giovedì 5 marzo 2020

CLAUDIO FIORENTINI TRADUCE ALBERTO BLANCO



Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade








LA  RONDINE

L’enorme sollievo che proviamo
contemplando i monti in lontananza,
vedendo il volo di una rondine
o ascoltando la conversazione
del vento con i frassini,
é quello di essere —per un istante—
in contatto reale, affratellati
con una infinità di esseri
che altro non sono che quello che sono
e che non desiderano — in assoluto —
essere in nessun altro modo.




LA  GOLONDRINA

El enorme alivio que sentimos
al contemplar los montes a lo lejos,
al ver el vuelo de una golondrina
o al escuchar la conversación
del viento con los fresnos,
es el de estar —por un instante—
en contacto real, hermanados
con una infinidad de seres
que no son otra cosa que lo que son
y que no desean —en lo absoluto—
ser de ninguna otra manera.



8 commenti:

  1. Sia nella traduzione di Claudio Fiorentini sia nella versione originale, questa lirica (mi sembra appropriato e giusto definirla così) esprime l'inalienabile esigenza dell'uomo a sentirsi parte della vita universale.
    Inalienabile esigenza ma anche - sembrerebbe - impossibile raggiungimento. Perché?
    Sicuramente non per essere, noi umani, fatti di pasta diversa, giacché l'Essere è l'Essere sotto qualunque sembianza si mostri, ma per un motivo che esula totalmente dalla naturalità delle cose.
    Quella naturalità che - da sempre, non da oggi - spaventa l'uomo e gli fa prendere le distanze dalla vita.
    Il problema non sta nel possedere la ragione ma nel comportarsi da pazzi nell'usarla; sta nel non voler essere quello che si è ed aspirare ad essere altro, parafrasando la splendida chiusa dell'autore, con il quale vivamente mi complimento.

    Sandro Angelucci

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    1. Caro Sandro,

      Grazie per aver letto e commentato.

      Penso che ciò che fa la differenza siano le parole; la lingua. Siamo gli unici esseri che parliamo. E con le parole possiamo inventare tutto e confondere tutto.

      La poesia è una delle pochissime possibilità che abbiamo di dire la verità senza confondere nulla; senza ferire nessuno.

      Alberto Blanco

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    2. Caro Alberto,
      anzitutto grazie a te per aver risposto (cosa niente affatto scontata).
      Condivido il pensiero che la differenza stia nella facoltà che abbiamo di comunicare tramite la lingua e, quindi, di poter confondere o chiarire.
      E aggiungo: l'ossimorica peculiarità e, al tempo stesso, straordinarietà, della poesia sta proprio in questo: usa le parole per esprimersi ma si tratta delle sue parole, del suo linguaggio.
      Non so se converrai - e mi piacerebbe saperlo - ma non credi che i poeti, per primi, debbano tornare a "pesare" (in senso mitopoietico) ogni singola parola di ciò che scrivono per ridare dignità e ascolto a quanto vogliono trasmettere?
      Tu - senza piaggeria - lo hai fatto.

      Sandro Angelucci

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    3. Le forme hanno limiti, configurazione, misure, consistenza, qualità e posizione. Sono degne di culto. Perché la forma è un tutto. La forma è un continente. La forma è una estensione del contenuto, è carica di energia ed è capace di metterla in circolo. Solo che, come nella poesia futurista di Alvaro de Campos, "Al volante":

      L’automobile che poco fa sembrava mi desse libertà
      Ora è una cosa che mi rinchiude,
      Qualcosa che posso guidare solo se mi tiene dentro,
      qualcosa che domino solo se mi includo in essa e se lui in sé mi include.
      .

      Occorre inserirsi nelle forme, come Pessoa nella sua automobile (anche se non sapeva guidare) affinché funzionino come un veicolo, per trasmettere, per trasportare. Occorre saper includersi in una forma e vedere come è dentro, vedere le sue potenzialità, i suoi limiti, il suo colore, il su peso specifico, il suo comportamento, il suo movimento, la sua digestione e il suo riposo … occorre sapere quanto dolore entra nella forma. Perché la poesia non è altro che una forma, sì… una forma di vita.

      Alberto Blanco

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    4. Le forme hanno limiti, configurazione, misure, consistenza, qualità e posizione. Sono degne di culto. Perché la forma è un tutto. La forma è un continente. La forma è una estensione del contenuto, è carica di energia ed è capace di metterla in circolo. Solo che, come nella poesia futurista di Alvaro de Campos, "Al volante":

      L’automobile che poco fa sembrava mi desse libertà
      Ora è una cosa che mi rinchiude,
      Qualcosa che posso guidare solo se mi tiene dentro,
      qualcosa che domino solo se mi includo in essa e se lui in sé mi include.
      .

      Occorre inserirsi nelle forme, come Pessoa nella sua automobile (anche se non sapeva guidare) affinché funzionino come un veicolo, per trasmettere, per trasportare. Occorre saper includersi in una forma e vedere come è dentro, vedere le sue potenzialità, i suoi limiti, il suo colore, il su peso specifico, il suo comportamento, il suo movimento, la sua digestione e il suo riposo … occorre sapere quanto dolore entra nella forma. Perché la poesia non è altro che una forma, sì… una forma di vita.

      Alberto Blanco

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  2. Mi complimento vivamente con Alberto Blanco e con il suo geniale traduttore, l'amico Claudio Fiorentini, che non smette di stupirmi. Sandro Angelucci ha colpito nel segno, cogliendo la natura linguistica del problema tutto umano dell'autenticità, posto dall'interessante poeta messicano. Anche a prescindere dallo sviluppo di un'attività linguistica, sembra scientificamente acclarato che la comunicazione esiste comunque in natura e trattasi di una comunicazione universale, dacché l'abbaiare di un cane in Italia è profondamente simile all'abbaiare di un cane australiano. Ne segue che da un lato la cultura stimola, e dall'altro ostacola, il desiderio di universalità proprio della mente umana. Per poter essere autentici occorre essere semplici e quella della semplicità è una condizione originaria cui l'uomo di cultura può tornare solo al termine (che non ha mai termine) di un lunghissimo viaggio. Il che significa che il problema dell'autenticità, ancor prima di essere linguistico, è di natura tutta interiore e psicologica. E qui bisogna distinguere nettamente tra parola creativa (mitopoietica, come dice Angelucci) e parola ripetitiva (mitologica), perché un conto è la parola che nomina per la prima volta il mondo (a prescindere dall'uso che se ne fa quotidianamente); un altro conto è la parola logora che non comunica più nulla e che per questo diviene babelica. La parola autentica, creativa, nasce dal silenzio, mentre la parola ripetuta a pappagallo è autoreferenziale perché nasce dal linguaggio stesso. Ognuno di noi sa, per esperienza diretta, che spesso tra esseri umani ci si intende benissimo nel silenzio, mentre chiacchierando e ciarlando si diviene incomprensibili e ci si allontana gli uni dagli altri.
    Franco Campegiani

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    1. Le forme hanno limiti, configurazione, misure, consistenza, qualità e posizione. Sono degne di culto. Perché la forma è un tutto. La forma è un continente. La forma è una estensione del contenuto, è carica di energia ed è capace di metterla in circolo. Solo che, come nella poesia futurista di Alvaro de Campos, "Al volante":

      L’automobile che poco fa sembrava mi desse libertà
      Ora è una cosa che mi rinchiude,
      Qualcosa che posso guidare solo se mi tiene dentro,
      qualcosa che domino solo se mi includo in essa e se lui in sé mi include.
      .

      Occorre inserirsi nelle forme, come Pessoa nella sua automobile (anche se non sapeva guidare) affinché funzionino come un veicolo, per trasmettere, per trasportare. Occorre saper includersi in una forma e vedere come è dentro, vedere le sue potenzialità, i suoi limiti, il suo colore, il su peso specifico, il suo comportamento, il suo movimento, la sua digestione e il suo riposo … occorre sapere quanto dolore entra nella forma. Perché la poesia non è altro che una forma, sì… una forma di vita.

      Alberto Blanco

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    2. Chiedo perdono, ho fatto confusione con le risposte, il commento appena postato era indirizzato a Sandro, per Franco, invece, ecco la risposta:
      Non mi sembra un’esagerazione dire che nella giusta misura e in cui la poesia costituisce l’altro modo di usare il linguaggio, dovremmo utilizzare, in realtà, due verbi diversi per riferirci all’atto mediante il quale decifriamo una poesia. Perché la poesia non é solo un altro modo di dire, di cantare o di scrivere, ma è anche, e soprattutto, un altro modo di ascoltare e di leggere. Come diceva Cesare Pavese: "la poesia é un’altra cosa". Questo modo di capire la poesia, come l’altro modo di usare il linguaggio, una formula nella quale ho insistito per anni, si ripropone in molti modi nelle poesie. Ecco un esempio che ben si collega al tuo commento:

      I PAPPAGALLI

      Parlano tutto il giorno
      e, arrivata la notte
      a voce sommessa discutono
      con la propria ombra
      e con il silenzio.

      Sono come tutti quanti
      —i pappagalli—
      il giorno a cianciare
      la notte brutti sogni.

      Con i loro anelli d’oro
      nello sguardo astuto,
      le piume brillante
      e il cuore inquieto
      per il linguaggio…

      Sono come tutti quanti
      —i pappagalli—
      quelli che parlano meglio
      hanno la gabbia per conto loro.



      Alberto Blanco


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