Il
futuro era oggi
Mia
madre accanto a mio padre,
retto
e spavaldo lui,
giovane
e bella lei
dagli
occhi grandi e speranzosi
seduta
sulla sedia sotto il braccio del suo uomo
per
i tempi che verranno:
il
futuro.
Un
lembo di mano che sfiora
la
guancia della ragazza che amerà
e
che sposerà.
Una
foto a solo busto in bianco e nero.
La
tua mano, babbo!
Le
tue mani,
le
vostre mani
che
lavoreranno
e
ci insegneranno a nascere e crescere,
a
crescere e capire
a
capire e amare.
Ci
insegneranno il bene
per
scinderlo dal male
per
scindere e scegliere
lʼagognata dignità la cui linfa
sarebbe
poi stato il sudore
del
nostro lavoro,
quello
delle mie mani,
delle
nostre mani.
Ci
insegneranno i versi dei vostri poeti:
“
Datti al lavoro,
non
ti demandar di che,
chʼeterno capitale è! ”
Ahimè!
Ahimè!
***
Amori
miei!
Perdonatemi!
Ché
le mie mani non avrebbero
nel
futuro,
il
futuro era oggi,
lavorato!
Jamshid
Shahpouri
Jamshid
Shahpouri, poeta iraniano, vive in Italiada
diversi anni; ha tradotto (inediti) dallʼitaliano al persiano poesie di Alda Merini, Dino
Campana e Domenico Ingenito e dal persiano allʼitaliano opere di narrativa di Mostafa Mastur, Mahshid
Amirshahi, Samad Behrangi e poesie di Ahmad Shamloo, Forough Farrokhzad, Sohrab
Sepehri, Abolghasem Irani.
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