Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
Lettera al Padre
Ogni 2 Novembre
Oggi ricordo
che fosti tu a insegnarmi
che parte della vita è sogno!
e come si può apprendere a contare
su e giù con gli occhi e con
la mente
sulle travi della camera da
letto.
Sdraiata accanto a te
che non avesti mai troppe
parole
a memoria imparai su quel
soffitto
tutte le numerazioni...
Le ripassavo poi ad alta voce
contando ad uno ad uno gli
alberi
del viale che portava verso il
mare.
La ruota della bici
accompagnava
un'altra poesia che tu
inventavi
schiacciando foglie secche
settembrine...
e il tempo correva più veloce
per arrivare al sole della
spiaggia.
Scomodo era sedere sulla
"canna"
ma i vento leggero tra i
capelli
regalava l'illusione di un
viaggio.
Da te mi venne anche quell'amore
per ciò che di più bello c'è
in natura:
i monti le sorgenti i luoghi
ombrosi
dove il nostro camminare aveva
sosta
per un riposo e fare la
merenda.
Oggi mi pesa dentro il cuore
accanto ai bei ricordi del
passato
l'indifferenza mia di gioventù
che sempre m'impedì di dirti
grazie
per quella che oggi sono..
di chiederti perdono
se non seppi mai ascoltare
così come dovevo
la voce delle note che dal
labbro
fiorivano sul flauto tuo
d'argento...
Edda Pellegrini Conte
Componimento elegiaco sul ricordo del padre che con amore paterno impartiva note di vita alla figlia fanciulla. Oltre alla bellezza in se del testo nella sua struttura scorrevole e morbida l'autrice si mantiene come sospesa e non scade nell'inflazionato canto del rimpianto -strappa lacrime- valorizzando ancora di più il testo. Molto bello l'assunto: "che parte della vita è sogno" ritenendola una verità inconfutabile. Pasqualino Cinnirella.
RispondiEliminaRingrazio col cuore l'amico Nazario sempre generoso nella sua accoglienza; ringrazio anche l'amico Cinnirella per questo suo commento, che ancora una volta mette in luce la sua sensibilità e acutezza di lettore di poesia.
RispondiEliminaEdda Conte.
In questa “lettera” della memoria ricca di sensibili dettagli (le travi, la ruota, il flauto...), Edda insiste su molte tematiche di profondo e ampio interesse etico-lirico.
RispondiEliminaDall'onnipresente bellezza della Natura (monti... sorgenti... luoghi ombrosi... spiagge...) incardinata nell'attimo di insostituibile spiritualità che accompagna figlia e padre, alla eterna riconoscenza per l'insegnamento paterno; dalla “protezione” rivissuta sulla bicicletta per la sosta di “ una merenda” al rimpianto per quel tempo ferito dall'indifferenza del dopo e perduto per sempre che il solo perdono dell'immagine paterna può ricomporre in una melodia permanente. In questa “lettera” dunque ritroviamo tutta Edda con la maestria dei suoi fantasmi e delle sue proiezioni liriche più profonde.
Marco dei Ferrari
Cara Edda, con questa poesia, strutturata in forma di lettera mi hai consentito di tornare indietro nel tempo e di rivivere parte della lunga storia d'amore con mio padre. Di fatto restiamo figlie per tutto il tempo che ci è concesso in dote e, se abbiamo vissuto un rapporto bello con i padri siamo state affette dal cosiddetto 'complesso di Elettra', corrispettivo femminile del complesso di Edipo dei figli maschi verso le mamme. Nel leggerti mi si sono inumiditi gli occhi,in quanto anch'io ho imparato ad aggrapparmi alle code dei sogni grazie agli insegnamenti dei miei genitori e, in particolare ai voli pindarici di papà, che è stato un eterno fanciullo. Per quanto riguarda gli insegnamenti artistici vi è stato un tempo nel quale non sapevo cogliere i suoi Doni. Mi sembrava ossessivo nelle correzioni dei temi, delle versioni di latino e della punteggiatura e oggi non faccio che ringraziarlo. A soli nove anni mi regalò le novelle di Pirandello, mentre ero presa da "Piccole donne" e, anche in quell'occasione non compresi l'importanza del gesto, ma lessi per amore... Oggi so che ciò che apprendiamo da piccoli resta tatuato nella memoria per sempre.... Edda, tu con parole, che evocano il canto, ricordi le corse sulla 'canna' della bicicletta, l'amore per la natura, i giochi, le
RispondiEliminafantasie, e tanto altro... Chiudi in modo soave con l'immagine di un papà simile al pifferaio magico:
"la voce delle note che dal labbro
fiorivano sul flauto tuo d'argento..."
e su quelle note i battiti del mio cuore sono diventati anarchici.
Ringraziarti è povera cosa. Ti stringo forte grata!
Maria Rizzi
Cara cara Maria Rizzi (chiedo scusa del ritardo. Ho visto solo ora il tuo commento...)
RispondiEliminaCara, non è necessario arrivare fino alla fine della nota per leggere la tua firma. Tu arrivi a noi inconfondibile con le tue parole calde e leggere , come fossi una fiammella che viene ad illuminare e riscaldare l'anima...
e non si parla di cultura, perché tutto sgorga come acqua genuina dalle pure profondità dell'essere, quell'essere che (ora lo so!) fu con fermezza e con amore plasmato da un padre d'eccezione.
Ti ringrazio ancora una volta e ti abbraccio con sincero calore.
Edda Conte.