domenica 30 agosto 2015

CLAUDIO VICARIO: "UDII UNA VOCE"


Claudio Vicario collaboratore di Lèucade

Udii una voce


Tra cupe forre

serrate da pareti di roccia nuda
chiazzate a tratti
da macchie scure di terriccio
odoroso di muschio;
tra innumeri querce
generose di rame e foglie
agl’implumi dei nidi nuovi;
tra rovi pungenti
in siepi infinite
punteggiate di more selvagge;
tra larici, abeti e mirti e l’acuto
olezzar dei ciclamini,
e il fresco profumar d’erbe non tocche,
e il chioccolar sommesso
tra smeraldine sponde
d’una linfa d’argento,
tenue carezza danzante
sui sassi muscosi,
e il sospirar delle fronde
appena mosse
dall’invisibile mano insidiosa
del vento,
udii un giorno
levarsi possente una voce:
“Qui regna Iddio!”

Sussultai,

e le mie fibre tremarono.
E andai, andai
come automa ch’altro non oda
che la voce interiore
e il canto misterioso
della natura che vive.
Scesi sui campi
ondeggianti di messi odorose,
tra chiazze chiare
di ulivi d’argento
dai miseri tronchi incavati,
inverosimili esempi d’anime generose,
tra lunghi pendagli di pampini
fùmidi di tenue rugiada,
tra alberi ricchi di molteplice frutta,
che tutto davano di sé
ne le gagliarde braccia tese
a prodigar doni,
tra il tenue pigolare innocente
di piccoli esseri
paghi dell’ombra di una fronda
e qualche grano
dolce dell’amor d’una madre,
e udii una voce:
“Qui regna Iddio!”

E andai, andai ancora:
lambii col piede
l’acque dorate del fiume;
sfiorai l’aspre
sabbie d’argento,
volai sui prati di velluto
costellati di rustiche margherite,
su terreni palustri,
su Oceani sterminati,
nell’immenso infinito fragore
delle onde irrequiete
schiaffeggiate
dalla pazza furia del vento,
e udii una voce:
“Qui regna Iddio!”

E venne la sera.
E intorno scesero
tremolanti di paura e pensosi
di sogni
i fantasmi della notte:
vagarono un poco danzanti
nel crepuscolo soffuso di pace,
poi si posarono,
come l’inesorabile artiglio della morte
implacabili su tutte
le cose.
Guardai in alto, lassù,
ne l’immenso lenzuolo
ricamato di stelle…..
E dall’alto, come portata
sull’ali misteriose del vento,
una voce mi toccò
con mano di fuoco:
“Qui regna Iddio!”

Infinito, incomparabile mistero

dell’Universo!
Nulla io dissi,
ma mi aprii alla vita.
E andai ancora, andai
per le turbinose strade
dell’uomo,
tra la tumultuosa incessante folle
corsa delle macchine
dal cuore d’acciaio,
e una voce insistente
metallica, cupa
gridò:
“Qui regna l’uomo!”

Cieco uomo!

Perduto nel vortice

della vacuità della vita,
altro non chiedi
che la gioia dell’oggi
e tutto vuoi per te,
a tutto agogni, e ridi
dei mali altrui o non ti curi
e sogghigni
sulle bare che passano,
e inganni il fratello,
e rubi la pace altrui, e tradisci
l’amico, e porti guerra,
e stermini, e uccidi…..
Cieco uomo!
Ch’entro le caduche spoglie
della vita che passa
freme eterno uno spirito,
un qualche cosa
che sfugge al comune sentir
perché, l’Eterno,
solo a chi sa guardare
è destinato.

Claudio Vicario

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