martedì 18 agosto 2015

M. DONTE: LETTURA DI "CAPTALOONA" DI C. FIORENTINI

Lettura di CAPTALOONA, di Claudio Fiorentini





Tutto è, nulla non è.
La verità delle cose è nella loro manifestazione
e nell'interpretazione della manifestazione
come anche nella loro non manifestazione
e nell'interpretazione della stessa.
Jeromo Ubaldinus Fedorovic Van Munster, il fantasma...

Cos'è surreale? Mi sono chiesto, leggendo il potentissimo "j'accuse" del libro scritto da Claudio Fiorentini, la nostra vita, la società nella quale viviamo davvero, o il mondo che descrive il Nostro? Non c'è davvero alcuna differenza, nulla è più surreale della realtà che ci circonda, dove tutto, ma proprio tutto il nostro esistere è condizionato dai "Grandi Fratelli" di orwelliana memoria, che dall'ombra gestiscono la politica, gli affari, l'economia e decidono cosa è bene per noi e che cosa è male.
Captaloona è una città che è divenuta un orrore dove vivere, spersonalizzata e spersonalizzante...dove tutto è stato trasformato da alcuni loschi individui in un incubo, di cui la gente non si rende compiutamente conto, pensando che quello che viene offerto da quel tipo di società sia il meglio possibile per loro. Solo un "fantasma" un asceta, un santone, quasi pazzo, che vive in un sotterraneo accudito da un "frate" di colore e un architetto minato da un male incurabile, vogliono cambiare questo stato di cose e riportare la città, se non all'antico splendore, almeno ad essere vivibile. Non mi inoltro oltre nella trama, per non far perdere l'interesse da parte dei futuri lettori; aggiungo però, che questo libro è una rivelazione, un autentico colpo di genio, cavato dal cilindro di un prestigiatore....ho rivissuto echi del surrealista per eccellenza del nostro panorama letterario, mio conterraneo, tra l'altro, essendo Sanremasco, Italo Calvino. Come non rivedere nel santo asceta, fantasma dal nome lunghissimo, una traccia del Cavaliere Inesistente, Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez? La trama trascinante, e ricca di colpi di scena si dipana, iniziando dall'epilogo, in un vortice di emozioni e sorprese. Ne sono rimasto davvero affascinato: i nomi scelti per i personaggi, Ventresca, Gregoria, Cornelio Pesto, Galatea Malaspina, Collirio, Penuria ecc ecc sembrano uscire dalla penna di quel genio misconosciuto che fu Carletto Manzoni, con i suoi personaggi Chico Pipa, l'investigatore privato, sempre a caccia di avventure impossibili, fra bionde dagli occhi "viola copiativo" e il cane, suo fedele amico, Gregorio Scarta. Si accenna nel libro, persino, ai culti misterici siriani, portati a Roma al tempo di Eliogabalo, il che dà nota di grande cultura, ma quel che davvero conta, alla fine, è il messaggio che ne esce, la traccia che lascia il Fiorentini, nel lettore. Vogliamo continuare su questa strada, dove la cultura è soffocata dai potentati economici e politici, dove si dice bello a ciò che è brutto?Vogliamo essere prigionieri dei grandi magazzini, dei call center, di tutto ciò che massifica e polverizza la creatività? Di una editoria che tacita i veri talenti? La strada è aperta, ci dice Claudio, sta a noi decidere se ci sta bene o meno. Personalmente rifiuto quella strada. Quello che sarà il futuro della cultura, è nelle nostre mani, non lasciamo che i potenti vincano questo gioco al ribasso e avremo fatto un gran favore alla posterità.

Maurizio Donte





2 commenti:

  1. Grazie Maurizio, e grazie Nazario per questa recensione e questo spazio...
    Claudio Fiorentini

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