dell'acqua delle origini, mi culla
l'onda che lecca il sale dagli scogli
in sale trasmutandosi all'arsura.
Uroboro si fanno le mie braccia
alle ginocchia chiuse
nella forma dell'essere mio primo.
Ampio ritorna il moto, inconsumato
dalla sua ruota, suono d'acqua in nulla
contaminato dal tempo e dall'uomo,
e nel perpetuarsi sfuma, sfocia
in un senso di immobile.
Eco di voce liquida
presso l'orecchio ancora chiuso ai sogni,
del gocciolare quieto delle stelle
sul mare grande dell'umanità
che ci fa ognuno goccia in sé incompleta.
Grazie, Professore, per aver messo questa mia poesia qui, su Leucade :-)
RispondiEliminaLidia cara, leggere questa lirica mi ha riempito della sensazione ancestrale, primigenia del nostro esistere. E,
RispondiEliminaquest'ode all'acqua, al mare, è una rappresentazione atmosferica in movimento, con un disegno a zigzag, variabile e volubile come il tempo che descrivi, ma tramata di allegorie, di immagini magnetiche, di grande evidenza pittorica. La musica stordisce. E' risacca, burrasca, canto d'amore del mare... Endecasillabi perfetti, che rendono ulteriore omaggio al tuo 'poemetto'. Sei soave, amica mia... Vorrei imparare da te.
Maria Rizzi
Grazie, Maria, mi onori e mi commuovi :-)
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