Claudio Comini
Nella tua giustizia mio Dio
Guido Miano Editore, 2019
Recensione di Ester Monachino
Non suggeriscono lontananze, perché
niente è estraneo alle profondità dell’intimo, le composizioni poetiche che
leggiamo nel recente volume di Claudio Comini “Nella tua
giustizia mio Dio”, edito con i tipi di Guido Miano nella
prestigiosa collana “Alcyone 2000”.
Un tessuto versificatorio trasparente e
leggero, allo stesso modo di quelle sete pregiate portatrici -nel loro basalto- del lavorio che sta dietro e sotto alla realizzazione
di tale manufatto. Tessuto di poesia ordito di luci e tramato di canti.
Per il poeta Comini la divinità non è
inaccessibile: le componenti vitali tutte della Natura, ne rimandano il volto,
consuonano con la sua ineffabile armonia.
E’ possibile estrapolare, dal contesto
poetico, alcune parole-chiavi che inanellano le varie composizione rendendoci
lampante il dettato intimo d’infinitezza, vivificato dalla Parola, seme-potenza
di forza creatrice: Lago, Luci, Canto, Vento.
Senza dubbio il lago è manifestazione
metaforica dell’io: nelle sue profondità la temporalità dei ricordi e i sommovimenti,
ossimoricamente quieti, dell’intimo. E’ sulla superficie del lago che brulicano
le luci della solarità più lampante, quelle meravigliosamente rosseggianti del
tramonto, quelle intrise di stupore delle stelle: “la Tua infuocata e infinita
luce celeste”, leggiamo a pag. 10. E ancora “La Tua luce penetra/ negli abissi
più profondi/ l’oscurità del lago” (pag. 15).
Energie viventi e vivificanti, dunque.
Come i suoni, le voci, le coralità espresse: “l’eco della voce corre/ al diffondersi
dell’ignoto/ che vaga alla ricerca di quell’Assoluto” (pag. 13); “rintocchi/
delle campane a festa/ dare inizio a canti celestiali” (pag. 14); “E’ un coro immenso
di angeli/ oggi sul lago” (pag. 22).
Su tutto, la cinetica forza delle brezze, del vento, alito dello Spirito,
effluvio dello scorporarsi d’ogni materico evento del quotidiano.
Il quotidiano. Con le sue luci ed
ombre, molteplici ombre: in “Elegia d’autunno” (pag. 42), la nebbia “ha rinchiuso
la rosa/ dentro la sua corolla”. E’ chiara la simbologia oppressiva ed
occlusiva della nebbia sulla rosa che si chiude. E’ chiaro come “la nebbia” sia
portatrice di non sorrisi, di malinconie, talvolta dolorosi. Invero, il poeta è
speranzoso. Nella stessa composizione leggiamo: “germoglierà il fiore/
rispunterà nuovamente l’allegria/ nei campi ora spogli”.
Qui, ben sappiamo, siamo nel versante
terapeutico, alchemico, altamente trasformativo della Poesia.
Ester Monachino
Claudio Comini. Nella Tua
giustizia mio Dio
Guido Miano Editore, 2020
mianoposta@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento