L'“AFFRESCO” DELLO SPIRITO
NEI DEFUNTI
DI NAZARIO PARDINI
L'affresco dei morti che
dialogano nello spirito: è il messaggio delicatissimo che ci offre Nazario
Pardini.
Lo scenario contestuale
amplifica la ricerca del sentimento che ravviva flebili lumi di anime che
s'incontrano e tutto si illumina improvviso per il poeta. Dalla natura
(tigli... cipressi...) ai marmi, dai profumi di rose e orchidee alle parole dei
defunti (padre, madre, fratello) che gioiscono insieme rivivendosi nell'aria
delle vibrazioni di un realismo
surreale, tutto il gesto dell'attimo poetico si compendia nella concreta
presenza di sepolcri notturni quasi marginali. Vita e morte in questi versi
solcano il percorso dove i viventi corporei stentano a passare. La beatitudine
coglie l'immagine poetica di Pardini e si impone al regno dei morti, che morti
più non sono, ma emergono dal buio come pure “energie” ricche di memorie e di
aspettative. Il momento più atteso si concretizza nella visione indelebile che
il Poeta desidera con tutta la sua liricità emotiva; è la profondità del
“mistero” a guidarne il tracciato poetico tra i sepolcri viventi di
affettuosità tutte da completarsi ed esprimersi in un personale accerchiamento
spirituale singolarissimo che fuoriesce dalla retorica rituale per approdare
alla sensibilità della scintilla di una coscienza extra-corporea risorta.
Le ombre, le penombre,
l'oscurità animano dunque l'attesa di una risposta che solo la trasparenza di
un “regno” nuovo può enunciare. Ecco come Pardini interpreta l'immortalità più
straordinaria della Storia, oltre il muro di un cimitero, oltre l'immagine
prevista di uno spazio sacrificale, oltre la potenza di una Natura anch'essa
sottomessa alla legge eterna della volontà più inaccessibile che l'essere umano
abbia potuto immaginarsi. E dalla “morte” torna la “vita” risplendente di anime
stellari, gioiose, sorridenti e ansiose di “essere”, dunque molto distanti dai
viventi corporei che “sono nei giacigli” indicativi di una limitatezza
operativa in termini di orizzonti e visioni. Ed ecco nella “vastità” verticale
i parenti più stretti a festeggiare il giorno dei riti (a modo loro)ispirando
Nazario nel suo excursus extra-poetico e assai filosofico. Qual'e'
l'ispirazione “filosofica” di Pardini?
Risposta difficilissima che
si potrebbe peraltro sintetizzare per temi: senza dubbio un profondo rispetto
per il significato della Natura nelle sue espressioni più auliche e
terrificanti che ne connotano l'intrinseco “panteismo” occulto; poi un
altissimo concetto della “radice” generazionale che accomuna la storia dei
viventi e si eleva ulteriormente in questa lirica avvalendosi della memoria e
dell'immagine extra-corporea di genitori e fratelli, ancora una “visione”
totale dell'esistenza cosmica che ricuce vita e morte in presenze di pura
coscienza a sfidare l'immortalità. Ma Nazario Pardini può permetterselo
perché nella sua opera l'affinità
elettiva delle anime prevale sul dettaglio e comunica l'estensione della
conoscenza extra-sensoriale oltre il muro di un semplice cimitero.
Marco dei Ferrari
Oltre quel muro
La notte
ai flebili lumi
e fra le stelle
belle le mie anime
sul prato al cimitero;
all’ora tarda,
quando i viventi
sono nei giacigli,
s’incontrano tra i tigli
ed i cipressi.
Escono dai marmi freddi
sulla loro terra
e tra l’odore di cera
e il fumo della notte,
tra l’esalare di rose,
di gigli ed orchidee,
parlano di affetti e di ricordi
ai bordi dei sepolcri;
le puoi vedere:
ecco mio padre con mia madre
ed ecco mio fratello
che sorridente
per l’agognato arrivo
vola di gioia.
Restano le anime
fino a notte fonda,
non odi parole di spiriti,
ma vedi l’aria che vibra,
l’aria che tocca le fronde,
le lievi foglie
alle soglie dei sepolcri.
La vita, la morte,
le corte strade,
le rade immagini dei viventi,
gli spenti visi del passato:
tutto è beato ora.
Il regno dei morti
vive di nuovo,
sorge alla penombra
e si anima nel tardi;
se guardi sotto l’ombre
dei cipressi,
i tramonti attendono l’oscuro,
il puro regno
oltre quel muro
dei nostri cimiteri.
Nazario Pardini
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