domenica 8 marzo 2015

M. GRAZIA FERRARIS E U. CERIO SU "COS'E' L'ARTE"

Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade


DA "VITO LOLLI: "COS'E' L'ARTE?"": 

Ampio articolato intervento sul tema dell’arte e della sua funzione: un saggio pluridisciplinare da studiare nelle sue parti, ricco di implicazioni storiche, estetiche, psicologiche, filosofiche…..
Anche l’articolazione strutturale è complessa; il tempo e la memoria: invisibile il primo, nonostante l’assillo ossessivo della misurazione, e universale la seconda. La PAROLA, l’ARTE come unico possibile tramite, “sentiero” che dia senso al Possibile e al Nulla..Temi che la filosofia greca aveva dispiegato. Una ricerca dove scienza, mistica, filosofia e arte perdono specificità e confini per fondersi nell’indistinto mare della ricerca, dell’interiorità, e i testi di antica saggezza, citati ampiamente, ne danno testimonianza.
Si approfondiscono i temi del silenzio, della genialità, follia e creazione artistica. Inquietante il tema del silenzio, per sé misterioso, che passa, fil- rouge, nella tradizione egizia ed in quella cristiana segnando l’opera d’arte - analogia col processo creativo divino dell’universo.
L’arte dunque come follia necessaria. “ La genialità …rimanda …alla misteriosa nascita di un sentire dalla misura estranea al contesto socioculturale di appartenenza…. Non sappiamo chi sia, da dove venga e dove vada:… Il genio è folle perché travalica la sua appartenenza mettendone in discussione i parametri, introducendo una differenza nel tessuto omogeneo delle abitudini. Ma può anche patire la possibile insostenibilità di tale differenza quando questa resta latente, quando è uno stato d’animo alieno che non si fa opera e implode nel caos mentale, nella destrutturazione della logica e del discorso, nella frammentazione della personalità.” 
E non c’è opera d’arte vera senza l’esperienza di tale abisso. Cos’è mai la bellezza? Sempre di per sé spaesante. “La potenza di tale e-mozione, così come il furore creativo, erano indicate da “entusiasmo” (“en-theos”, “il dio dentro”), mentre lo stato interiore che veniva acceso era la “meraviglia”. Certo: a volte può essere ambigua, la bellezza. Può avere un profilo bifronte. Il mondo classico lo intuisce quando all’armonia apollinea del bello appaia il volto orgiastico e stravolto del dionisiaco. Forse solo un silenzio radicale, una coraggiosa e folle sospensione, ci può immergere nel bello e nell’arte….
Temi davvero complessi: un invito per tutti noi a ripensare, riflettere, non accontentarsi dell’immediata risposta. Prestare attenzione a quel “non so”umile che è madre di ogni vera sapienza.

Maria Grazia Ferraris


Umberto Cerio collaboratore di Lèucade

DA "VITO LOLLI: "COS'E' L'ARTE?"": 

Questo saggio di Vito Lolli sull'arte si dipana in un lungo, vario e affascinante viaggio tra tempo, memoria, coscienza universale, follia e bellezza come "mistero della verità dell'essere", con una serie di implicazioni spiritualmente vissute, ma a tratti anche intuitive, in quanto manchevoli di passaggi organici che possano aiutare la leggibilità dei vari elementi. Ma, certo, sono intuizioni quasi sempre condivisibili. L'attenzione è sollecitata da alcuni elementi del discorso di Lolli. Prima di tutto il tempo, che individua in più momenti, con ampiezza di dire. E' vero che il tempo non ha oggettività né è un rapporto oggettivo tra i " reali", ma vive sempre nella soggettività dell'io e non esiste neppure come "sequenza cronologica degli istanti", ma solo come coscienza e come conoscenza interiore nella realizzazione e nella evoluzione dei fenomeni. E certo, in tal senso, è elemento anche fondante della creazione poetica. Così come il rapporto tra "Memoria totale" che diventa, anche, "Coscienza cosmica". Molto interessante è anche il passaggio in cui l'autore si pone la domanda di cosa sia la"realtà di riferimento per l'arte, in rapporto ai dati della fisica, e in particolare, della fisica quantistica, che rifiuta i giudizi determinanti (di kantiana memoria), e accetta solo giudizi probabilistici, quando l'indagine conoscitiva è rivolta al microcosmo. Non vi è certezza, poi, della loro validità, se si indaga il macrocosmo. In tale visione del mondo è chiaro che soggetto e oggetto non hanno più lo stesso significato originario. Nel rapporto tra spiritualità e realtà, ritroviamo, indirettamente, reminiscenze schellinghiane sulla filosofia dell'arte che il filosofo tedesco, allontanandosi dal pensiero di Fichte, e più ancora da quello di Hegel, vede come "il compimento di tutto il sistema del sapere filosofico", per la coincidenza di spirito e natura, perché lo spirito diventa visibile nella sostanza naturale, e la natura, mai fissa, coincide alla fine, invisibile con lo spirito. E l'arte diventa la forma più alta della conoscenza. Altro momento interessante e stimolante-e per me coinvolgente- a lungo sviluppato, è la "follia necessaria", forse anche perché anni addietro ho composto, sulla follia, un lungo poemetto. Ma, al di là degli argomenti proposti in questo saggio, si rivela una scrittura complessa e varia, da cui si ricava una lettura molteplice e ricca, che impone giuste riflessione, e profonde, su che cosa siano tempo, memoria, arte, con tutte le implicazioni storiche che gli argomenti posti suggeriscono

Umberto Cerio 

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