Bon Anno
Novo... pe davero!
Certo che pure
'st'anno è stato duro,
tirà le somme
mica ce conviene!
Notizzie bone
poche e mille pene,
'gni giorno un
sogno sfranto addosso ar muro...
Er fatto è che
speramo ner futuro
come si tutto
quello che poi viene
fosse 'na cosa
che nun ce appartiene,
decisa da un
destino arcano e scuro.
Invece semo noi
che cor presente
se programmamo
er come, er quanno e er dove,
chi tira in
ballo er Fato è un incoscente!
Ar posto de
augurasse "buone nuove"
mettemo in moto
er còre co la mente:
famo brillà er
Dumiladiciannove!
Auguri! Piacevolissima lettura. Il vernacolo spesso arriva molto più della lingua.
RispondiEliminaConvengo con Marisa. Il potere del vernacolo è spesso molto più forte di quello della lingua. Ma esiste dialetto e dialetto. Paolo sa dare al vernacolo romanesco un tocco di raffinatezza e di espressività rare. In questo sonetto, per esempio, l'Autore riconduce a noi la volontà di cambiare. Il destino è figlio del nostro agire. Bellissimi concetti e augurio di superbo spessore. Grazie, amico mio, anche e soprattutto per essere tornato ai Sogni, che ti contraddistinguono da sempre!
RispondiEliminaBuon anno tardivo a te e al nostro Condottiero...
Maria Rizzi