Pinella Gambino, Stefano
Donati
FIUMI DI COLORE
Recensione di Ester
Monachino
Dare un senso alle parole, pronunciate
scritte musicate dipinte, significa -oltre che darne un senso nuovo- fare
riappropriare le parole stesse del loro senso antico, ridare loro quel focus
che mai hanno smesso di essere. Quando si legge poesia, quando si legge
un’opera pittorica si aderisce con il proprio senso di parola interiore a
quell’atto di significazione e la connessione animica instaurata fa intendere
al lettore le matrici, gli sviluppi, gli eventi esistenziali, le
fantasticherie, i pensieri astratti che fanno da basalto alla fecondità
creativa che abita negli abissi dell’essere.
Essere poeta come Pinella Gambino,
essere pittore come Stefano Donati significa essere testimoni e rivelazione in
parola scritta e iconica di ciò che di essenziale esprime la loro interiorità
nell’esistenza, il frutto della loro individuale verità, della personale esperienza
profonda che dà loro quella determinata sembianza soggettiva nell’Esserci.
Li ho letti entrambi e l’intuizione mi
ha portata nel loro cuore, nei sommovimenti, nelle elevazioni, negli
sprofondamenti e nelle rinascenze del loro mistero umano, unicamente umano, nel
volume “Gambino – Donati, Fiumi di Colore, edito da Guido Miano in Milano ed
inserito nella collana “Parallellismo delle Arti”. Nella Premessa, Michele
Miano evidenzia l’ipotesi “di lettura simultanea” che possa mettere faccia a
faccia o fianco a fianco “i comuni intenti” ispiratori dei due artisti.
Strutturalmente, nel volume, ad ogni composizione poetica ne corrisponde una
pittorica come un rimando speculare di doni che, risuonando nella stessa
frequenza di diapason creativo, ciascuno si fa sguardo dell’altro, parola
cromatica dell’altro, specchio parallelo e infinito, forza suprema dell’anima.
Quello di Stefano Donati è il reame del
sogno: non della fantasticheria ma di quelle forze ancestrali che stanno a
fondamento, a basalto del reale terrigeno. E’ il regno della dimensione
astrale, dei viaggi nei colori della purezza, nel regno delle non forme che
prendono forma nella rispondenza della personale capacità immaginativa e creativa.
Le composizioni pittoriche sono immerse in un campo dove il sentire immaginativo
si esprime in una luce simbolo snodata e rifratta in colate forti, decise,
dense, impregnate di meditazioni che costruiscono fiumi, esplodono dagli angoli
più riposti, s’affacciano da pensieri fuggevoli. Sono sguardo che inossa la
significazione dei sommovimenti interiori prolungandosi fino alla realtà
visibile e senziente dello sguardo lettore, dello sguardo consuonante. Le
gradazioni di giallo, di rosso sgusciati da un accecante biancore, spatolati in
densità prensili e talvolta esplosi in spermatiche lingue che innestano
un’ancestrale vitalità, si spargono, fluiscono, vanno incontro agli azzurri, ai
blu cosmici ingravidandoli, benedicendoli di vita. In queste composizioni
niente è banale: ogni guizzo di luce, ogni nido d’oscurità, ogni vettore del
pennello ha la sua significazione. Così è sia se l’avvio cinetico è angolare
oppure se l’irraggiamento è centrale. Tutto ha il suo intrinseco motivo
d’essere.
Le composizioni poetiche di Pinella
Gambino portano in grembo la forza e le intensità, le calure meridiane e le
liquidità marine della terra di Sicilia. Poesia che radica nella terra per
svettare verso domini imponderabili, poesia infinitamente attiva nell’esprimere
quell’io individuale che travalica i confini del Sé. Una versificazione matura,
calda, forte d’ogni fortezza interiore, densa d’ogni densità conoscitiva,
sensibile nelle immagini della accesa liricità. Il dettato intimo che dà vita
alla resa compositiva è l’intreccio della vita con tutti i suoi tesori
creaturali, con tutte le sue debolezze e amarezze e conquiste che la
definiscono, che la rappresentano; come “Un torrente di lava
all’improvviso/…Fiumi d’azzurro ai lati/ quasi due braccia a contenerne il
corso” (pag. 46): un fiume coscienziale tra le dicotomie perenni del vivere.
Una gran forza poematica, nel volume,
di gran significazione simbolica, di gran sintonia, unico e ardito sogno
creativo. Come esemplificazione, ricolmiamoci lo sguardo e l’anima con i versi
e l’immagine di “Tu, pittore” (pag. 8) e “Big Bang” (pag. 9): “narratrice di
sogni/…almeno tu pittore/ nel conquistato istante/ dammi luce/…al par di
me/…colora i versi” . Ai versi, di rimando o, forse, basilare ordito, Stefano risponde
con un accecante biancore centrale irradiante la vitalità verde clorofilliana
frammista al giallo della solarità che si spargono nell’infinito blu cosmico.
In “Ci saranno ancora” (pag. 16), leggiamo:
“specchiandoci nell’ultima speranza/ forse ci riconosceremo”. Certamente ci
riconosceremo, reali e immensi, comunicanti sincerità e meraviglie, rinnovata
umanità in “Bagliori cosmici” (pag. 17): l’angolatura alta di brace esplodendo
si versa in gialle linee di forza, guizza a vivificare il cosmo, a donargli
l’esistere, brace vitale che è Essenza primigenia.
Ester Monachino
Pinella Gambino, Stefano
Donati. FIUMI DI COLORE
Guido Miano Editore,
2019, mianoposta@gmail.com
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