lunedì 2 agosto 2021

NAZARIO PARDINI LEGGE: "A ORIENTE DI QUALSIASI ORIGINE" DI ANNALISA RODEGHIERO

 



ANNALISA RODEGHIERO. A ORIENTE DI QUALSIASI ORIGINE. Arcipelago Itaca Edizioni. 2021.

Trarre luce dall’ombra

 

Annalisa Rodeghiero si affaccia alla scena letteraria con un testo di grande levatura spirituale, dove l’animo, nel suo tentativo di superare il quotidiano per elevarsi metafisicamente al cielo, si serve di giochi formali, facendo del mix tra pathos e logos una scala di verticalizzazione. Un libro ben fatto per copertina, alette, composizione, veste grafica dove l’autrice reifica un poetare timbrico, concreto, umanamente solido, e l’io trova nel corpo  della natura la visività dei sentimenti. A oriente di qualsiasi origine, il titolo. Un titolo che rivela già con la sua portata il senso di un  viaggio, di un odeporico cammino verso la luce, verso l’origine, verso la nascita di ogni cosa, di ogni sprazzo umano verso un’isola che risplende nell’animo di Annalisa. Sì, dal  momento in cui la poetessa cerca di superare le aporie del quotidiano, per godere della bellezza del canto, delle sonorità armoniche che dominano nella silloge. Ed il viaggio è lungo, infinito, pieno di ostacoli e di trabucchi, dove è facile che la  barca s’impigli in scogli viaggiando verso quell’isola di pace e di armonie.   E’ là che Annalisa si dirige, è là che la poetessa intende approdare, per incontrare la pace dell’anima, per colmare il desiderio di completamento che solo quell’isola può offrire. Ibi omnia sunt. Molteplici le chiavi di lettura: biografica, esistenziale, psicologica, panica, di ricerca, e di ancoraggio umano in queste 5 sezioni: PARTE PRIMA – il nome pronunciato, PARTE SECONDA –Le promesse della neve, PARTE TERZA – Nel silenzio delle rive, PARTE QUARTA –Nel meridiano dell’indugio, Maggio si appresta a esplodere. Ma è il primo titolo della silloge a darci la dritta sul viaggio: “Alla fine è l’Alba/che con prepotenza oggi  m’impone/ di spalancare  scuri/croste di residuo buio/ quasi spaesato/ Ostacolo forgiato/ dall’operosità delle mie mani/ ad arte/ come a limitare felicità gratuita../.  E’ l’Alba….”. All’Alba, alla prima luce, alle  perle della prima rugiada, sembra che Annalisa  sia giunta al traguardo, alla luce, a termine del suo cammino. E’ là che era diretta. La luce era l’obiettivo, e là giunge appagando il desiderio di scoperta. Qui c’è l’enunciato e l’epilogo, l’inizio e la fine. Il canto, i vestiti a festa dell’amore, l’essenza della poesia, il sapore dell’infinito”: “Nella terra/ che più d’ogni altro luogo  m’appartiene/ il profilo dorato dei rilievi /(che) apre l’infinito”. La poetessa è qui che rivela il dannunziano panismo, la fusione con quella terra che le appartiene. Ella offre tutta se stessa ai meandri di quella terra che la circonda in una piena fusione tra i suoi enigmi e le concretizzazioni della natura. Ma il suo arrivo sta nella poesia I alla pag.78, dove trova se stessa, il suo mondo e  il cuore del suo cammino, e il massimo dell’ispirazione lirica: “Ma solo verso sera/ quando la neve stende silenzi/ sui tetti di lamiera e sui cancelli/ se di tepore illumina le pietrose siepi/ nei cortili/ -la casa ritorna alla casa- ./ Qui io sono, dove sono assenza e quiete,/ nel tempo eternamente presente/ giunta da dove ero partita/ da dove non ero partita.”. Eccolo il viaggio, eccolo l’arrivo, ed il principio, dacché per Annalisa la poesia non avrà mai fine: un viaggio senza confini, un viaggio alla ricerca del bello, della poesia, disseminato di un’anima inquieta, che trova la sua pace là dove il mare canta i suoi poemi, e dove, al di là del vetro, una falena sola illumina il nero della sera:

 

Fugge il tempo nello scricchiolio di porte,

fugge  nella pietra corrosa dei bastioni

morsa in sciabordio di frasi. 

Al di là del veto una falena

sola – illumina il nero della sera.

 

E chi dice che proprio quella falena al di là del vetro non sia la poetessa in cerca di un varco per fuggire.      

Nazario Pardini                          

2 commenti:

  1. Ti ringrazio immensamente caro Nazario per il dono dell’ascolto attento e profondo e per avere percorso con stupore, insieme a me il viaggio all’origine dell’origine, alla primissima origine, all’origine ultima dove inizio e fine coincidono in una visione di circolarità del tempo, quasi una smentita all’idea del tempo lineare come siamo abituati a concepirlo con una origine e una fine. Nel rimando continuo (da te perfettamente colto) alla luce, all’alba dove tutto è in potenza, sta il senso del titolo e della ricerca poetica del testo attuata con la consapevolezza dell’incompiutezza dell’esserci.

    Mi terrò care queste tue parole generosamente donate al mio testo.

    Ti abbraccio riconoscente.

    Annalisa Rodeghiero

    RispondiElimina
  2. Leggo con piacere queste parole di Nazario per una poetessa che raggiunge uno stile personale per alte vedute, per piccole cose pregne di felicità. Lieve, quella neve che mi porta a soffici e caldi abbracci. Piccole le luci, ma fulgide di sogni. Complimenti ad entrambi!

    RispondiElimina