La
mareggiata
Invaso da nuvole grigie
è il cielo che prima era
azzurro,
e calde folate di vento
carezzan con baci sabbiati
la spiaggia deserta.
Come un muggito si leva
dal petto ansimante del mare,
un brontolio minaccioso
di mille trepide gole
strozzate dall’onde.
Poi l’acqua ha un sussulto,
si veste di candida schiuma,
s’innalza, s’abbassa,
s’infrange,
si spinge, respinge, si perde
nel tutto infinito.
Ed ecco un’ondata potente
schiaffeggia con forza lo
scoglio,
poi altre, altre ancor come in
gara,
a turno, con urto crescente,
con rabbia furiosa.
Per ore la crisi del mare
ricolma d’angoscia la terra
e un senso che sa di paura
pervade un bianco gabbiano
in un brivido freddo.
Poi tutto s’acquieta, e le
acque
si stendono come se stanche
cercassero un po’ di riposo.
Biancheggiano lungo la riva
ritorte conchiglie.
La
brinata
Un velo di nebbia d’argento,
salendo leggera leggera,
incenso di candide piume
da angeliche ali volanti,
discopre dai sogni la terra
vestita di gelo.
Non odi il respiro del vento,
ma il sole sul nudo sentiero,
su l’erbe e le sponde del
fiume
tramuta in vezzosi diamanti
le perle che il ghiaccio
rinserra
caduto dal cielo.
Un gemito, un trillo, un
accento
di pianto da un cuore sincero:
stringendosi intorno le piume,
sui miseri resti tremanti,
un passero torna alla terra
gelato sul gelo.
Metricamente perfetta l'ultima lirica, in sestine composte da 5 novenari e un senario. Un po' d'incertezza nelle altre due che presentano ottonari e settenari a disturbare il ritmo. Credo varrebbe la pena una piccola revisione metrica dacché i testi sono nel complesso di buona fattura con immagini molto efficaci e di vago sapore pascoliano.
RispondiEliminaLorena Turri