UN
POMERIGGIO DI RARA EMPATIA A FIRENZE
Le due autrici con A. Macchia a destra |
- Presso la Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti - “Casa di Dante” a Firenze, martedì 4 febbraio alle ore 17,si sono svolti i dialoghi di Pianeta Poesia a cura di Giuseppe Baldassare con Maria Luisa Daniele Toffanin, autrice de La casa in mezzo al prato, e di Annalisa Macchia con Lucia Visconti, autrice di Eccomi.Un pomeriggio di rara empatia, in un rimando di continue emozioni, creatosi sin dalle prime battute: è ciò che avviene solo quando si crede negli stessi ideali e si ama la verità della Parola.
Giuseppe
Baldassare inizia il suo colloquio con Maria Luisa Daniele Toffanininvitandola
a leggere alcune poesie, tratte dalla sua silloge. L’autrice coglie subito
l’occasione per parlare brevemente del libro, una raccolta di memorie ormai
dopo il disastro del Vaia del 29 ottobre 2018: tutte infatti appartengono al
periodo precedente, tranne“In quest’ora insieme”, testo introduttivo,scrittosuccessivamente.
E così ne dà lettura coinvolgendo i presenti nella drammatica situazione là creatasi
e nell’urgenza di rinascere insieme subito avvertita dalla fiera
popolazione ladina. Incitata dal relatore a parlare del prima si sofferma su
Sottoguda, dichiarato uno dei borghi più belli d’Italia,con l’indescrivibile
selvaggia bellezza dei Serrai ora distrutti, rivisitati nel periodo invernale
ed estivo, come palestra di ghiaccio, come sentiero sciistico, come passeggiata
ristoratrice, per condurre i presenti nella realtà ora recitata in “Poema ladino” e “Ballata del ritorno”.Il
discorso ovviamente muove riflessione su questo lembo di terra così ricco di
tradizioni ladine di cui gli abitanti sono fieri, ma soprattutto di storia
documentata da 7.000 anni dalla presenza dell’uomo di Mondeval, l’antico
cacciatore protagonista della lirica “Il Sonno dell’antico cacciatore”. Il
testo suscita grande stupore tra i presenti e applausi anche per le varie spiegazioni
che danno al tutto sempre un’aria magica ma anche una verità storica ben
evidenziata nell’atlantino che correda il libro.
Prende
nuovamente la parola Giuseppe che presenta l’autrice nelle sue molteplici
attività e illustrala IV di copertina.Vi appaiono tutti i patrocinatori della
produzione del libro e delle borse di studio, argomento ulteriormente
approfondito dalla Toffanin come amalgama tra gli abitanti del Pra’ del Toro e
la gente del luogo ma anche con altri che hanno vissuto, sono passati, hanno
conosciuto questi paesaggitanto che si sono potute realizzare con la vendita,
borse di studio per il valore di 2.500€. Un’iniziativa molto apprezzata da
varie testate di giornali, come esempio di solidarietà culturale. Ancora
Giuseppe cita la prefazione di Richter e invita l’autrice a leggere “Ladanza della gioia”, molto
apprezzata dallo stesso critico patavino. La lettura della poesia,preceduta da
una breve motivazione della Toffanin, cioè il turbamento che crea il dolore
quando penetra in una casa e rende insicuri
i voli di vita, colma la stanza di emozioni e rafforza tra l’autrice e i
presenti una comunione d’anime tali che solo si può avvertire in particolari
situazioni in cui poesia e vita si fondono.
Di
seguito Annalisa Macchia presenta l’autrice Lucia Visconti, invitandola subito
a leggere le sue liriche con proiezione delle opere d’arte relative: versi
molto scarni, asciutti, essenziali nati da una profonda spiritualità e fede che
trae ogni volta ispirazione da una scultura o pittura diversa:La cacciata di Adamo ed Eva del
Masaccio, LaPietà di Michelangelo, la
Cupola del Vasari,secondo un’idea suggeritale dal figlio. C’è poi un momento di
confronto fra le due autrici stimolato da Annalisa Macchia sul sensodella
poesia e del suo linguaggio. La Toffanin sostiene che la poesia è l’emozione
della vita che ogni giorno si apre davanti a te e si fa canto dentro: può
nascere ovunque tu vada e così spontaneamente si trasforma in parola il tuo
vissuto stratificato dentro, che ha il linguaggio della tua casa, evocando la
Ginzburg, della tua infanzia, del percorso scolastico, universitario, dei vari
incontri, di tutta la cultura insomma assimilata, raccolta interiormente. Un
linguaggio che è la tua vita stessa che si fa parola e che diventa quindi
comunicazione. Ancora l’autrice afferma che poetare è comunicare con gli altri
come in una lettera per sostare con l’altro nella parola continuando la sua
passione di scrivere appunto lettere al figlio, alle amiche per avvicinarsi di
più a loro. E quindi pur apprezzando la comodità dei messaggini e delle e-mail
parteggia sempre per la parola viva, magari al telefono, che è la nostra
ricchezza: esprime infatti ogni mutazione psicologica, il nostro stato d’animo reale,
creando subito un legame con chi ascolta. Anche Lucia conferma e approfondisce
questi medesimi concetti sostenendo che per lei queste poesie diventano
un’esigenza interiore, un inno a Dio, come un ringraziamento per le difficoltà
della sua vita superate.Un ringraziamento espresso attraverso la luce come
tensione spirituale verso il divino, che vince il buio. Luce quindi è il tema
della seconda domanda posta, sempre amata e ricercata dalla Toffanincome una
forma di verità, un’esigenza di trasparenza tanto che le è caro l’epitaffio di
Kant “il cielo stellato sopra di me, la voce della coscienza dentro di me”. Luce
che per lei è sinonimo di innocenza, che le richiama l’innocenza dell’infanzia,
i suoi due grandi miti. Giuseppe avvalora le parole dell’autrice parlando di
una poesia luminosa, solare pur ricca di tradizioni e storia ma illuminata da
una grande tensione sempre a Dio, espansa ovviamente in modo diverso da Lucia
proprio per questa necessità di parlare con gli altri. E invita la Toffanin a
leggere alcune di queste poesie che hanno dentro la luce e il senso del sacro,
così vivo, aggiunge l’autrice, in questi paesi. Legge “Via Crucis a Sottoguda” e “Pastore di luce”, ovviamente Lucia
altre sue poesie riaffermando il concetto dell’esigenza di questa luce per
opporsi alle tenebre dei disagi umani. Significativo è l’intervento diSimonettaLazzerini di Florio che contesta simpaticamente la Toffanin
evidenziando sue poesie e versi di grande essenzialità come in “Occhi da
vedere”…
I dialoghi di Pianeta Poesiasi
chiudono con i reciproci ringraziamenti dopo l’intervento di Paola Lucarini
Poggi che, evocando Paul Valéry, parla della poesia della Toffanin, tante volte
sua ospite agli incontri di Sguardo e
Sogno, come di una favola che nasce da lontano ed esiste per sempre,
raccontando il proprio vissuto quale magica verità.
Tra i
presenti si ricordano le care amiche Maria Grazia Coianiz, Maria Grazia
Carraroli con noi pur assente, la stessa Paola Lucarini Poggi, Simonetta
Lazzerini di Florio, Fiorella Falteri amica della preziosa Alberta Bigagli, Grazia
Giovannoni, Teresa Paladin, Mario Sodi e tanti altri.
P. Lucarini e il marito |
Partecipanti |
Lucherini, Di Florio, Massimo Toffanin |
G. Giovannoni e A. Macchia |
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