Presentato a Roma, presso Enoteca
Letteraria (27/10/2018), L'EQUILIBRISTA DEL TEMPO (Edizioni
Pegasus) tredici nuovi racconti di Loredana
D'Alfonso
Franco Campegiani, collaboratore di Lèucade |
Nota giallista,
Loredana D'Alfonso spiazza i suoi lettori con questi nuovi racconti a sfondo
esistenziale e psicologico. Non che la letteratura poliziesca non abbia
sostanza esistenziale e psicologica (tutt'altro), ma qui manca la trama fosca e
avventurosa cui la penna della brillante scrittrice ha finora abituato i suoi
lettori. Chi la frequenta da tempo, come il sottoscritto, è tuttavia a
conoscenza di questo versante segreto della sua scrittura, in un certo senso
complementare a quello dell'intrigo poliziesco, dove l'accento è posto sulla
crudeltà e sulla depravazione, sull'egoismo e sulla follia del genere umano.
Qui, al contrario, si dà spazio a tutto ciò che viene implicitamente reclamato
dall'impietosa descrizione delle malvagità, tipica della letteratura gialla.
Mi riferisco all'amore
in tutte le
sue sfaccettature, scovato
nelle più disparate situazioni
esistenziali. Amore sempre
salvifico, unito a
una compassione tutt'altro che pietistica per le sofferenze e per la
condizione di precarietà degli esseri
umani. Nessun compiacimento farisaico,
nessuna retorica caritatevole nei confronti di chi viene colpito dal
male. Un pianto catartico, di rinascita
interiore. Pianto di
riscatto, anziché di
sconfitta e prostrazione.
L'amore che affiora è vigoroso, non mellifluo, un amore che
redime interiormente, facendo
delle esperienze negative
un'occasione di
crescita
morale. Ed ecco personaggi di un'impervia dolcezza, come Tilde ad esempio, di
cui parleremo più tardi, che sanno abbracciare le sofferenze con straordinaria
mitezza ed energia. E che dire del babbo della scrittrice? personaggio arguto,
enigmatico, pedagogo spiazzante, di ascendenze che potremmo dire socratiche,
lei lo descrive in un paio di racconti con tocchi formidabili, che lasciano
segni indelebili nel lettore.
"Ricordo il lampo
ironico negli occhi
neri, che accompagnava quelle
risposte criptiche, che allora mi disorientavano, ma ora capisco. Non voleva
darmi risposte prefabbricate, voleva che le scoprissi da sola". Un uomo
minuto e di poche parole, animato da una visione davvero elevata della vita.
"Perché non mi diceva che ci sarebbe stato lui, per sempre, vicino a
me?". "I padri delle mie amichette erano grossi, imponenti, rumorosi,
con quegli abbracci che erano garanzie illusorie di
protezione per l'eternità". Lui no. "Mi baciava raramente",
ricorda la scrittrice, "ma mi guardava spesso con quello sguardo di chi
sapeva che sarebbe stato capito al volo". La voleva responsabile e padrona
di se stessa. La amava al punto da eclissarsi dietro di lei: "Ora
comprendo i suoi sforzi per insegnarmi ad essere indipendente e fiera, come
nonna Maria, che non avevo mai conosciuto". "Quel suo amore per la
sua libertà, e per la mia, con la sua morte, in parte lo portò via con sé, in
parte lo lasciò per sempre vicino ai miei sonni, come un custode". Amava
la libertà, quell'uomo, che pure, da militare, non poteva che essere
rigorosamente ligio alla disciplina e alla carriera. Aveva fatto la guerra d'Africa,
lui che la guerra la odiava e che sapeva "volare alto, inseguendo poesie,
racconti, soggetti teatrali". Un personaggio paradossale, di altissima caratura
morale, severo e dolcissimo a un tempo, in grado di coltivare l'amore pur
vivendo nelle asprezze del mondo. "A casa eri un ragazzino, fuori il
generale gentile. Ed io del ragazzino odiavo le assenze, non mi rassicuravano
le risposte poco nette, che davano interrogativi e mai certezze. Mi rifugiavo
allora nel calore di mamma, nel sole radioso che era. Ma se lei mi pettinava i
pensieri, tu me li scompigliavi, se lei mi tracciava il binario, tu mi indicavi
il sentiero della disobbedienza". Pensate: un militare rigoroso e ligio
all'ordine che indica alla figlia il sentiero della disobbedienza! C'è da
piangere (quel pianto catartico di cui abbiamo parlato sopra). Sarà poco
professionale per un critico, ma è la pura realtà e non intendo nasconderla. A
emozionare profondamente, e a far riflettere, è il contrasto incandescente tra
l'Apparire e l'Essere,
esigenze opposte ma complementari dell'animo umano. Un contrasto
che può sanare
soltanto l'amore, mandando
all'aria il conformismo senza
condannarlo. Accettandolo senza farsi rubare a se stessi, senza rinunciare al
proprio tribunale interiore. E' lui il maestro. L'educatore, se autentico, c'è
e non c'è. Tanto più c'è, quanto più non c'è, e viceversa. Cosa fa il babbo di
Loredana? è sempre lì, vicino a lei, pur non essendo vicino a lei. Un'assenza/presenza
cui l'ha abituata da sempre, fin da quando era in vita. Ed è
il vero amore,
che non
è mai invadente.
Una presenza discreta. Un'assenza, se volete, ma viva e
sanguigna, che da sempre la sprona e
sommessamente le dice: il
capitano del vascello sei tu, sii sempre orgogliosa (come nonna Maria), nessun
pietismo, nessuna elemosina d'amore, l'amore è dentro di te. Tirarlo fuori e
t'accorgerai del contagio. Grande saggezza. Il libro si divide in quattro
tempi. Rispettivamente: Anziani; Una nuova
occasione; Amor
proprio; Scritto nel destino. Per ogni
tempo, un gruzzolo di storie che lasciano senza fiato, in apnea, con
impareggiabili lezioni di forza morale e di amore. Di fede anche, ma senza
fideismo. Di quella fede in se stessi che è insieme dubbio e certezza,
conquista e macerazione interiore. La narrazione degli eventi è assai
variegata, ma il leitmotiv è sempre lo
stesso e riconduce al tema centrale: l'urgenza di uscire dall' ego per poter donare, a se stessi prima che
agli altri - ma inevitabilmente anche agli altri - le proprie conquiste
interiori. E dove altro prendere l'amore, in un mondo squassato dall'egoismo,
se non nella propria riserva interiore?
Si legga la storia di
Tilde, donna fragile e incredibilmente combattiva.
Rifiuta l'ospedale ed ogni
inutile terapia, affrontando la morte senza battere ciglio e schiaffeggiando
con suprema dolcezza il dolore. "Le stampelle non le aveva mai volute, di
nessun genere. La vita l'aveva sempre firmata con il suo nome, nel bene e nel
male", scrive l'autrice. Muore da sola, in casa, volando "con ali
di organza" , lei scrive,
e perdonando l'egoismo
di Nino, il
figlio lontano, mentre sogna il suo Bruno scomparso che "non
l'avrebbe lasciata mai sola", e ricorda gli amici "che sono anime
buone, qualcuno che suona, che canta e che mi vuole bene". Il tema della solitudine è centrale. Una
solitudine densa d'angoscia, ma al tempo stesso foriera della più grande
compagnia: quella di se stessi, quella dell'amore sudato e pianto, quella del
proprio angelo interiore. La vita dà e toglie, unisce e divide, ma quello che
resta è l'amore conquistato in barba ad ogni egoismo
e ad ogni
ipocrisia. L'equilibrista del
tempo è una grande metafora: quella dell'uomo che cammina
in bilico sulla fune della vita, ed è sempre sul punto di precipitare, ma
riesce a tenersi in equilibrio bilanciandosi con la barra dell'amore. La penna
di Loredana va diritta sul bersaglio, con uno
stile veristico e
filmico, dai tocchi
scarni e sapidi,
nervosi e nitidi, guizzanti e luminosi, come del resto
già nel versante poliziesco eravamo abituati a gustare.
Franco Campegiani
Serata bellissima quella dedicata alla nostra Loredana. Franco ha inserito nella sua relazione grande empatia e commozione rendendo la sala calda e coinvolta. Evento partecipatissimo e particolarmente caro al mio cuore, visto il rapporto con Lory, con Franco e con Valeria Bellobono, ottima scrittrice, che si è prestata per le letture. I racconti dimostrano che, chi possiede talento
RispondiEliminaautentico può viaggiare su tutti i registri, indossare ogni abito, risultando sempre vincente. Peraltro in questo testo la nostra Amica distilla linfa dalla poesia
evidenziando altri aspetti del suo carattere.Il suo sorriso e la sua gioia sono stati il dono più bello per tutti noi! Ringrazio Nazario per lo spazio che concede sempre ai nostri eventi nei quali, soprattutto in questo periodo Franco giganteggia!
Maria Rizzi
Credo sia giusto aggiungere alla relazione di Franco l'articolo di Silvana Lazzarino, che si adopera per ogni evento. Ringraziarla è povera cosa. La abbraccio forte forte!
RispondiEliminahttps://www.youreporter.it/loredana-dalfonso-lequilibrista-del-tempo-enoteca-letteraria-s-giovanni-in-laterano/
L’EQUILIBRIO PER RESISTERE AL DOLORE
INTERVISTA A LOREDANA D’ALFONSO A PARTIRE DAL SUO RECENTE LIBRO
”L’EQUILIBRISTA DEL TEMPO”
Laureata in Scienze politiche, scrittrice di racconti e romanzi gialli di profondo spessore, giornalista pubblicista, capace come poche di entrare nei luoghi segreti del pensiero a scavare nelle emozioni restituendo nuovo respiro alla vita, Loredana D’Alfonso con il libro L’EQUILIBRISTA DEL TEMPO (Pegasus edizioni 2018), ha toccato aspetti importanti legati all’esistenza. Il problema dell’amore quale spinta necessaria per vincere situazioni drammatiche diventa il filo conduttore che lega i tredici racconti in cui i protagonisti vivono dolori e drammi derivanti da abbandoni e privazioni. Si parla di un amore visto a 360° che spesso non c’è. Amore quale unica risorsa per provare ad uscire da situazioni drammatiche.. Amore per se stessi con cui recuperare fiducia e rimettersi in cammino. E’ l’amore che mantiene in equilibrio l’uomo lungo il sottile filo dell’esistenza, è con l’amore che egli si salva quando è sul punto di precipitare.
INTERVISTA A LOREDANA D’ALFONSO
di Silvana Lazzarino
Quando ti sei accostata alla scrittura e in che occasione?
Da sempre, da quando ero ragazzina. Ho iniziato però a pubblicare nel 2000 con la prima edizione del romanzo giallo ‘Fiamme nella memoria’.
Tra i generi prediligi nella scrittura il giallo. Forse perché nulla è scontato e perché vi è il fascino del mistero e del colpo di scena?
Ho molto spirito di osservazione e di investigazione. Per questo credo di essermi accostata al giallo. Nel giallo c’è tutto: emozione, colpo di scena, mistero. Attorno a un delitto si scatenano passioni che rivelano la vera identità dei personaggi. E attraverso il giallo si possono veicolare emozioni e messaggi importanti. Con il mio ultimo romanzo giallo ‘Linganno della luna’ Edizioni Pegasus ho avuto l’onore di aggiudicarmi nel 2017 il prestigioso premio ‘Città di Pontremoli’ per il miglior romanzo giallo.
Come nasce l’idea di scrivere un libro di racconti che si muove sui ritmi delle percezioni emotive e stati d’animo in rapporto a quanto circonda l’individuo scegliendo di trattare storie drammatiche e dolorose?
Quest’idea corrisponde ad una fase del mio percorso personale. Era il momento di un ‘affondo’ dentro me stessa, questa volta ho osservato e investigato l’anima e le emozioni più intime.
Cosa intendi per equilibrio della vita o meglio chi è l’equilibrista del tempo? E’ forse proprio l’amore?
Siamo tutti equilibristi del tempo. Camminiamo tutti su una corda tesa e io credo che l’unica barra che ci può mantenere in equilibrio è proprio l’amore, a 360 gradi, che va dall’amore per se stessi all’amore per gli altri, per la vita che viviamo, per le nostri passioni.
“La realtà va accettata, occorre abbandonarsi al flusso misterioso della vita, ma non è possibile farlo senza amore e fede in se stessi” Questa è una frase di Franco Campegiani estratta dalla sua prefazione al tuo libro. La trovo molto indicativa perché accettare in questo caso diventa un’occasione per guardare avanti anche quando ciò che si vive comporta dolore. Cosa pensi a riguardo?
Accettare accadimenti negativi e tornare ad amare se stessi e la vita è l’unica soluzione per non cadere nella disperazione?
Accettare la realtà e la sofferenza è necessario, la sofferenza in particolare ci porta inevitabilmente ad una maturazione e ad un diverso sguardo sulla vita e su noi stessi. Sì, tornare ad amare la vita e noi stessi è l’unico percorso possibile anche se non sempre semplice, ovviamente.
Ringrazio Loredana D’Alfonso che mi ha regalato questo nuovo sguardo sull’esistenza più consapevole e audace, aperto e moderato.
Silvana Lazzarino
Roma, 24 ottobre 2018