lunedì 2 agosto 2021

MARIA GRAZIA FERRARIS LEGGE: "DENTRO L'URAGANO" DI F. CAMPEGIANI

 

Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade


1° classificato al Premio Golden Selection 2021



Ho dentro un grido selvaggio 

Ginestre esplodono lungo i dirupi

e il sole nel limpido azzurro

irrompe maestoso, disegna

abbagli tra i giunchi, incendia

il volo dei falchi, moltiplica

gemme su gemme sulla sponda selvosa.

Ho dentro un grido selvaggio,

una bomba inesplosa di vita,

un tuono che si srotola

da distanze sconosciute…

dai miei elementi invisibili m’invade

un’acqua impetuosa, sorgiva. 

La copertina, illuminante nella sua icasticità, propone un’ immagine che costituisce di per sè una forma di pensiero e di espressione e precede l’utilizzo del linguaggio verbale, cui verrà affidata  la parola poetica, ma lo guida, parla a un livello profondo.

Le poesie di F. Campegiani riflettono infatti la vastità dei suoi interessi, delle sue emozioni intellettuali ed estetiche, dei suoi errabondi pensieri, il suo originalissimo  vitale“uragano”. Compaiono via via naturalmente senza annunciarsi con precisazioni dotte e filosofiche- lo sono di per sé- anche quando si addentrano nel paesaggio inquietante, apparentemente descrittivo, e si dipanano e scavano poi nel profondo con la forza coinvolgente del pensiero e della poesia.

Ho conosciuto la poesia di Campegiani per caso, in anni ormai lontani, quando sul blog di Leucade ho commentato un po’ stupita, stranita per l’originalità,  La storia di Peras e  da allora l’ho seguito ed inseguito con ammirazione ed amicizia nei suoi saggi, presentazioni, parti poetici. Ma la storia di Peras mi è rimasta dentro, inquieta ed inquietante, una traccia indimenticabile se penso al suo creativo lavoro ed alle sue meditazioni, metafore, allegorie straordinarie.

Tuttàli , immemore del cielo originario, dell’Apeiron indeterminato ed indefinito da cui è salpato, scelse la terra, il mare tumultuoso. Morì e si risvegliò nuovo, guadagnò la terra, lo scoglio…e vide  un mondo chiuso in fulgidi e labili confini… E  Pèras - limite – misto di amore e morte,  fu  il suo nome nuovo.  Incontrò il mondo del divenire, delle contraddizioni di  luce e tenebre, notte e giorno, vita e morte, dove le cose presero a separarsi a coppie di contrari, armonie e contrapposizioni: un mondo rovesciato in cui l’homo novus,  Pèras, fremente fiore del finito, deve fare i conti con la solitudine, con i contraccolpi, le inadeguatezze della vicenda umana…. Confusamente finito.

Era un mondo – così gli sembrava- ove il big bang scaravoltava l’infinito in uno stato di guerra radicale… Una splendida fabula della creazione, una nuova cosmogonia, che porta a nuove, originali rivelazioni del significato. Ma  è  anche ricerca della verità, che si unisce  al bisogno eterno, ancestrale degli uomini di capire se stessi, la loro storia, la loro origine, il senso del loro vivere. E la ricerca di Campegiani è  anche e soprattutto ritorno agli archetipi, (l’Adamo contadino, il Giano bifronte dal calice dolce ed amaro, Giano dalla doppia testa,/ padrone del Passato e del Futuro, Parmenide ed Eraclito eterni, Caino ed Abele dissacratori dell’unione del Bene e del Male nel tentativo di  ricongiungere l’essere con se stesso).  Le ali di Pèras sono bruciate. Dovrà avere fede in se stesso, e la fede sarà il suo stesso dubbio, franando volando in eterna pulsazione. Una ricerca in cui è fondamentale il ricongiungimento dell'essere con se stesso.

(“Ti combatterò, non ho scampo/ Riuscirò a non odiarti per questo?/ Tu sei il mio nemico fraterno…”). Poesia che affonda nella filosofia e nel mito: contrappunto poetico e  riflessione filosofica…Eppure rimane poesia, non figlia di filosofia, ma gemella. Del resto le due sorelle, pur indipendenti, derivano dallo stesso parto.

 

I luoghi evocati – sono spesso non-luoghi- , ma anche i più noti e consueti diventano il pretesto per parlarci dell’innocenza contadina di contro al diabolico infernale paesaggio metropolitano come  Stazione metro: il non-luogo che la nostra società ama in un delirio maniacale di una insensata e vuota efficienza, perdendo di vista la comunicazione autentica, il mistero della musica della vita.

O come la poesia NEVE che è un piccolo gioiello, un paesaggio di  contemplazione ed una meditazione, una armonia di opposti: viene da lontano, dalla sapienza poetica dei nostri classici che l’Autore conosce e non esibisce. Sa  infatti contrapporre dialetticamente il qui e il nunc del questa (neve) a quella della solitaria stella da cui proviene, quel mare placido e neutrale a questa imperturbabilità che dolce plana, oppure sentire il concerto della primavera  festosa in un lago di camomille e di tarassaco, e,visionario pur nella sua concretezza, riportarci agli antichi borghi, come Caprigliola

“Non ricordo il nulla / che ha dovuto attraversare/ la mia astronave

piombata chissà quando/ in questa valle di rondini impazzite

in questo segreto borgo floreale/ acquattato nell'azzurro /all'ombra di verdi canali….”

Contemplazione estetica che diventa filosofica.

La Terra  madre è diventata irriconoscibile, vittima della piovra metropolitana, passato armonioso e scomparso, detriti irriconoscibili, mattoni sgretolati, macerie… Concetti ed emozioni dolorose che ritornano nelle poesie dedicate a Pier Paolo Pasolini, di cui sa vedere l’intensità dolorosa con cui il poeta ricorda la Civiltà contadina rude e gentile, sacra, che più non esiste,  la benedizione della Terra, che ormai s'è disseccata, dopo l’abbandono dell’aratro, la perdita drammatica dell’umanità, condividendo il privilegio di poter essere con lui nei primi atti della Dopostoria,  cercando “fratelli che non sono più”. La cultura contadina è l’autentico rimpianto, non memoria storica, ma l'archetipo che lega l'umanità alla Terra Madre, che appartiene all'uomo di sempre. Un sentimento di appartenenza al creato che, a prescindere dai modelli di civiltà, dovrebbe essere sempre vivo tra gli uomini.

 

È presente e potente la poesia  più spiccatamente filosofica, come Tutto tornerà al suo posto, in cui Franco descrive il divenire eterno senza spazio e senza tempo da cui riparte la ruota della vita, la fede del contrario, verso le sorgenti dell’amore universale.., accompagnata dalla riflessione sulla difficoltà dell’amore, dell’amicizia, della ricerca, della comunicazione, come in Nemico fraterno,  in cui sottolinea la necessità dell’antagonista, del “nemico”:

“ Se tu non ci fossi/non ci sarebbe pace né guerra,/ e un’arida landa,/pantano melmoso/senza volo d’uccelli,/senza scatti di vita/ sarebbe la terra,/ senza cieli d’azzurro e di sangue…”, vale a dire la necessità del confronto, anche aspro, intriso di amore e odio, condanna e perdono, per trovare se stessi. Il tema è eracliteo: “L'altro con cui si dialoga è prima d'ogni altra cosa l'altro di noi stessi, l'altro che noi stessi siamo”.

Il  ricordo mitico ritorna vivo, presente in un circolo vitale  alla nostra società festaiola e gaudente, immemore del senso della vita e della storia, in disfacimento, coi buontemponi avvinazzati delle gite ai Castelli.., quasi a ricordarci noi stessi e il nostro destino senza illusioni.

“…io sono nell'eterno, / da me nasce il tempo, in me muore,/ così io rinnovo le stagioni/ e dipingo nuove conche di luce / per Diana, nuove fiabe / nei cieli delle aurore e dell'occaso/.

E miti, come al tempo di Enea". Parliamo qui dell’Eden ritrovato….”(Sulle ali di Giano).

Ritorna Giano, con nostalgia,  in Piovra metropolitana: il paesaggio antico e sacro sconquassato, violentato dal cemento onnipresente e dall’asfalto che ha distrutto verde, vigne, prati, fontane bisbiglianti, profumi, strade sterrate, nel veleno dello smog, le memorie di saggezza dei genitori

 “Brindo a te, Giano bifronte,/ con questo calice dolce ed amaro.

Il vitale veleno rinnovi / nel dormiente sangue barbarico/ la verde innocenza contadina.” 

Un brindisi che porta con sé la sapienza: quella che unisce l’incontro e l’alleanza.

 

Molto interessante la ricostruzione della  complessa problematica pasoliniana, compresa  nel profondo  facendone tesoro si confrontano con la sua visione filosofica del mondo.

Un intervento da meditare, in particolare là dove F.C. affonda la riflessione sul tema “radici”, poiché la peculiarità delle radici è quella di rinnovarsi in continuazione, (altro che  “ passatismo!”) con la citazione di una poesia davvero straordinaria e dimenticata.( Lettera a Pier Paolo).  Se l’Italia contemporanea ha avuto un suo poeta civile, un testimone implacabile della corruzione e dell’alienazione novecentesca, questo è infatti Pier Paolo Pasolini. Può essere considerato un cercatore "religioso" dell’anima arcaica, rurale e incontaminata del popolo, un difensore di ogni diversità e di tutti gli emarginati, un implacabile moralista, un singolare profeta del passato e delle origini….

 

Rimane viva nondimeno nella silloge la sua forte personale vitalità e virilità, l’inno maschio all’amore, l’esplosione di gioia, celebrazione della vita, l’erotismo che sa travolgere e cantare con poesie che dicono la forza decisa ed arrembante dell’uomo: Morire in te,  Alzo il calice,  Mistero speculare... È canto struggente, questo di Campegiani, sommuove l'anima. Poesia sospesa tra amore e perdita, figlia di Penia e di Poros, nata nel giardino di Zeus:... Poesia di conoscenza, e di ricerca. Lacerazione forte : la verità è l'amore.

L’amore si declina al passato nel misterioso momento del riconoscimento stupito (Già prima d'incontrarci,/ da qualche parte eravamo insieme./Ci conoscevamo. …) Misterioso nella sua certezza (un altro sole nel cielo,/ al di là del tramonto,/ quella sera a brillare. )

Poi è presente della sua forza vitale palpitante (Morire in te, / nei neri laghi/ dei tuoi occhi limpidi, / come sole che muore/ nel notturno mare) . Il sorriso divino della felicità:è innocenza e passaporto, vertiginoso, galoppo sfrenato, a perdifiato…Eden: Adamo ed Eva nel primo mattino aurorale, quello della realizzazione umana.

Ne segue la inevitabile metamorfosi dell’incantato amante: “Mi hai trovato infine/ in fondo ai silenzi./ Ero torre solitaria/ lungo i litorali deserti,/ bastione eretto a difesa del nulla,/ contro l'assalto delle onde e dei venti./ Hai spalancato ogni uscio…(Mi hai trovato…). Sono un inno d’amore per la donna amata, evocazione di profumi, visioni stellate, inebrianti, inno alla vita il primo, giardino misterioso, petali di fiori sconosciuti, violenti e surreali, traboccanti, complicità insperate d’amore cantato, che ci immette nella sfera dell’erotismo poetico di nerudiana memoria. Poesia di conoscenza e di ricerca. Lacerazione e ricerca, con la consapevolezza che la verità è nell'amore. Polisemiche latebre erotiche: poesia ricca di fremiti, di fonosimbolismi, di accostamenti inconsueti. Canto di vita, di mistero, di sapienza e di dolcezza:

“Già prima d'incontrarci,/ da qualche parte eravamo insieme.

Ci conoscevamo,/non sarebbe possibile altrimenti

la complicità scoppiata/ all'improvviso tra di noi,

quell'intenso guardarci nel tramonto/ con occhi al di là dei nostri occhi,

per sapere chi siamo veramente,/ vogliosi di totale comprensione.”(Mistero speculare)

In fondo la poesia nomina per la prima volta il mondo e senza bisogno di sostrati razionalfilosofici,  sa  evocare, non dice, risveglia, non spiega… è: comunicazione autentica che nasce dal dialogo interiore. Sia la benvenuta.

 

Maria Grazia Ferraris, agosto 2021

 

 

7 commenti:

  1. E benvenuta tu sia, Maria Grazia! Sto nell'onda di un'emozione profonda. Hai scavato nella mia poesia e nel mio pensiero in maniera magistrale e mi sento compreso come non mai. Grazie per la straordinaria lettura. L'amore non è soltanto un sentimento, è la pietra miliare dell'universo, è... attrazione di contrari.
    Franco

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  2. Caro Franco, gli opposti, secondo me e in questo caso, sono l'uomo e la terra e viceversa, solo che l'uomo ha messo dei tappi nelle trombe delle orecchie per cui non sente più il richiamo, la voce della terra, della Madre Terra da dove ontologicamente parlando ma anche religiosamente proviene. Non a caso la Genesi cita la terra, sagomata e alitata da Dio Questi ne fa un essere a Sua immagine e somiglianza: l'uomo.
    Pasqualino Cinnirella

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    1. Mi perdoni la cara Maria Grazie se non ho fatto cenno al suo scritto critico che sinceramente l'ho trovato alquanto esaustivo per la comprensione massima della poesia di Franco. Una esposizione degna di un trattato filosofico-letterario per la estrema chiearezza espositiva (certamente non facile quando si leggono poesie che hanno una certa caratura di pensiero astruso (perdonatemi il termine che non vuole essere affatto offensivo anzi).Trovo molto bello leggere uno scritto, che nonostate sia ostico al comune sentire,venga posto in modo chiaro e lineare possibilmente a tutti. Pasqualino Cinnirella

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  3. Dici bene, Pasqualino. L'uomo è stato creato a immagine e somiglianza dell'Artefice universale, ma nella sua presunzione ha girato la frittata, giungendo a ricreare Quello a propria immagine e somiglianza, creandosi un suo proprio Universo, un suo proprio Vertice ed una sua propria Legge, in antitesi alle Leggi della Creazione, alla nature e all'ordine naturale-universale. Altro che tappi nelle trombe delle orecchie! L'uomo nasconde a se stesso la propria vera essenza, ma inesorabilmente ne resta catturato nei rari momenti di solitudine, in cui "lascia la strada e i suoi rumori", come tu dici in altra pagina del blog, nella splendida lirica "Amore e Poesia". Essenza con cui vorrebbe tornare ad unirsi per sempre, visto che riesce a riempirglii l'anima del solo giuoco che lo appaga. Ti sono molto grato per questo contributo.
    Franco

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  4. Non ho ancora ricevuto questo testo, che si annuncia un'onda d'urto violenta, ma la recensione della carissima Maria Grazia credo sia un gioiello di lettura poetica e di comprensione dell'Artista. La nostra comune Amica evidenzia le caratteristiche della scrittura e del modus vivendi di Franco. La sua pagina si potrebbe definire un breve saggio critico. Mette in rilievo i unti fermi del pensiero dell'Autore, asserendo: "la ricerca di Campegiani è anche e soprattutto ritorno agli archetipi, (l’Adamo contadino, il Giano bifronte dal calice dolce ed amaro, Giano dalla doppia testa,/ padrone del Passato e del Futuro, Parmenide ed Eraclito eterni, Caino ed Abele dissacratori dell’unione del Bene e del Male nel tentativo di ricongiungere l’essere con se stesso)"; facendo poi riferimento allo spirito vitalistico, al mondo contadino e alle speculazioni filosofica. La poetica di Franco ha moto circolare, come la sua filosofia. Maria Grazia non è solo capace di operare azioni di scavo, sa far vibrare le idee che animano il lirismo di "Dentro l'uragano" andando all'origine di esse. Credo possieda capacità esegetiche rare e sappia porgerle con squisita umiltà. Mi complimento vivamente per quest'ennesima prova magistrale e colgo l'occasione per abbracciare forte lei, il Poeta e il nostro impareggiabile Nume Tutelare.

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    1. Hai ragione, Maria: la Ferraris possiede qualità esegetiche straordinarie e questa pagina - che è un vero e proprio saggio critico - lo comprova ampiamente. Tu ne cogli l'essenza in modo magistrale, sottolineando il ritorno agli archetipi e i riferimenti al mondo contadino del mio universo mentale, unitamente al nucleo filosofico che lo sostiene. Ti sono molto grato. Il testo presto ti arriverà.
      Franco

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  5. Ringrazio Maria R. per la sua attenta e partecipe lettura e la invito insieme gli altri lettori amici a non perdere questa notevolissima prova poetica di F. Campegiani, sempre interessante e motivante nelle sue multiformi prove, ma veramente e superbamente emozionante nei testi poetici

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