Dedicato
a Papa Francesco
“Bonjour Ameriga” di
Lilli Brogi
Prefazione
di Alfredo Vernacotola, postfazione di Michael
Musone,
Edito da La Pergola Arte Firenze.
Con
Lilly Brogi ci troviamo di fronte non solo a
una poetessa, ma ad una pittrice-scultrice capace di ideogrammi o calligrammi artistici davvero sorprendenti. Abbiamo
ammirato non solo i versi e il sistema catartico che li anima, ma anche la
struttura estetica, che non è solo una bella veste, ma impegno, protesta, ardore,
anch’essa è impalco del viaggio che lei
percorre continuamente dalla morte alla vita. Non è solo dolore, ma nutrimento
del più bello, del più moralmente ed eticamente alto. La potenza di quest’opera è in una utopia
accarezzata per l’intera vita , quasi una leggerezza fanciulla, nel voler
credere sempre e per sempre che esista per tutti una Terra Promessa. Non certo
l’Ameriga che l’autrice ironicamente pone come terra promessa (così l’hanno
creduta in molti), per tanti emigranti è
stata solo matrigna, paese, come tanti, che ha posto sull’altare della vita il
denaro, il desiderio di consumare, l’educazione ossessiva nel conseguire obiettivi economici, essere ricco per molti è
l’unica strada per essere felici, questo è un sistema di vita diffuso in molti
paesi e, dunque, tra molti esseri umani. Anche l’ironia, già dal titolo “Bonjour Ameriga”, è
ben seminata, non acre, ha spazi profumati di erba dei campi. Non si traduce in
mugugni, né in disgusto, ma emerge
chiara una contestazione per agli orrori di questo mondo, con incursioni
temprate della speranza, posta su una
rupe di improbabili mutamenti. Per
la possibilità di una nuova rotta dovrebbero essere parimenti coinvolti gli
Stati e gli individui. Se la decadenza
morale ammorba tutto e tutti, se il
tradimento si trasforma in odio, se la
superficialità con cui si vive e si offende il prossimo è l’unico modo che
conosciamo per sopravvivere, ebbene non si può continuare a rimanere ciechi nei
fossi dell’orrore, dimenticando chi è più sfortunato, chi è abbandonato, chi
non ha avuto fortuna. Anche quelli che si definiscono cristiani hanno nascosto
in uno spazio troppo lontano dal cuore il grande esempio di Cristo, in questi giorni
di dolore e di malattia, invasi dal coronavirus, si impone incalzante, una
rivoluzione, ormai non più da rimandare. Un fuoco invaderà il mondo: avere gli occhi per vedere ( non ci guardiamo neanche più in
faccia) il fratello, non è un accademico
parlare, ma un sentirsi parte di essi, parte di chi soffre, di chi crede in Dio
e nei suoi comandamenti, di chi è certo che il mondo possa percorrere la strada
dell’incontro tra i diversi, di chi vede nel Santo Padre Francesco l’uomo mandato
da Dio per guidare il suo gregge. Questa è la grande immensa utopia della
poetessa.
Dicevo
all’inizio di questo mio scritto dei
calligrames, la veste estetica dei
componimenti mi ha fatto subito pensare ai Calligrames di Apollinaire. Non
sappiamo se LillY Brogi scrivendo quest’opera abbia tenuto presente il
capolavoro di Apollinaire,[1]
scritto e pensato poco prima della sua morte. Le 86 poesie artistiche che caratterizzano l’opera del grande artista,
nutritosi sempre di arte e poesia, sono “animate” da pensieri di pace e
pensieri di guerra, quest’ultimi intesi quali condanna per i conflitti. Il
poeta dal cranio fracassato sapeva bene di cosa parlava, la sua arte fu pane quotidiano,
caratterizzata anche dall’amicizia dei grandi pittori della Ville Lumiére ( Modigliani, Jean Concteau,
Braque, Beatrice Hastings, Picasso…..).
Cosi come si presenta l’opera di Lilly Brogi , accattivante anche per gli
occhi, pari in analogia al grande autore francese, ma anche ad altri grandi
maestri di questa tipologia estetica ed etica, come a Marziale, per esempio, perché le denunzie del
male nei versi della Brogi non sono
passeggiate, ma anche ci ha fatto
ricordare i grandi capolavori di Optaziano Porfirio , Ausonio all’epigramma
prefatorio e anche le Aenigmate sinphosii carmi in limine libelli . Tutti
autori e scritti che hanno compiuto nelle
loro opere grandi rivoluzioni sui contenuti e la forma che Lilly Brogi , come
loro, attua dando ad ogni suo gesto e a ogni sua parola un imprimatur.
La sua poesia è il Plent[2],
gocce di rugiada e di sangue che l’uomo paga per vivere. Entra questa tipologia
di scrittura nei grandi traguardi della lirica moderna dove, anche se l’io del
poeta è sempre protagonista, si fa strada
una protesta pacifica contro le
aberrazioni in cui si è costretti a vivere. Non possiamo non citare Montale. Il
Montale di Satura[3]
, in particolare mi riferisco alla Satura I e II ,dove il Poeta si impegna in
una critica dura alla storia e ai suoi tempi che hanno conosciuto non solo gli
orrori della seconda guerra mondiale. Ci lega a questa immensa poesia il suo
smarrimento, la levigata perfetta eleganza
dei suoi versi, l’amore per la natura e per la musica, qui, in
quest’opera Lilly Brogi lo privilegia
nelle composizioni di “ Satura”.
La poetica
è dedicata al grande Pontefice Francesco,
un dialogo a due, un costruire progetti sulle sorti del mondo, un simposio al quale siamo tutti invitati,
dall’emigrato, al malato, ai senzatetto, ai ricchi, al politico, agli
intellettuali chiusi nelle torri eburnee. L’invito è rivolto ai santi che pure
ci sono nella nostra società, anzi ce ne sono molti , come questi giorni dell’imperatore
Coronavirus ci insegnano.
Prima
di chiudere questo scritto sento il
dovere di parlare della prefazione del libro, opera di Alfredo
Vernacotola, poeta morto giovanissimo, portatore di handicap, conosciuto e
gratificato con il Primo premio per la poesia, Premio “Lilli Brogi. La Pergola” personalmente dalla
nostra poetessa. Dicevo che questa prefazione è davvero mirabile sa parlare al
cuore, è irruenta, spinosa, anch’essa calibrata come un calligrame. Il
prefattore per molti è uno sconosciuto, questa società piena di piaghe non dà
spazio a chi seppur bravo e che ha a
molte cose da dirci, ha un cuore onesto
che palpita, ha una mente raffinata e colta, purtroppo, come tutti quelli che non sanno “ sgomitare “ è condannato alla
retroguardia. Di eguale bellezza ed esplicanza è la postfazione di Michael Musone,
in questo poema della vita contribuisce
a tessere all’unisono con i protagonisti una tela mirabile di colori, di porte aperte
al sole e alla speranza.
Carmen
Moscariello
[1] Carmen
Moscariello, Apollinaire, Lucarini Editore , 1988.
[2]
Apollinaire, Calligrames
[3] Satura
(1971) . Scritti composti dal 1962 al 1970. La prima parte Xenia, dedicata alla
moglie morta.
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