Giusy Frisina, collaboratrice di Lèucade |
E
passerà la luce dalle ferite
e
dalle crepe dei muri
come
un amore che rinasce
dopo
montagne di silenzio
come
un treno che sfreccia nella notte
bucando
il buio di luna
passerà
dai giorni dell’ombra
con
macchie di sole sul tessuto
gelato
delle galaverne
e
sarà pure il dio che ritorna
la
capanna e la stella
nel
cuore dell’uomo
nel
deserto inesauribile
delle
sue mani vuote
e
della speranza infinita
Un inno al ritorno. Alla 'speranza infinita', che il Natale possa tornare a essere il giorno della nascita di un Uomo che ha scelto di vivere tra gli uomini e di sacrificarsi per la loro salvezza. Non ci ha visto salvi, ma continua a sperare,perchè
RispondiElimina"passerà la luce dalle ferite
e dalle crepe dei muri
come un amore che rinasce"...
Giusy, in questo cantico, bagnato di sangue, simbolizzi il Natale, quello autentico e rappresenti per ognuno di noi un'epifania esistenziale. Ti ringrazio di cuore. Sei una mano tesa, un sorriso e sei il 'dubbio', che alimenta ogni desiderio... Sei luce. Auguri a te, a tutti gli ospiti del blog e al nostro Nazario.
Maria Rizzi
Grazie a Maria Rizzi, sempre attenta e sensibile. Faccio notare che i versi iniziali riecheggiano le parole di due grandi poeti: Rumi e Leonard Cohen...
RispondiEliminaAuguro che la viva speranza della rinascita della luce sia propizia a tutti in un tempo in cui il mondo sembra quanto mai oscurato. Giusy