venerdì 14 agosto 2015

M. GRAZIA FERRARIS: "L'AMBIGUITA' DELLA FESTA"


Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade


Considerazioni in libertà: l’ambiguità della festa



La malinconia, un albero frondoso che succhia linfa vitale, ma a volte dà frutti deliziosi: opere, poesie e perfino trattati sulla malinconia medesima. Questo è il caso della poesia di U. Saba, ma anche di Baudelaire che in Tenebre si sente come un pittore condannato a dipingere nelle tenebre o a mangiarsi il cuore, di Rimbaud che diceva “je est un autre”, io è un altro. L’io è un altro, perché ho malinconicamente bisogno di un’immagine che mi venga confermata. L’altro mi guarda da dove io non posso vedermi e può quindi garantire della mia esistenza e anche della mia amabilità…. una volta era considerata peccato, l’accidia: un torpore, un'assenza d'iniziativa, una disperazione totale, senza scampo, acuita dalla solitudine, che produce «afonia spirituale», quella che Marsilio Ficino indicava come perdita eccessiva dello spirito sottile, la voce dell'anima che non parla più. 
Il rimedio classico era attivarsi, viaggiare. Kant ritiene che il nostalgico non desidera in realtà i luoghi della giovinezza, ma lo stato della giovinezza, la propria infanzia legata a un mondo anteriore. Søren Kierkegaard la descrive nel Diario come un Giano bifronte, che con un volto ride e con l'altro piange, unendo il comico e il tragico. La malinconia è una vedovanza, ma può essere anche un vuotarsi per ricevere la visita divina, è dolorosa e tocca le radici del nostro essere. Appartiene a un ordine di natura spirituale, un'oppressione dello spirito, un peso che grava e ci schiaccia mentre i nostri sensi e impulsi si paralizzano. Ma il cuore della malinconia è Eros, il desiderio d'amore e di bellezza.. L'uomo è un confine e sperimenta il mistero di una vita di confine, vive nella terra mediana dell'inquietudine. La malinconia è occhi pensanti. “Io non sapevo/questo; ora bevo/ l'ultimo sorso amaro/ dell'esperienza.
Rivedo le strade metafisiche di De Chirico,la Melencolia ritratta da Dürer: la collisione dolorosa di passato e futuro, mistero, nostalgia per ciò che si perde e angoscia per ciò che finirà. Il malinconico non vive solo di presente e di realtà, ha la tentazione dello sguardo che va oltre il visibile. 


Maria Grazia Ferraris

2 commenti:

  1. Considerazioni suggestive e belle, queste di Maria Grazia Ferraris. La malinconia è un sentimento assai nobile, una tristezza delicata e dolcissima (a volte cupa e profonda) che non a caso ha suscitato molta ispirazione tra i poeti, gli artisti e i filosofi più grandi di ogni tempo. Essa "appartiene a un ordine spirituale", dice la Ferraris, e io oserei dire "trascendente". Mi sembra sia questo il senso da attribuire all'affermazione di Rimbaud, "Je est un autre", che io amo particolarmente. "Io è un altro", e non "io sono un altro": identità e alterità fuse in un unico respiro. L'Io è l'"alter ego", l'altro di me che mi sfugge, forse il "daimon socratico, la parte nascosta e universale di me stesso, l'essenza individuale da cui mi sento diviso e a cui aspiro nostalgicamente. La verità di me stesso, che mai mi si potrà rivelare in tutto il suo splendore. Un richiamo struggente ed infinito.
    Franco Campegiani

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    1. Intervento molto significativo, puntuale questo di Franco Campegiani, che ringrazio sentitamente, sia quando ci indirizza a meditare sul valore del “trascendente", sia quando commenta così profondamente Rimbaud. É in linea con gli approfondimenti filosofici che ci regala e che ci ha abituato a seguire anche sul blog.
      È proprio vero, c’è necessità della Filosofia: che sappia interpretare, commentare, dire ,dare significato a quello che talvolta l’arte ci propone a livello intuitivo. Ringrazio amichevolmente.

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