Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade |
Sebastiano
Vassalli. In memoria.
Ci ha
lasciati un grande scrittore, Sebastiano Vassalli, recente candidato italiano
al premio Nobel e prossimo premio Campiello alla carriera.
Sebastiano Vassalli |
Era
celebre per il romanzo 'La chimera',
il suo capolavoro, ambientato nella pianura novarese, dove ha vissuto fin dai
primi anni di età, del quale, rispondendo alle disquisizioni critiche sul
romanzo storico, polemicamente diceva:
“ All'autore
come me interessano le storie umane, le vicende umane, la storia degli
individui.
Come
vicende potrebbero essere molto poco interessanti. Le belle storie sono rare,
ma quando si incontra una bella storia, quando si ha a che fare con una vicenda
umana che è in grado di trasmetterci qualcosa di più, di nuovo, qualcosa che
noi non avevamo compreso fino a quel momento, perché non conoscevamo certe
sfaccettature proprie di quella determinata vicenda, che solo essa può farmi
conoscere; ebbene allora io, scrittore, la vado a prendere là dov'è collocata
temporalmente, e ne traggo un libro. Se è collocata duemila anni fa la vado a
prendere lì, dicendo a me stesso: "chi se ne importa". Se è posta trent'anni
fa, la prenderò lì. ..”
La sua caratteristica temperamentale è stata
l’ombrosità, la cupezza solitaria . Come se un'infelicità di fondo, dichiarata,
avesse prodotto una relazione con il
mondo fatta di sospetto e di pessimismo... “Il
mio granello di felicità-quel granello di felicità che ogni uomo porta con sè
nel mondo al momento di nascere- era sepolto in questa pianura dove vivo, tra
il Ticino e la Sesia. Ancora non l'ho trovato, ma continuo a cercarlo"
(S.V, in Terra e acque). Pochi
sanno del suo inizio poetico. Non è un caso che tra gli amori giovanili di
Vassalli ci sia Dino Campana, che considerava suo padre spirituale. ("io
poeta notturno [Campana] interrogandomi a lungo sopra i destini
dell'ARTE..."). Il suo esordio è stato infatti poetico.
Nato come
scrittore ai tempi del Gruppo 63, in mezzo a tanti giovani autori, a speranze
del mondo letterario in parte scomparse nello spazio di pochi anni, Vassalli è
cresciuto lentamente per suo conto, pensando, soffrendo, rifiutando,
polemizzando chiedendosi il senso della scrittura e della poesia.
“
Dietro questa pagina il vuoto delle cose
La
superficie della parola ormai non ricopre più nulla
Una
voragine separa le cose dai termini che le designano
Questa
pagina è un immenso sudario
Sotto
questa pagina non c’è né ambiguità né storia
Soltanto
cieca violenza e astrazioni innominabili
Di
queste larve di parole brulica il vuoto e di incognite
Un
mare di esistenze soffocate sotto il bianco della pagina
Miraggi
di immagini riflesse echi lontani di voci Il
bianco della pagina non basta a nascondere nulla. La
parola si dilata si stende a riavvolgere il mondo. Il
bianco della pagina è un cielo percorso da un brivido. Come
una filigrana recante l’effigie di Washington. Di
simili larve di parole brulica il vuoto e di incognite. Miraggi
di cose di vite vissute nel segno del dollaro
Una
pagina che si dilata si tende a riavvolgere il mondo.
( La poesia oggi, quaderni Ant. Ed, NO,
1971- Dietro la pagina, in Le parole e le storie in S.V.- Microprovincia, n°49,
2011)
E la
poesia , abbandonata, gli ha pur assediato il cuore, come appare chiaro in Amore Lontano:.
“
L’unico miracolo che si compie dai tempi di Omero e da prima ancora, e che non
può essere dimenticato o messo in dubbio perché chiunque può farlo rivivere con
la lettura, è quello delle parole che trattengono la vita. È la poesia….La
poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole. Vita che vive al di
fuori di un corpo e quindi anche al di fuori del tempo. Vita che si paga con la
vita: le storie che ho raccontato in questo libro stanno a dimostrarlo.
…La poesia è ciò che sopravvive, nel presente,
della parola in cui parlano i testi antichi, che <viene prima di tutto e che
dà vita a tutto>. È l’unico miracolo possibile e reale, in un mondo dominato
dal frastuono e dall’insensatezza. È la voce di Dio.
…Io
dico.< Quando vedo l’allodola battere/ di gioia le ali contro il sole>
(Bernart de Ventadorn).
E in
qualunque epoca io viva e in qualunque stagione, intorno a me si accende la
primavera: con gli uccelli, che ritornano dai paesi lontani e con la sua luce.
…Io
dico.< Il tacito infinito andar del tempo> (Leopardi) .e, dovunque io mi
trovi, vedo l’universo con le sue galassie, e percepisco il silenzio degli
spazi infiniti come una sensazione fisica. Mi sembra che tutto scivoli via, e
di scivolare via insieme al tutto” (Amore
lontano,2005).
Una
meta sognata, interiore, alla quale
sentiva forse di non poter facilmente approdare:
“ La materia prima con cui si scrive nel libro
non è l’inchiostro ma il tempo stesso della vita: ci sono carte che nessuno può
truccare e anche l’imbecillità e l’ignoranza pagano il dazio.
… Io,
facitore di stolti libercoli, ho appreso questo… ed anche a irridere il Libro e
a giocarci- cosa che ora faccio anche male, cioè in maniera troppo tragica: ma
in futuro si tratterà veramente di divertimento e di gioia.”( 1972- lettera a
G. Davico Bonino). Il
momento di punta in cui ha tradotto il
suo disagio non solo linguistico è stato forse con Millennio che muore, del 1972, ma ha nondimeno mantenuto in tutta
la sua produzione narrativa con grande consapevolezza il suo pessimismo gnoseologico e formale,
quasi sperimentasse la mimesi della morte: dell’autore, della letteratura, del
mondo.
“io
giocoliere presentatore stenografo di questo libro
che
muore celebratore di questo millennio
che
anch’esso muore. IO consapevole della mia morte
mi
piego sulle ginocchia accosto l’orecchio per terra
…ascolto
il pulsare del libro, il battito lento,immutabile “ ( Millennio che muore)
Maria Grazia
Ferraris
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