domenica 1 agosto 2021

MARIA RIZZI: "LA DIMENSIONE UMANA DELL'ESISTERE"

Maria Rizzi su “La dimensione umana dell’esistere” - Nazario Pardini e Patrizia Stefanelli - Caramanica Editore

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Sono tra loro. Un’intrusa e un’innamorata. Affamata d’ogni parola. Mi tuffo nel mare malinconico, giocoso e visionario delle parole di Patrizia e di Nazario, due pilastri del tempio della Natura e della vita. D’altronde solo gli Artisti e, in particolare i Poeti, sono in grado di decifrare il linguaggio oscuro e misterioso del Creato, di cogliere la corrispondenza tra le cose. Patrizia Stefanelli, incantevole in veste di ospite, accoglie l’amico Vate e, in un secondo momento, tutti noi. Lei intrattiene un carteggio con il Maestro da lungo tempo, rimpiangendo un po’ la penna e la carta, ma consapevole che lo schermo può consentire la comunicazione immediata e il dialogo sui temi passati e su quelli attuali. I due si scrivono. In epoca di ‘sottrazioni’ si legano a filo doppio tramite la magia della regina delle Arti, che padroneggiano con leggerezza apparente, con intensità e sapienza effettive. Patrizia anela a dissertare, nella corrispondenza con l’Amico, su due testi di quest’ultimo, due gioielli di rara, incontaminata bellezza.“Alla volta di Leucade” e “Dagli scaffali della biblioteca”. Sono due bimbi straordinari, che giocano a rincorrersi, a prendersi, a lasciarsi e dimostrano quanto sia felice la giovinezza, perché possiede la capacità di cogliere la luce. E coloro che conservano la capacità di vedere la luce non invecchieranno… Io sono qui, tra i loro cuori che si toccano, mentre Patrizia canta:“Sono Sibilla, ma non ho segreti: /è in gioco la poesia che va e che viene, /talvolta con noi resta” e il ‘futuro eterno Bimbo” risponde “Tanto vale giocare in questo mondo, illuderci non vale, non è d’uopo /tanto meglio scherzare sulla vita, /sui suoi accadimenti, sugli inganni”. Penso alla mia Amica, al suo eterno sorriso, alle mani in volo come farfalle quando parla, quando recita, e mi sembra che nessun personaggio la identifichi meglio della Sibilla, che ha attraversato millenni conservando il suo fascino primitivo. E guardo Nazario, teso a ridere al telefono con Patrizia, con tanti di noi con l’umorismo da toscanaccio, che non può fare a meno di aggiungere: “Il solo mod /è di prendersi in giro, di volare  basta di non cadere a testa in giù /con dedalico rischio di crollare”. Nelle missive emerge l’artista assoluto, geniale, che tende a mostrarsi lungimirante… il Dedalo creativo, smembrato dal mito delle sue parti essenziali. I due giocano a mettersi nei panni di personaggi leggendari seguendo ‘il flusso di coscienza’, senza pretese, inconsapevoli di raggiungere le vette del cielo. Sono qui, li ascolto e non mi sento esclusa, nessun lettore può avvertire questa sensazione, la casa pardiniana ha sempre l’uscio socchiuso, è lui a dirlo, e coloro che hanno avuto la fortuna di varcarlo, possono accedere al “Posto sacro e assai più che ordinato”, ovvero la Biblioteca, il luogo che la nostra Patrizia canta come “Un gran servizio, / informa quanti vogliono sapere/ e anch’io mi accinsi ad incontrarti un giorno: / era un giorno qualsiasi / e c’eravamo noi” Il distico finale mi commuove. In quel giorno, perso nell’eternità del tempo, lei era lì, e non scriveva, si confrontava con il Maestro, osservava gli autori uscire dai tomi e invadere la stanza. E insieme ridevano e si emozionavano. Non c’ero, non ho mai visitato il tempio del Vate, ma Patrizia non si esprime da prescelta, bensì da fortunata, e lascia che mi senta vicina a tutti i suoi sentimenti. Possiede la chiave, della quale parliamo da anni, per entrare in ogni storia con umiltà, quasi ignara del proprio valore. Nel canto sta al passo del nostro Capitano, e all’improvviso stempera l’atmosfera giocosa tramite le figure retoriche del climax e dell’anticlimax, ovvero facendo sì che ‘al dolce si mescoli l’amaro’. Ci caliamo nella saudade di Nazario nel “triste stato di una solitudine, / stordita dalle voci andate via”, e grazie alla Sibilla di quest’avventura, torniamo al climax della giornata che i due Pilastri trascorsero insieme e che comincio ad anelare, come perla sfuggita alla collana di mia madre, l’unica che credo abbia valore:

 

“Un tuffo dentro il fiume del tuo amore

  che ha l’uscio aperto come la tua casa

  è poesia che imbocca le parole:

 “Che giornata!

  Pranzammo felici in osteria,

  parlando, a cuore aperto, della vita,

  di una vita che scorre e se ne va

  lasciando dietro orme di un tracciato

  che il vento non potrà mai cancellare”.

 

La chiave di Patrizia è potente anche per il cuore del Maestro, tant’è che egli risponde:

 

 “Rivivere non vale se vuol dire

   rinvangare un passato e farsi male.

   Ma ci sei tu, cara Patrizia, che

   distrai il mio dolore duettando

   botta e risposta in belle poesie

   che spesso andranno a gironzolare

   per dimostrare tutto il tuo valore”

 

‘Gironzolare’: un termine colloquiale, che diviene vetta da scalare e ‘il tuo valore’: il passaggio di un testimone. I due si scrivono con e per amore e Nazario cede lo scettro della Poesia alla sua Sibilla, intenta ad applaudirlo per le ‘dieci donne’ racchiuse forse in Delia, forse in sogni, forse in ognuna di noi…Patrizia scrive della Poesia e le lacrime sfuggono alla sorveglianza delle ciglia: “E’ sano il tuo pensiero; / una poesia / è già malinconia. Ti slega / scioglie / il nodo che ti opprime / eppure ha una radice di umor nero” . Si sale e si scende dalle montagne russe dell’esistenza, si assiste al mare che sceglie la risacca, per evitare il frastuono e ascoltare il vate che recita: “… L’amore è la tua cifra: / la dimensione umana dell’esistere”. Nasce il titolo per il canto a due, un duetto che riesce a dire in Poesia segreti, nostalgie, che viene stemperato dal lirismo di Patrizia, vitalistico, originale, nuovo: “Niente finisce, si trasforma solo/ e quando il viaggio approda / si parte con la testa a un nuovo volo/ con un bagaglio fatto degli errori, / di buoni semi e un goccio di Brunello” Ho l’onore di ascoltare il Vate celebrare la sua Leucade, “un’isola fatata / dove mi rifugio in tempi bigi /dove mi raccolgo dentro me/ per pensare alla vita, all’amore / a tutto ciò che sembra e non appare”. L’Isola che Nazario scelse, accompagnato dalle Eumenidi , le benevole dee vendicatrici delle famiglie,  non ha stagioni. Gli abitanti li ho

conosciuti e non la considerano meta di turismo. Lefkada, circondata dal Mar Ionio, folgora il cielo con il suo cobalto, ha spiagge che trattengono con la loro divina brezza e la rupe altissima dalla quale Saffo si suicidò per amore del giovane Faone. Il Maestro torna alle origini, al luogo dove nacque l’idillio che ci è dato in dono e racconta all’Amica: “Una voglia che prende anche me stesso / forse perché tornando ai primi passi /si fa di un gioco una cosa seria:/è il gioco della vita /che se ti lascia tu ti trovi solo/ senza saper perché ti sia sfuggita / quella spiaggia su cui / ti sei giocato il mare”. Il mare è qui, vorrei gridare, ma temo non possano sentirmi, non avrà l’azzurro di Leucade, ma lo raccogliamo tutti i giorni, siamo in sua estatica visione, rincorrendo nel gioco dell’onda la libertà dell’impossibile. Sono presente, ma loro hanno fuso le anime. Patrizia è nell’Isola, batte il suo cuore e battono i suoi versi al ritmo incessante della marea… Io piango e mi allontano, mentre mi avvolge l’eco dell’antico canto: “E ti rivissi, vita, /con un sentire lieve e tanto amato / che in ogni fatto lieto o meno lieto, /ma scampato, vidi un superbo dono”

 

Maria Rizzi

 

 

 

3 commenti:

  1. Ringrazio Nazario e Patrizia per avermi donato l'opportunità di leggere e provare a commentare questo volumetto, che attesta l'importanza delle corrispondenze tra Autori. Il flusso di coscienza che li ha travolti mi ha fatta sentire presente, una sensazione unica e indimenticabile. Li abbraccio con infinito affetto!

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  2. Eccoci, qui, sole solette, mia cara Maria, a commentarci così, senza tanti fronzoli, lo sai un po' come sono... piena di gioia e di gratitudine, ma calma, senza pretese dacché la vita mi ha già dato tanto. Tu, mia cara Maria, che qui in Leucade hai la chiave amica dell'ascolto, sei sempre generosa. Pensavo che Nazario volesse fare una vacanza tranquilla e neppure l'ho troppo vessato per il Mimesis che si avvia alla conclusione con la serata di premiazione. Così come ti ho scritto in privato ripeto in pubblico: "Hai scritto una pagina di vera critica, poiché la vera critica deve introdurre il lettore alla comprensione del testo". Tu lo fai perché sei nel testo, aiutata dalla conoscenza degli attori spinti da un flusso di "incoscienza". Grazie di cuore. Ringrazio anche quanto mi telefonano per sottopormi i propri testi a commento o per farmi i complimenti per i miei, non trovando, timorosi - così mi dicono- parole adatte ad un commento. Beh, non io, ma almeno il nostro Capitano, meriterebbe il coraggio di qualche espressione. Mi spiace non aver visto prima il post, questi per me sono giorni di fuoco che ben volentieri cederei ad altri. Tu mi capisci, Maria. GRAZIE! Ti voglio bene.

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  3. Patrizia adorata, non solo ti capisco, ma sono commossa per questa sorpresa. La gratitudine è tutta mia, lo dico a cuore nudo. Siete due giganti che invitano gli altri nelle loro stanze interiori e li portano ovunque. Non è da tutti, anzi è un dono raro! La chiave vorrei la tenessi tu. Vi abbraccio entrambi ancora e ancora...

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