Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
Su Il Peso e la Grazia di Giuseppe Ferrara
di Carla Baroni
Se
poesia è catarsi per chi la scrive è sempre e comunque un giocare con le
parole. C'è chi la prende molto sul serio e, lancia in resta, vuole cambiare
con essa il mondo. Assistiamo pertanto allo scenario lacrimevole e ritrito di
migranti, prostitute costrette alla più antica professione del mondo da lenoni
senza scrupoli e a tutta una serie di padri e di madri che vengono ricordati
non per le loro particolari doti di umanità ma solo per la loro miseria, la
vanga sempre in mano, la schiena curva sui solchi: lontanissima secoli luce una
lirica come quella di Camillo Sbarbaro sul proprio genitore. C'è invece chi si
diverte in questo gioco e ce lo ripropone anche perché vedere le reazioni del
pubblico fa parte del gioco stesso. Giuseppe Ferrara con questo suo libro Il
Peso e la Grazia (96, rue de La Fontaine Edizioni, Follonica 2018) si
colloca di prepotenza in questa seconda categoria: è come un gatto che,
sornione, stuzzichi un topo, la sua zampata sarà sempre leggera per non porre
fine a questo suo divertimento
Intanto
partiamo dal titolo: è una specie di ossimoro, due cose completamente
antitetiche tenute insieme solo da quella congiunzione e. Che cosa vuole dire
l'autore, che cosa vuole proporci? C'è nella raccolta una poesia con questo
titolo (pag 85) che però non pare illuminarci maggiormente. Il
postfatore Alfonso Gianna ritiene invece che la spiegazione si debba ricercare
ne La pesantezza e la grazia di Simone Weil dove la
scrittrice afferma che tutti i moti dell'anima sono retti dalla pesantezza
materiale ad eccezione della grazia. Forse il significato sta in questo:
le parole, per quanto scelte con cura, sono il vincolo terreno, il legame pesante
al concreto, quello che invece suscitano e che non si riesce a vedere in quanto
non tangibile è la grazia.
Ed
ecco ancora il gatto che gioca con il lettore: Ferrara illustra a voce - quando
presenta i suoi libri - come secondo lui la poesia debba essere, come essa
giunga al fruitore attraverso impercettibili stimoli; parte da lontano
esaminando poeti di tutto il mondo e di tutte le epoche ma difficilmente
analizza un suo testo. Egli sa benissimo che chiarire il significato di una
poesia è ucciderla: a quanti assassinii abbiamo assistito quando andavamo a
scuola nel puntiglioso spiegarci dei nostri professori di particolari
ininfluenti di celebri liriche. È stato solo dopo che abbiamo cominciato ad
apprezzarle, quando cioè ci siamo vestiti di quei testi, li abbiamo fatti
nostri. Perché la poesia, se è tale, ha sempre un ventaglio di possibili
interpretazioni alcune più evidenti altre meno.
Così
in questo testo navighiamo a vista tra una serie di poesie apparentemente
eterogenee per contenuti e forma ma il cui filo conduttore è proprio il piacere
di scoprire fino dove il lettore riuscirà a comprenderle o meglio a provare un
suo coinvolgimento nel continuo rimando di citazioni, allusioni e soprattutto
nell'uso insistito del criptico linguaggio della fisica. È una poesia colta
questa di Ferrara, di non facile approccio ma stimolante nel voler penetrare
l'ampiezza di un orizzonte che si svela a strati come una matrioska. Ognuno
avrà un suo traguardo, una sua interpretazione. Eppure ogni vocabolo è scelto
con acribia, nessun termine è lasciato al caso nei precisi incastri in cui
Ferrara li pone per dare tonalità, musica, espansione a questo suo linguaggio
sospeso a mezzo tra il razionale e l'irrazionale. E ci riporta così alla
copertina di una sua precedente raccolta Appunti di viaggio di un funambolo
muto dove, appunto, un funambolo si destreggia su una corda. Ma mentre in
quella silloge le acrobazie erano molto più evidenti nei continui giochi di
parole, nei nonsense e nei calembour qui la scrittura si rivela molto più
raffinata c'è il vedo non vedo di certi abiti trasparenti,
l'occhio allenato penetrerà più a fondo senza però togliere o aggiungere niente
all'insieme.
Poesia
giovane nel presentarsi ma estremamente matura nei contenuti.
ECCEZIONALE!!!
RispondiEliminaRicevo e pubblico:
EliminaCaro Nazario sei un vero amico e lo dimostri in ogni occasione non solo accogliendomi sulla tua splendida isola ma anche incoraggiandomi sempre e comunque. E senza mai adontarti per la mia lingua a volte un po' tagliente intesa però a correggere se ciò è possibile in quanto gli insegnanti rimangono tali per tutta la vita. Ciao e grazie infinite. Carla
Come sempre il nascosto dell'opera conta più dell'opera e Carla, in questa breve, acuta e sensibile recensione, grazie al suo orecchio raffinato, comprende anche molto del nascosto. Grazie o, come direbbe Transtromer o un albero, "Tack!"
RispondiEliminaCaro Prof. Pardini, La ringrazio per aver ospitato la recensione dell’amica poetessa Carla Baroni sulla mia ultima raccolta Il Peso e la Grazia. Trovo il Suo blog sempre interessante, stimolante e soprattutto un luogo nella rete veramente quieto dove poter rallentare e ritrovarsi... uno dei miei posti delle fragole preferito.
RispondiEliminaGrazie.
Devo dire che ritrovo una Carla Baroni in grande spolvero in questa recensione la quale attesta una lettura attenta, che presumo - non conoscendo l'opera- colga anche nel segno.
RispondiEliminaSe è così, complimenti a Carla e a Giuseppe Ferrara.
Pasquale Balestriere
RICEVO E PUBBLICO:
RispondiEliminaUn sentito grazie a tutti gli amici che mi “supportano” con tanto affetto
Carla