sabato 21 marzo 2020

SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "QUANDO FINISCE LA LUCE" DI FRANCESCO TERRONE, GUIDO MIANO EDITORE




Francesco Terrone
QUANDO FINISCE LA LUCE
Recensione di Sandro Angelucci

Un sogno non muore
quando è guidato
da ali d’amore.
Le rondini volano in aria
alla ricerca
di piccoli insetti
che volano anch’essi nell’aria,
ma il loro volo,
pur essendo utile,
è fastidioso e senza speranza:
finisce
quando finisce la luce.

Vorrei aggiungere che finisce anche quando viene interrotto dal becco delle rondini. Che crudeltà! No, semplicemente la fine di un volo per fare aprire le ali ai rondinini; la fine di un volo per il principio di un altro, di altri voli.
Questo non per confutare il poeta, semmai per l’opposto intendimento: vale a dire rafforzare il concetto che, è vero, il volo finisce quando finisce la luce. Ed effettivamente - per i voli delle zanzare - la luce finisce; non diversamente - per noi - finisce lo stato di benessere quando siamo punti da questi insetti.
Ciò vuol dire che quella in cui viviamo è una valle di lacrime, un luogo inospitale? Niente affatto: sta a dimostrare, invece, che questo è l’Eden, dove la luce finisce ogni giorno con il tramonto del Sole ed ogni giorno riappare con l’alba. Albe e tramonti di cui anche l’uomo fa parte sebbene si ostini a volersi  affrancare dal ciclo naturale della vita.
Una farfalla, / senza il nettare di un fiore di primavera, / muore”: come quel nettare è la poesia per l’uomo. Non posso scrivere senza fare riferimento a quanto sta avvenendo: stiamo agonizzando proprio per la mancanza di quel nutrimento e per l’abbondanza di ciò di cui ci cibiamo quotidianamente: soldi, speculazioni, corruzione, falsi affetti, indifferenza.
Chi, ancora, sa dire: “Le lacrime, / ultimo sorriso di dolore, / salutavano / il cuore morente di mio padre…”? Coloro che abbandonano i propri genitori negli ospizi, dove vengono maltrattati, forse? Oppure chi, nell’animo (e non parlo soltanto di poeti) sente di essere vivo?
Il libro di cui sto occupandomi è inserito nella collana “Parallelismo delle arti”, a proposito della quale Guido Miano così si esprime: “La Collana nasce con l’intento di accostare per somiglianza un gruppo di poeti - con la scelta di loro testi più significativi - attraverso fonti di ispirazioni parallele con un altrettanto gruppo di artisti contemporanei o fotografi. L’obiettivo è quello di chiarire la condivisione di comuni intenti tra autore e pittore, dove le tematiche dell’autore sono messe in parallelo alla fonte di ispirazione dell’artista o del fotografo: il tema dell’amore, della natura, della memoria, del dolore, della maternità, degli affetti familiari sono presenti in tanta poesia. I volumi della collana sono corroborati da immagini di opere di artisti e fotografi che, in connubio con le prevalenti fonti tematiche dei poeti, assurgono a ciò che Kandinsky  avrebbe poi definito «lo spirituale nell’arte»”.
Mi sembra una lodevole iniziativa editoriale, non soltanto perché mette in comunicazione le arti ma vieppiù per la predisposizione a trovare nella spiritualità un punto di convergenza: parallele, quindi, sì, che s’incontrano però. Sono molti i pittori e i fotografi che interagiscono con l’opera di Terrone e, per ovvie ragioni, non mi è possibile citarli tutti. Senza far torto a nessuno vorrei, tuttavia, soffermarmi sul dipinto Sfumature di Stefano Donati per il semplice motivo che ho già avuto modo di conoscerlo recensendo Fiumi di parole di Pinella Gambino. Nel suo astrattismo si potrebbe vedere una visione dallo spazio della martoriata Europa (restando nell’attualità) e intitolare l’opera Sfumature ha una concreta rilevanza: forse dall’alto si vede meglio che ciò che conta sono davvero le minuzie e i particolari, troppo spesso dimenticati da una vita convulsa che sta presentando il conto. 
Ma vorrei tornare all’anima (cui precedentemente mi sono riferito) e ribadire - qualora ve ne fosse bisogno - che è la spiritualità il segreto di tutte le arti. Per farlo - e chiudo - ricorrerò ad un testo di soli quattro versi: “Come mendicante / ti chiedo un abbraccio, / come uomo / ti chiedo amore!”. Quindi ti chiedo la stessa cosa: l’uomo è un mendicante e il mendicante è un uomo in una vita che si rispetti.

Sandro Angelucci

Francesco Terrone
QUANDO FINISCE LA LUCE
Guido Miano Editore, 2019
mianoposta@gmail.com

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