mercoledì 5 agosto 2015

MARIA RIZZI SU "ANGELI E FOLLI" DI DARIO VILLASANTA

                                      


Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade
      

                            ANGELI E FOLLI

Il romanzo “Angeli e folli” di Dario Villasanta, esula dalle caratteristiche tipiche dei romanzi di genere, infatti non si può definire un giallo, un noir e, meno che mai, un thriller… potrebbe definirsi un’esperienza bukowskiana di grande spessore letterario.
L’autore sceglie di calarsi in un universo di personaggi apparentemente dannati, ma in realtà, con raro nerbo narrativo e con particolare sensibilità, riesce a focalizzare i loro aspetti umani. Conduce i lettori sui sentieri dell’illegalità, della prostituzione, delle galere, degli ospedali psichiatrici, rendendo gli argomenti degni di nuovo approccio. Non v’è nel suo narrare la violenza, l’odio, il rancore. Punta l’obiettivo sui sentimenti puri, come l’amicizia, la complicità, la volontà di donarsi, creando un universo a sorpresa, che demolisce gli stereotipi dominanti e insegna quanto si può divenire ‘angeli e folli’. I personaggi del romanzo ruotano attorno a Dax, milanese misterioso, che ha abitato molte esistenze difficili, ma non ha perso il senso della giustizia. Vive ai margini della legalità, sniffa cocaina, stringe legami con persone di dubbia reputazione, ma pur da antieroe, si erge fiero in quella che oserei definire la sua incandescente, ingenua ‘pulizia morale’. E Domenico, l’amico conosciuto da soli due mesi, che si trova in una situazione di solitudine e di sbando, Giulia, la prostituta dal carattere forte, dai precisi punti di riferimento morali e spirituali, che si potrebbero considerare i co –protagonisti della storia, sono caratterizzati, come Dax, da valori e atteggiamenti, che inducono non alla pietas, ma quasi a un senso di ammirazione.
Il romanzo di Dario Villasanta riesce, incredibilmente, a capovolgere i nostri abituali punti di visti. Siamo catapultati nell’universo del sesso facile, dei soldi guadagnati in modo, fino a un certo punto, indecifrabile, dell’etilismo e della droga eppure veniamo investiti da un’umanità calda e avvolgente. Le storie acquisiscono aspetti funzionali al romanzo, eppure didattici. Spesso si finisce in carcere per errore e la vita tra le sbarre non è molto diversa da quella che si conduce nel quotidiano. Non si incontrano mostri, ma altri esseri umani spaventati e soli, desiderosi di aiutarsi a vicenda. Ovviamente un simile discorso non vale per coloro che vengono arrestati per gesti infamanti. Anche le realtà degli Ospedali psichiatrici sono ridimensionate nel testo di Dario. I malati vengono sedati e aiutati ad allontanarsi dalle realtà che li hanno resi incapaci di agire secondo coscienza.
I contesti nei quali si svolgono le vicende sono bui, eppure riflettono luce strana, disarmante.
Lo stile ha caratteristiche nuove, originali anch’esse. Salta dal discorso condotto in terza persona a lunghi periodi dialogici, di grande impatto espressivo. E’ asciutto, freddo, sanguigno… e, a tratti, tenero e coinvolgente. Senz’altro filmico, in quanto presenta sequenze adatte a una scenografia.
Un romanzo che trafigge e lascia tracce profonde. Il mondo non è mai come sembra.
Errori di un attimo possono etichettare per sempre le persone, cambiando il loro modo di porgersi a una società che non è più disposta a comprenderli.
Le anime restano le stesse. E in quelle anime i sogni provano a non arrendersi!


Maria Rizzi

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