Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade |
Sandro
Angelucci, SI AGGIUNGONO VOCI,
Lieto Colle ed.- Faloppio 2014
La silloge poetica di Sandro Angelucci, “Si
aggiungono voci”, se la si vuole brevemente definire, possiamo considerarla
come una trasfigurazione poetica del suo percorso vitale e, in genere, dell’uomo occidentale,
considerato nel contesto socio-politico attuale. La copertina che riproduce una significativa
fotografia di Carlo Tarsia sembra essere la versione visiva dell’essenza tematica della raccolta poetica:
l’uomo nel suo solitario cammino lungo il sentiero della vita, ma tra gli alti alberi che delimitano il viale , tra le foglie cadute o
cadenti, nel nebbioso autunno,
s’intravede lontano l’azzurro del cielo , emblema della speranza terrena e
metafisica che Angelucci, attraverso la parola, vuole rivelare ed
alimentare in se stesso e
nell’umanità: “senza meta, \ un passo
dietro l’altro \....\ Dialogare \ ecco che vorrei, \ ....\ un sussurro alla
terra \ ed uno al sole \ Silenzioso \....\
come le parole \ che mi vengono a cercare”. (Un sussurro alla terra ed
uno al sole, pag.54). E le parole che lo vengono a cercare sono parole
poetiche, che attraverso la loro pregnante essenzialità esprimono appieno la semantica del vivere, il valore e il senso
che il poeta gli attribuisce. L’opera
si divide in due sezioni, titolate rispettivamente “ICARO” e “IL GRANDE RESPIRO”.
Nella prima è prevalente la meditazione
sul vivere e il morire, sul mistero della vita, nella seconda appare anche la
tematica socio-politica. La
vita per il poeta è un viaggiare , è un
transito, durante il quale ci si propone di raggiungere delle mete, degli obiettivi, tuttavia non
bisogna volare molto in alto, come Icaro che con la sua giovanile,
irresponsabile superbia era indotto ad andare oltre , a non ascoltare i
saggi richiami paterni, a non accettare” la croce” dell’esistenza, a non
accorgersi che camminando in questo mondo stava già “camminando sulla stella \
che più” desiderava ( Icaro, pag.17). Ma
Icaro non è da condannare del tutto: tentare di volare essere “angelo e
demonio” è tipicamente umano, ma non occorrono grandi eventi, grandi imprese
per volare : già la coscienza di essere
“semi nel grembo della terra,\ inconsapevoli del dove \ del quando e del perché
\ di questo nascere( Il quadro,pag.27),
l’accettare, nonostante tutto, il fruire
della vita nel suo quotidiano, nell’impegno che costantemente richiede,
nella coscienza del suo finire, ci rende
eroi . Nella solitudine e nel contentarsi delle piccole cose ,
nell’innamorarsi della bellezza del creato, nel porgere la propria mano ad ogni essere vivente che incontriamo
nel percorso della vita, si assapora il vero
Natale : ” Natale non è nulla di
quello che facciamo. \ E’ la carezza \ che dobbiamo ancora dare,\ Natale,
semplicemente, \ è un cane”. ( Il cane di natale, pag.38). La meditazione sulla
propria vita, il costante rapportarsi con la natura, di cui si sente elemento, seme, atomo, implica, si direbbe quasi ineluttabilmente, anche lo
sguardo all’umanità che oggi ,però, più che tendere all’armonica coesistenza
con la natura ed i suoi simili sembra tendere alla sopraffazione, al dominio e
alla sottomissione e, di fronte a tale triste realtà socio-politica dei nostri tempi in cui “Siamo vittime e carnefici \ di un
pensiero \ che rasenta la follia \ che svuota il corpo \ che toglie trasparenza
all’armonia”, anche San Francesco” con frate Sole \ ...oggi \ piange “ e “ chiama fratelli \ solamente
i morti \ perché chi vive \ si è spogliato della vita \ ha barattato il
sogno.(4 ottobre, pag.65). Al poeta spetta il compito di
svelare e, pur consapevole che la poesia è come” una goccia di miele \ che cade nel latte bollente \ .... \ e si
dissolve” ( Sul fondo del bicchiere,pag.88), tuttavia questa è anche la sua
forza: ”svelare \ è il rischio \ che dobbiamo prendere” ( Svelare è il rischio, pag.77).
Se si dovesse inserire la silloge in una
corrente letteraria , la si potrebbe definire Antinovecentesca
(Saba , Penna, Caproni, etc...) sia perché relativamente al contenuto, il
soggettivo tende all’oggettivazione
attraverso la considerazione generale dell’ uomo, sia stilisticamente, per
l’uso di versi liberi, per la scelta oculata del lessico che tende alla
pregnanza dei significati, alla narrazione, alla denuncia .
Francesca Luzzio
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