Va' dove ti porta... il tempo”
(Riflessioni sulla Terza
Età)
Lino D'Amico, collaboratore di Lèucade |
Molti organi
di stampa hanno
posto in evidenza
le
problematiche di
quelle persone che
hanno superato la soglia anagrafica dei fatidici “... anta”.
Conrad era solito definire
“linea d’ombra” il momento in cui, una certa
fase esistenziale sta
per terminare nei
suoi contenuti e deve essere abbandonata senza recriminazioni, mentre se
ne profila un'altra, da essere
vissuta senza traumi.
Quale sia questo momento,
nessuno lo può suggerire perché è
profondamente soggettivo e,
di conseguenza, senza tempo, limiti,
termini di paragone.
Naturalmente le considerazioni di
Conrad ai nostri
giorni non sono
più coerenti perché il concetto relativo ai parametri della durata della
vita, è radicalmente variato. Ciononostante si
è posta attenzione
sulle situazioni di affanno
che questa età
potrebbe comportare, anche
se molte correnti di pensiero affermano che la Terza Età può e deve
essere vissuta al meglio, in quanto se ognuno non è arbitro del proprio
destino, lo è certamente nei mezzi, nei modi, nelle decisioni per un futuro che
potrebbe essere reso appetibile e non
consegnato alla noia. In altre parole la Terza Età non deve essere
sinonimo di vecchiaia, ma volontà di vivere l’inizio di un tempo nuovo, basato
su concetti diversi da quelli fino allora seguiti. “Mens sana in corpore sano”,
e non si pensi che solamente le persone di elevata cultura o di impegnata
attività sociale, pubblica o imprenditoriale possano rappresentare esempi eclatanti
di dinamicità, elasticità mentale e longevità. È determinante percorrere
in maniera naturale,
sotto il profilo anagrafico, il
proprio sentiero, ma,
allo stesso tempo, ricercare
oggettivamente le condizioni per renderlo il meno accidentato possibile,
evitando le asperità e fronteggiando gli ostacoli che si frappongono lungo il cammino. È chiaro,
purtroppo, che le difficoltà che si incontrano non sempre sono di facile
soluzione, appaiono le prime rughe, l’efficienza fisica con i primi segni di
calo, i figli se ne vanno, la casa diventa più vuota, troppo silenziosa e ci si
trova a gestire molto tempo libero. Parallelamente arriva la fase del pensionamento, agognato
da molti, ma,
per un insospettato numero di
soggetti, considerato come una sorta di rifiuto da parte della “società
produttiva”, a non usufruire delle
proprie potenzialità. Improvvisamente emerge un senso latente di solitudine, si
presume di apparire
ignorati, declassati, socialmente, oppressi da sensazioni di
smarrimento, e assillati dal rifiuto di accettare il nuovo contesto di situazioni nei confronti
delle quali ci si sente estranei e nelle quali appare difficile un rapido
inserimento. Eppure, se si
analizza obbiettivamente la
situazione, il nuovo stato di
cose, che si viene a vivere, ha molti aspetti positivi. Si prende coerenza
della propria maturità decisionale e della
possibilità di progettare cose forse da sempre poste in un cassetto, e ora
pronte a essere concretizzate. Non per
nulla il vivere
i primi... “anta”
rende ricchi di esperienza,
che può ora
essere messa a
frutto e, se cambiamenti ci
saranno, ben vengano,
ma bisognerà accettarli
coscientemente e porli in essere subito.
È basilare mantenere un'alta stima di se stessi (concetto che nulla ha
da vedere con ridicoli aspetti di narcisismo), cercando di minimizzare gli
inevitabili acciacchi inflitti dal volgere del tempo, non tediando il prossimo
con i propri malanni, imparare a essere tolleranti verso gli altri, cercando di
apprezzarne gli aspetti migliori. Vivere bene la “Terza Età”, significa
ricercare l’adattamento a un periodo nuovo di vita, diverso, sotto l’aspetto
umano, sociale, affettivo e
fisico, nel quale
se lo
si desidera intensamente possono essere ampliati esauditi i
desideri, soddisfatte le aspirazioni e realizzati
i sogni. Vero è che
tutte queste considerazioni possono
essere accettate o meno da chi si identifica in simili situazioni, come
è pur vero che “non c’è ”peggior sordo di chi... non vuol sentire”. Sta,
quindi, ad ogni singolo individuo, a chi
naviga queste acque, decidere in
prima persona, affinché il futuro possa essere vissuto al meglio. Quindi, amici
coetanei, “Ad meliora et maiora semper.
D’Amico Lino
Università della Terza età
Beinasco (TO)
Ottobre 2018
Carissimo Professore. La ringrazio per l'attenzione che ha riservato alle mie riflessioni concedendo, ancora una volta, l'approdo all'ambito scoglio di Leucade. L'essere da Lei gratificato con questa pubblicazione è per me motivo di orgoglio. Cordiali saluti.
RispondiEliminaLino D'Amico