domenica 1 marzo 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "ISTANTANEE DI VITA" DI E. CECERE


Ester Cecere


Ester Cecere: Istantanee di vita. Kairós edizioni. Napoli. 2015. Pg. 112



Questa narrazione zeppa di un realismo che sa tanto di  nostos, nostoi, di ritorno a luoghi e fatti trasfigurati in episodi e personaggi e che dice tanto di vita piena, intensa, gustata e dolorosa, mi riporta al "Homo sum, nihil humanum a me alienum puto" (Nulla che sia umano mi è estraneo) di Terenzio. Sedici racconti che si inerpicano, con una struttura semantica lineare e docile, su vette espressive di resa paradigmatica e ontologica. Dacché ogni implicit introduttivo dà il via, fin da subito, alla perlustrazione dei fatti e delle vicende con tatto narratologico. E dacché ogni ambito naturale, ogni sprazzo descrittivo non è mai a sé stante, ma in funzione di un’analisi psicologica di ampio respiro; di stampo calviniano: “Quella mattina di primavera inoltrata invogliava a uscire; e le persone sciamavano disordinatamente nell’area pedonale. Guardavano le vetrine che esponevano già gli abiti estivi, chiacchieravano ad alta voce e il loro brusio saliva nel cielo azzurrissimo mescolandosi al garrito delle rondini”. Che naturalezza, e che quadro sapido di primavere! di esplosione di vita in quei raddoppiamenti di consonanti in funzione significante.  Descrizioni che si alternano a sequenze narrative, introspettive; a colloqui o soliloqui di grande intensità paradimmatica. Il sottoscritto, che ha avuto il piacere e la soddisfazione di leggere e recensire versi della poetessa, ci vede la medesima humanitas, la medesima voglia di abbracciare il mondo con tutta la curiosità di conoscerlo fino alle stanze più segrete dell’animo. E, addirittura, anche sprazzi di un realismo lirico che contraddistinguono il  mondo poetico dell’Autrice. Ogni racconto, che è preceduto da un prodromico riferimento a massime di grandi scrittori, ci offre la possibilità di spaziare sul panorama vasto e vario a cui si indirizza la penna della Cecere. Un panorama a tutto tondo tramite cui veniamo a contatto di figure e soluzioni che tanto ci parlano del modo di sentire e di pensare della Nostra. Massime significative, in linea con il prosieguo della trama, antiporta ad un discorso di vasto raggio analitico. La più appropriata mi sembra proprio quella di Steinbeck, se riferita, soprattutto, alla conoscenza che ho della Scrittrice: “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”; alle  vicissitudini che hanno determinato una storia variegata, complessa, ed emotivamente folta di esperienze umane; di fatti ed incontri, di amicizie e dolori, di sottrazioni e gioie, anche; di tutto ciò che irrobustisce e che dà la possibilità di comprendere e di sentire, di accettare e rifiutare; ma soprattutto di osservare dall’alto, da una torre di avorio, diciamo, l’umanità che scorre ai tuoi piedi con uno stato d’animo ora conflittuale ed ora distaccato, ma pur sempre equilibrato. Quello di una donna laboriosa, esperta di vita e di mare, ricercatrice, Ella stessa, professionista attenta, che nel viaggio ha costruito quel grande patrimonio indispensabile ad una proficua scrittura. E qui c’è l’umanità, con tutte le realtà fatte di illusioni, delusioni, sogni,  amore, sconfitte, e conquiste; sì, quell’umanità plurale e totale che l’Autrice conosce, e sa di poter descrivere in tutta la sua plurivocità: Saverio Rossi, Silvana, con gli interrogativi e le inquietudini che comporta l’amore;  Giovanna e i suoi sogni, la sua supplenza e l’esperienza con un giovane che lascerà una traccia indelebile; Viviana e il suo progetto di psicooncologia; Vincenzo e le sue pause struggenti: “… mia figlia è morta due anni fa… Ora io devo raggiungerla”. Insomma racconti brevi, incisivi, dolci, forti, in cui ognuno può trovare una parte di sé; una traccia del suo percorso esistenziale non sempre liscio, ma piuttosto problematico. Ora a voi la lettura dacché il compito del critico è quello di introdurre, e non di rivelare.      


Nazario Pardini

2 commenti:

  1. Ah, questa Raccolta di racconti mi é davvero molto cara! Si potrebbe dire che mentre Ester partoriva le storie, io mi inventavo ostetrica per prenderle al volo e leggerle subito. L'ho definita una scrittrice che sa attuare assoluta dicotomia con la Poetessa e, dopo tre Sillogi e una marcata vis poetica, non é facile.Attinge al laboratorio verista, dando la luce a vicende asciutte, quasi sempre autobiografiche, descrittive, nude. Eppure ricche. Della sua umanità che scorre come fiume in piena; della generosità che la contraddistingue come Donna; della sensibilità acuta e 'femminile' nel senso più spiccato del termine. E' un'Opera che vede l'Autrice allo specchio forse più delle liriche. E che dimostra quanto sappiano essere coraggiose le scelte di Ester. Lei osa. Sa mettersi in gioco. Con coraggio, con decisione, con dolcezza e con amore. Io, che invento, per
    non rischiare, m'inchino di fronte a tanto ardire e la abbraccio, sicura che "Istantanee di vita" sarà un suo nuovo, grande successo!
    Maria Rizzi

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    1. Carissimo Professore e carissima Maria,
      come sempre mi lasciate senza parole! Il Professore per le Sue recensioni profonde, attente, meticolose, che scandagliano gli scritti, cogliendone il più recondito significato da porre all’attenzione del lettore altresì disvelando tratti celati della personalità dell’autore.
      Che dire a Maria? Sin da quando l’ho conosciuta mi è sempre stata accanto, guidandomi e consigliandomi. Come ebbi modi di dirle qualche sera fa, è la mia Stella Polare.
      Con gratitudine
      Ester

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