Edda Pellegrini Conte, collaboratrice di Lèucade |
L’epicità di una donna
che col suo amore insegna a tutti noi quelli che sono i veri valori della
convivenza; un apologo il suo dal sapore natalizio; uno di quelli di altri
tempi che ti fa riflettere e pensare, che ti fa emozionare con quei brividi da alimentare un poema. Una vera poesia, che rattrista ma che dà anche tanta carica umana col l’apporto del memoriale. Sì, quel ricordo che ci accompagna in ogni luogo e in ogni tempo del nostro viaggio; che si fa guida fedele della nostra navigazione mantenendo a galla episodi e palpiti emotivi che il tempo ha modellati. Poesia? Sono questi i contenuti che ci portiamo dietro, nella nostra saccoccia; che ci turbano e ci inquietano, ma che ci parlano di presenze sempre vive, sempre palpabili in questo nostro percorso di sottrazioni. E’ da là che attingiamo gli abbrivi, i fatti e i momenti che tutti assieme fanno una storia; una storia unica, irripetibile, di amore, di vita, di convivenza, di gioie e di affetti e che ci rendono sereni, ingannando, con la loro compagnia, la morsa della solitudine.
Nazario Pardini
“Il mio
Giuseppe non c'è più, col corpo, intendo. Dopo tanto tormento è finalmente libero,
ed io, nonostante lo strazio e la enorme stanchezza accumulata, mi sento
abbastanza serena, perché so che ormai non soffre più. Da ora mi faranno
compagnia i ricordi, la memoria e le immagini di tanti anni, di tanti giorni
vissuti con alterno umore ma sempre insieme.
Oggi
perfino quelle giornate, forse un po' uggiose, di noi non più giovani mi
tornano come cose preziose.
Una di
quelle è questa che ti invio, dove emerge che anche a tarda età si può essere
contenti, contenti delle piccole cose, se restiamo insieme.
Se vogliamo,
potremmo considerarlo un racconto di Natale.”.
Edda Conte
Il VALORE DELLE COSE
Racconti
ANCORA
INSIEME
E' quasi trascorsa la
mattinata: Lui e Lei si sono trastullati in piccole cose inutili però
rilassanti. Lui ha tolto i fiori secchi
dai vasi sul davanzale, Lei ha riordinato le carte sulla scrivania...
Il sole riempie le stanze e il tepore invita a lasciarsi
impigrire.
E' quasi mezzogiorno. I Due si
incrociano nel corridoio, ormai vestiti per uscire, almeno a prendere un caffè
e comprare il giornale.. Gli impegni e gli orari non hanno più alcun significato
per loro, invece il Presente è lì, reale e concreto, a ricordare una piccola
grande verità, il cui valore talora sfugge all'animo distratto.
- Eccoci qua, Noi Due ancora
insieme...
Lui cerca di ritrovare il tono
faceto ma ci riesce solo in parte. Lei raccoglie la pianticella dell'ottimismo
e la illumina al sole del suo oroscopo. Peraltro, ha superato una prova
psico-fisica e si sente in bocca il sapore di una forza nuova.
- Tutto sommato non siamo
ancora vecchi- dice come contrappunto .
Non
siamo vecchi, però...aggiunge dentro di sé con una punta di
autocommiserazione.
Questa alternanza di stati
d'animo è diventata per Lei una brutta
abitudine, anche se non è disposta ad ammetterlo neppure con se stessa.
Come scoraggiarsi di fronte
alla prospettiva della passeggiata mano nella mano sul viale lungo il fiume? Appena un mese fa si muoveva con fatica e con
dolore, oggi il soggiorno in clinica ortopedica, con conseguente intervento di
protesi all'anca, le consente di sentirsi tornata una persona quasi normale.
Gli anni? in fondo non
contano, quando lo spirito si mantiene giovane...come disse il compagno di
convalescenza nel corridoio , durante i primi passi.. Vero , vero..
-Che ne dici?, chiede ora a
Lui ripetendo quella battuta.
- Fermiamoci, su questa panchina...è
l'eloquente commento di Lui, che nel frattempo ha sentito una fitta al
ginocchio destro.
Si siedono su una panchina del
Viale.
Intanto passano e ripassano
giovani aitanti ( o cinquantenni ben
portanti )in attillate tute da jogging.
-Avranno lo spirito giovane,
quelli? azzarda Lui con un pizzico di ironia nella voce.
-Vorrei vederli quando avranno
la nostra età..., aggiunge Lei, cattiva.
Poi ognuno dei due insegue i
propri pensieri.
Anche loro, i Due, ogni tanto
sentono il bisogno di evadere dal cerchio obbligato della loro unione per
ritrovare una identità lontana nel tempo.
A
quell'età io non avevo nessun bisogno di
correre per sentirmi in forma... pensa Lei con una punta di
nostalgia.
Si rivede agile e snella sui
tacchi a spillo e il tailleur attillato sulla vita sottile.
Ah!,
sospira , e guarda lontano.
Sull'acqua del fiume il sole
strappa scintille abbaglianti.
Lui ha due pieghe intorno alla
bocca, come una parentesi chiusa sulle parole che non ha voglia di dire. Lo
coglie un senso di tristezza, quasi una depressione dove sprofonda la insulsa
giornata che ha davanti.
Il calore del corpo di Lei,
che gli si avvicina un po' di più ,lo riporta al presente, a quella realtà che,
tutto sommato, non è poi da scartare.
Sarà un altro giorno, un
giorno come gli altri, senza stimolanti novità, ma anche senza particolari
preoccupazioni.
Dopo la breve sosta sulla
panchina, di comune accordo i Due riprendono la passeggiata.
-Arriviamo fino al Bar...poi
passeremo dall'edicola...,propone Lui.
E' un percorso abituale che sa
di monotonia, eppure racchiude in sé quella tranquillità e quella fiducia che
li aiuta ad affrontare ogni nuova giornata con rinnovate energie.
Edda Conte
Bella vera struggente nostalgica ma tanta serenità e tanta verità , senza ricerche affannose di ritrovare la gioventù e la spensieratezza ; quella è ormai passata , ma chi begli anni ha coltivato bene alla fine raccoglie buoni frutti . Edda unica , grande e forte come una roccia e leggera come una piuma ma... cosa ancora più importante una fenice !
RispondiEliminaUna lettura che mi lascia un’emozione grande. Penso a questa coppia e vedo mio marito ed io. Noi, che dopo essere andati in pensione, ci sediamo sulla panchina per il meritato riposo. Un po’ di noia, diversi reumatismi. La salute che vacilla. Intanto insieme trasciniamo una grande valigia zeppa di ricordi. Ogni tanto la apriamo e facciamo uscire un ricordo. Lo assaporiamo come fosse un gelato. E In quel momento gli occhi si riempiono di innumerevoli brillantini. Passeggiamo per mano e guardiamo avanti. Io, sognatrice, riesco a vedere ancora qualche luce, lui ha una visione più nebbiosa. A volte mi arrabbio perché lui non riesce a vedere oltre la nebbia, preferisce innestare la retromarcia e parlare del passato. Io ostinata gli ordino di guardare avanti, di cercare ancora qualche sprazzo di luce. Abbiamo la consapevolezza delle cose che non possiamo più fare. Cerchiamo comunque di godere delle poche, che ancora siamo in grado di affrontare. Sono piccole cose, che possiedono un valore inestimabile. Leggendo questo racconto lo comprendo ancora di più. Grazie cara Edda di questa testimonianza, che ci rende un po’ più ricchi.
RispondiEliminaUn grande abbraccio.
Serenella Menichetti