Luigi
Gasparroni accompagna i ritmi di un intero
anno; e si affida ai quadri di una natura antropizzata, dove gli squarci di
cielo, gli umidi dei lidi, gli olmi verdi, le gemme ai rami, la pioggia
d’aprile,... assumono valenza simbolica, facendosi immagini ora colorate ora spente di un percorso vicissitudinale. Il
verso va cadenzato e fluente, scorre con generosa sonorità, con euritmica
andatura, alternando misure brevi ad altre più ampie per seguire gli input
emotivi di un animo in simbiosi con la voce dei mesi. Nei momenti di maggiore
liricità esplode il potere dell’endecasillabo potenziato da accessori di
ipotrofica consistenza che si immolano all’altare della plasticità del re dei
versi:
LUGLIO
Ancora
la civetta sugli ulivi
con
volo di velluto è ritornata
e ride e ride.
Come
qui, dove è la rattenuta del terzo verso a dare vigore sinfonico alla
musicalità dei due endecasillabi piani che iniziano il canto. Questo è il
potere di Gasparroni: saper utilizzare i marchingegni metrici per cristallizzare,
con lampi creativi, gli abbrivi emotivi accesi dal fiorire degli alberi o dalle piogge rubino degli autunni.
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