Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
Questo elaborato che si è classificato secondo, il 7 marzo, nel corso del Premio Letterario Internazionale "Speciale Donna 2015", dell'organizzazione M.A.R.E.L di Livia De Pietro, giunto alla Decima Edizione, vuole dare una testimonianza 'al femminile'... non femminista!
CARMEN
'BOCCA DI ROSA'
Carmen viene da lontano. E' molto avvenente: occhi azzurri declinanti al grigio,
una massa di ricci corvini , carnagione chiara e labbra rosse e carnose Chiede
lavoro, anche il più umile, inutilmente. Ha qualcosa di altero, quasi regale
nello sguardo, nell'incedere.
Nella campagna trova un fienile abbandonato e decide di usarlo come surrogato di casa. Per sopravvivere sceglie di affidarsi all'unico bene che possiede: la bellezza. Quando passa dinanzi al bar gli uomini la divorano con gli occhi. Ricambia quegli sguardi.
E inizia con rabbia e dolore la nuova attività. Le prime volte predilige gli uomini anziani. Convinta che pretendano di meno. Non è così. Mostrano l'atteggiamento cattivo e famelico di chi paga per riscuotere anche gli arretrati. E non badano ai pugni stretti di lei, agli occhi chiusi, all' immobilità.
Carmen non ha una tariffa. Si concede e attende. Scoprendo quanto poco si può attribuire all'intimità di una donna. I suoi onorari così bassi la rendono molto richiesta. La ragazza ha dei flash, mentre uomini di ogni età ed estrazione sociale usano il suo corpo in modo più o meno aggressivo: una strada affollata, il ritmo ondeggiante di due gambe snelle, la mano calda a stringere la sua.
Vorrebbe avere accanto la mamma per piangere sul suo seno e per chiederle che rumore fa un cuore quando si rompe.
La sua cattiva fama si diffonde con velocità e le donne cominciano a
odiarla. Le rivolgono epiteti volgari, qualcuna tenta di picchiarla.
Difficile la vita. soprattutto per lei, figlia della guerra, che ha visto e
sopportato troppo. E' nata in Jugoslavia, in una contrada agricola in provincia di Sarajevo e nei terribili anni '90 ha visto morire i genitori e la sorella. Aveva solo otto anni. I nonni si presero cura di lei. Pur vivendo in condizioni molto disagiate non le fecero mancare l'essenziale. L'affetto era un bene di lusso. I grandi dolori spesso annientano le risorse morali degli individui.
Carmen rimase con loro fino alla morte della nonna.
Un lungo viaggio il suo, con pochi averi, guadagnati lavorando nei campi, e molte illusioni. Il desiderio di un luogo dove esistessero la giustizia e i sorrisi era destinato a scomparire come filo d'acqua attraverso una crepa. Forse ha scelto il paese sbagliato. Di fatto è divenuta oggetto di possesso, pur avendo tatuate nel cuore le violenze perpetrate alle donne del suo paese. alla madre e alla sorella di tredici anni. Paradossi dell'esistenza.
Forse inconsapevole volontà di punirsi per essere sopravvissuta.
La ragazza ogni notte chiede perdono ai propri cari, a Dio, e si addormenta con le gambe rannicchiate contro il ventre.
Una sera, mentre dal suo cantuccio nel fieno osserva le nuvole di fuoco che si levano a ondate e lasciano nel cielo un velo color ambra, entra nel casolare un uomo giovane E' alto, muscoloso, ha occhi e capelli neri e la carnagione olivastra. Si appoggia alla trave, incrocia le gambe, atteggia le labbra a una smorfia simile al sorriso. Indossa un jeans e una camicia azzurra e sul polso spicca un orologio d'oro. Sul polso destro ha un tatuaggio molto bello, qualcosa di simile a una stella. Le si stende accanto con naturalezza, la fissa intensamente mentre le mani sfiorano il collo, le spalle e indugiano sul rotondo calore del seno. Carmen unisce le braccia al di sopra della testa com'è solita fare. Lui continua a fissarla mentre le stringe i polsi e le abbassa le braccia. La mano incontra il ventre e si ferma sul suo segreto. La cinge, esplora a lungo il suo fiore, sente che divarica le gambe, la prende. Dopo l'atto sessuale fugacemente le carezza la guancia. La mano ha sapore di arancia. Vi è nel giovane una sorta di magnetismo. Lui ne è fin troppo consapevole e si accorge del turbamento della ragazza.
Non stringe i pugni. Per la prima volta accoglie senza rabbia l'avidità
di un uomo. E pensa che non ha mai baciato nessuno, desiderando in silenzio le labbra dello sconosciuto. Dopo l'amplesso il ragazzo si alza, si abbottona, la fissa con luce ironica negli occhi e pronuncia le prime e ultime parole: "Ciao, bocca di rosa", gettandole accanto venti euro.
Carmen chiude gli occhi, in rapidi flash rivede le corse con la sorella
sotto le acacie fiorite che spremevano un liquoroso odore di primavera; risente la voce del padre dal timbro ruvido e dolce al tempo stesso. "Bocca di rosa" l'ha detto con lampi cattivi negli occhi, mentre la mano lanciava la banconota per umiliarla, schiaffeggiarla. L'ha ferita più di tutti gli altri uomini messi insieme, perché per la prima volta non si è lasciata possedere e ora si sente una vera prostituta. Stringe le gambe, respira forte per trattenere le lacrime e decide di attendere l'alba per scappare ancora. Lungo il cammino tenderà la mano e aspetterà le elemosine. Sarà una mendicante, ma non 'bocca di rosa'.
Prima o poi la gioventù e la bellezza vanno restituite. La giovane
restituisce la prima e sconta la seconda, forse chiedendosi quanto più alto diventa il debito se a pagarlo è una donna.
Nella campagna trova un fienile abbandonato e decide di usarlo come surrogato di casa. Per sopravvivere sceglie di affidarsi all'unico bene che possiede: la bellezza. Quando passa dinanzi al bar gli uomini la divorano con gli occhi. Ricambia quegli sguardi.
E inizia con rabbia e dolore la nuova attività. Le prime volte predilige gli uomini anziani. Convinta che pretendano di meno. Non è così. Mostrano l'atteggiamento cattivo e famelico di chi paga per riscuotere anche gli arretrati. E non badano ai pugni stretti di lei, agli occhi chiusi, all' immobilità.
Carmen non ha una tariffa. Si concede e attende. Scoprendo quanto poco si può attribuire all'intimità di una donna. I suoi onorari così bassi la rendono molto richiesta. La ragazza ha dei flash, mentre uomini di ogni età ed estrazione sociale usano il suo corpo in modo più o meno aggressivo: una strada affollata, il ritmo ondeggiante di due gambe snelle, la mano calda a stringere la sua.
Vorrebbe avere accanto la mamma per piangere sul suo seno e per chiederle che rumore fa un cuore quando si rompe.
La sua cattiva fama si diffonde con velocità e le donne cominciano a
odiarla. Le rivolgono epiteti volgari, qualcuna tenta di picchiarla.
Difficile la vita. soprattutto per lei, figlia della guerra, che ha visto e
sopportato troppo. E' nata in Jugoslavia, in una contrada agricola in provincia di Sarajevo e nei terribili anni '90 ha visto morire i genitori e la sorella. Aveva solo otto anni. I nonni si presero cura di lei. Pur vivendo in condizioni molto disagiate non le fecero mancare l'essenziale. L'affetto era un bene di lusso. I grandi dolori spesso annientano le risorse morali degli individui.
Carmen rimase con loro fino alla morte della nonna.
Un lungo viaggio il suo, con pochi averi, guadagnati lavorando nei campi, e molte illusioni. Il desiderio di un luogo dove esistessero la giustizia e i sorrisi era destinato a scomparire come filo d'acqua attraverso una crepa. Forse ha scelto il paese sbagliato. Di fatto è divenuta oggetto di possesso, pur avendo tatuate nel cuore le violenze perpetrate alle donne del suo paese. alla madre e alla sorella di tredici anni. Paradossi dell'esistenza.
Forse inconsapevole volontà di punirsi per essere sopravvissuta.
La ragazza ogni notte chiede perdono ai propri cari, a Dio, e si addormenta con le gambe rannicchiate contro il ventre.
Una sera, mentre dal suo cantuccio nel fieno osserva le nuvole di fuoco che si levano a ondate e lasciano nel cielo un velo color ambra, entra nel casolare un uomo giovane E' alto, muscoloso, ha occhi e capelli neri e la carnagione olivastra. Si appoggia alla trave, incrocia le gambe, atteggia le labbra a una smorfia simile al sorriso. Indossa un jeans e una camicia azzurra e sul polso spicca un orologio d'oro. Sul polso destro ha un tatuaggio molto bello, qualcosa di simile a una stella. Le si stende accanto con naturalezza, la fissa intensamente mentre le mani sfiorano il collo, le spalle e indugiano sul rotondo calore del seno. Carmen unisce le braccia al di sopra della testa com'è solita fare. Lui continua a fissarla mentre le stringe i polsi e le abbassa le braccia. La mano incontra il ventre e si ferma sul suo segreto. La cinge, esplora a lungo il suo fiore, sente che divarica le gambe, la prende. Dopo l'atto sessuale fugacemente le carezza la guancia. La mano ha sapore di arancia. Vi è nel giovane una sorta di magnetismo. Lui ne è fin troppo consapevole e si accorge del turbamento della ragazza.
Non stringe i pugni. Per la prima volta accoglie senza rabbia l'avidità
di un uomo. E pensa che non ha mai baciato nessuno, desiderando in silenzio le labbra dello sconosciuto. Dopo l'amplesso il ragazzo si alza, si abbottona, la fissa con luce ironica negli occhi e pronuncia le prime e ultime parole: "Ciao, bocca di rosa", gettandole accanto venti euro.
Carmen chiude gli occhi, in rapidi flash rivede le corse con la sorella
sotto le acacie fiorite che spremevano un liquoroso odore di primavera; risente la voce del padre dal timbro ruvido e dolce al tempo stesso. "Bocca di rosa" l'ha detto con lampi cattivi negli occhi, mentre la mano lanciava la banconota per umiliarla, schiaffeggiarla. L'ha ferita più di tutti gli altri uomini messi insieme, perché per la prima volta non si è lasciata possedere e ora si sente una vera prostituta. Stringe le gambe, respira forte per trattenere le lacrime e decide di attendere l'alba per scappare ancora. Lungo il cammino tenderà la mano e aspetterà le elemosine. Sarà una mendicante, ma non 'bocca di rosa'.
Prima o poi la gioventù e la bellezza vanno restituite. La giovane
restituisce la prima e sconta la seconda, forse chiedendosi quanto più alto diventa il debito se a pagarlo è una donna.
Maria Rizzi
Un racconto potente, significante, avvolgente, sconvolgente; un racconto che si dipana con una stesura chiara, precisa, apoditttica; che ti prende per mano e ti porta fra le braccia delle donne, ad amarle, per tutto ciò che sono; a rispettarle per tutto ciò che dànno, e per l'amore di cui sono il simbolo immortale. Viva le donne, la loro generosità, e la loro sensibilità; a dispetto di uomini spesso simbolo di superbia, indifferenza o, peggio ancora, di estrema crudeltà.
RispondiEliminaGrazie infinite, mio adorato Nazario. Esistono anche violenze perpetrate agli uomini. Noi donne sappiamo essere molto crudeli, a volte. Distruggere anche solo con le parole...
RispondiEliminaMa la violenza fisica resta appannaggio degli uomini, per una triste, avvilente tradizione... La virilità non si dimostra con la sopraffazione fisica. Spesso si abusa delle donne per fronteggiare le frustrazioni e la fragilità...
Un abbraccio a tutte le donne e agli uomini perbene!
Maria Rizzi
Avevo già letto questo meraviglioso racconto di Maria Rizzi e torno a farlo con un piccolo groppo in gola. E' la storia di molte storie, quelle di povere ragazze che fuggendo da un paese in cerca di vita, si ritrovano, come si dice, a fare "la vita". Tanti moralismi potrebbero accompagnare queste situazioni che di fatto avvengono, ci sono. Nella storia quel che mi prende, è sempre il sogno di Carmen, i suoi voli nei cieli dell'infanzia, quell'odore di arancia ascoltato, il desiderio di un bacio.Lei, "Bocca di rosa" non so se conoscerà l'amore, il nuovo cammino lo mendicherà. Spero di sì, che riesca a raggiungere ancora la giovinezza, quella del cuore. Complimenti alla Nostra scrittrice per il meritato premio e per le emozioni che sa donarci.
RispondiEliminaPat.... mi hai commosso! Sei di raso e d'oro... delicata e intensa. Come nelle tue liriche. E vai molto oltre il valore del testo. Ti voglio bene e, sempre di più, so che possediamo 'la chiave'...
RispondiEliminaMaria Rizzi