aspettative. Il momento più atteso si concretizza nella visione indelebile che il Poeta desidera con tutta la sua liricità emotiva; è la profondità del “mistero” a guidarne il tracciato poetico tra i sepolcri viventi di affettuosità tutte da completarsi ed esprimersi in un personale accerchiamento spirituale singolarissimo che fuoriesce dalla retorica rituale per approdare alla sensibilità della scintilla di una coscienza extra-corporea risorta.
Le ombre, le penombre, l'oscurità animano dunque l'attesa di una risposta che solo la trasparenza di un “regno” nuovo può enunciare. Ecco come Pardini interpreta l'immortalità più straordinaria della Storia, oltre il muro di un cimitero, oltre l'immagine prevista di uno spazio sacrificale, oltre la potenza di una Natura anch'essa sottomessa alla legge eterna della volontà più inaccessibile che l'essere umano abbia potuto immaginarsi. E dalla “morte” torna la “vita” risplendente di anime stellari, gioiose, sorridenti e ansiose di “essere”, dunque molto distanti dai viventi corporei che “sono nei giacigli” indicativi di una limitatezza operativa in termini di orizzonti e visioni. Ed ecco nella “vastità” verticale i parenti più stretti a festeggiare il giorno dei riti (a modo loro)ispirando Nazario nel suo excursus extra-poetico e assai filosofico. Qual'e' l'ispirazione “filosofica” di Pardini?
Risposta difficilissima che si potrebbe peraltro sintetizzare per temi: senza dubbio un profondo rispetto per il significato della Natura nelle sue espressioni più auliche e terrificanti che ne connotano l'intrinseco “panteismo” occulto; poi un altissimo concetto della “radice” generazionale che accomuna la storia dei viventi e si eleva ulteriormente in questa lirica avvalendosi della memoria e dell'immagine extra-corporea di genitori e fratelli, ancora una “visione” totale dell'esistenza cosmica che ricuce vita e morte in presenze di pura coscienza a sfidare l'immortalità. Ma Nazario Pardini può permetterselo perché  nella sua opera l'affinità elettiva delle anime prevale sul dettaglio e comunica l'estensione della conoscenza extra-sensoriale oltre il muro di un semplice cimitero.

Marco dei Ferrari          


Oltre quel muro


La notte
ai flebili lumi
e fra le stelle
belle le mie anime
sul prato al cimitero;
all’ora tarda,
quando i viventi
sono nei giacigli,
s’incontrano tra i tigli
ed i cipressi.


Escono dai marmi freddi
sulla loro terra
e tra l’odore di cera
e il fumo della notte,
tra l’esalare di rose,
di gigli ed orchidee,
parlano di affetti e di ricordi
ai bordi dei sepolcri;
le puoi vedere:
ecco mio padre con mia madre
ed ecco mio fratello
che sorridente
per l’agognato arrivo
vola di gioia.

Restano le anime
fino a notte fonda,
non odi parole di spiriti,
ma vedi l’aria che vibra,
l’aria che tocca le fronde,
le lievi foglie
alle soglie dei sepolcri.
La vita, la morte,
le corte strade,
le rade immagini dei viventi,
gli spenti visi del passato:
tutto è beato ora.

Il regno dei morti
vive di nuovo,
sorge alla penombra
e si anima nel tardi;
se  guardi sotto l’ombre
dei cipressi,
i tramonti attendono l’oscuro,
il puro regno
oltre quel muro
dei nostri cimiteri.


Nazario Pardini



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