ROSSELLA CERNIGLIA LEGGE
“OPERA OMNIA” di WANDA LOMBARDI
Guido Miano Editore, 2018
Confluiscono,
in questa Opera omnia di Wanda Lombardi, selezioni di testi tratti da
raccolte poetiche pubblicate a partire dal 2001 fino al 2017 - precisamente: Sensazioni,
2001; Nel silenzio, 2002; Luce nella sera, 2011; Voci dell’anima,
2016; Infiorescenze (Haiku) e Gocce di rugiada, 2017 - ed
infine, brani tratti da opere di narrativa che hanno visto la luce a partire
dal 2011 fino al 2016, e cioè: Racconti fiabeschi, 2011; L’eco del
passato, 2012; e Sulla scia del destino, 2016.
Ad
una prima lettura, questo nuovo testo - dove le selezioni dalle varie opere non
seguono l’ordine cronologico di pubblicazione di queste, ma partono da quelle
più recenti per arrivare alle più lontane nel tempo - ciò che riveste, un certo
rilievo è, da subito, l’uso di una lingua e di una struttura formale decisamente
classica, certamente frutto delle molte letture, e di studi che hanno forgiato
il sentire dell’autrice, determinandone la visione e la configurazione estetica
e formale. Un linguaggio nutrito e impreziosito di echi, di assonanze emotive,
di reminiscenze formali, da una loquela, direi, di quasi leopardiana memoria, a
tal punto intima e familiare all’autrice che “invano”, nei suoi versi, è “indarno”,
e i “desideri” sono “desii”, la “speranza” è “speme”, e l’ “anima” è “alma”.
Ma
la vicinanza al sentire leopardiano non si ferma solamente a questo. Ad esempio,
il verso iniziale del componimento Tra il tutto eterno - che suona “Tersa
e fresca è la sera” (silloge “Voci dell’anima”) - non può non richiamare alla
memoria l’identica struttura del verso incipitario di La sera del dì di
festa: “Dolce e chiara è la notte...”. Inoltre, anche l’aggettivazione si
nutre - come è nel Leopardi e nella poesia romantica - di lontananze, di
atmosfere vaghe e remote. Così anche nella nostra autrice il termine lontano
è largamente adoperato e sotteso.
Ma
fin dai primi versi cogliamo pure una discrepanza significativa, una sorta di
scarto ideologico ed etico - che si mantiene in tutta l’opera - tra le antitesi
Passato/presente e Sogno/realtà. In verità, entrambe, possiamo
dire, che si sussumono e si integrano vicendevolmente. Infatti, il passato
rappresenta sempre, nei versi della poetessa, una dimensione vagheggiata e
lontana, che fu e che non è più reale, ed afferisce pertanto alla sfera del
desiderio e del Sogno. Il presente appare invece come una realtà
esecrabile, rifiutata nei suoi elementi di barbarie che sconfinano nella perdita
di significazione etica ed estetica insieme. Il passato riconduce al concetto
di giovinezza e bellezza che furono reali ed ora non lo sono più, e inducono l’anima
al vago senso del nostos e del rimpianto, nonché al tema del tempus
fugit, centrale nella visione e nel pensiero e di Seneca, e in Orazio, e
circolante in tutta la classicità greca e latina.
I
temi si ripetono nelle varie raccolte con varie sfaccettature e sfumature di
senso. In Tempi assurdi (silloge “Gocce di rugiada”) si traccia un
quadro della barbarie odierna, che è sete di denaro e potere, che sfocia in odio
e guerra e violenze. Un tema che torna a riproporsi in altri versi e in altri
testi con caratteristiche antitetiche rispetto sia all’elegia mite che nasce in
riferimento al mondo passato, ma ancor più, quando questo si fa simbolo ed
espressione di splendente giovinezza e vita, di freschezza e candore, di
visione spensierata, dove “pare che il tempo sia infinito”, e la vita “ti
prende per mano” ed “apre finestre sui sogni”. Qui è il massimo iato, il divario
più forte tra le polarità in opposizione.
Nella
poesia “Perle del passato”, quest’ultimo appare come desiderio di saggezza
antica, di genuinità della parola, di sentimenti inconfessati e pudichi; e la
giovinezza è per antonomasia la stagione felice degli amori e della vita, il
dolce godimento di una realtà che appare incontaminata e radiosa ai nostri
occhi,
In
tutta l’opera, frequentissima è la descrizione di paesaggi, trascrizioni dell’anima
che afferiscono alla sfera memoriale con la quale intrattengono un assiduo legame:
sono - come spesso avviene in un animo sensibile e gentile - trasmutazioni
nostalgiche del desiderio, di un sentire che va al passato, al recupero di
cristalline gioie lontane, a visioni cariche di un vissuto esperenziale che
riaffiora, rasserenato e rasserenante, in fusione con l’elemento naturale.
Spesso anche l’amore – sempre lontano – appare trasfigurato nei
tanti volti della natura, in esseri di bellezza e leggerezza sfuggente e impalpabile,
come fiori o farfalle, o “nelle fluttuanti acque di un rio”. Tuttavia, assai
spesso, questi versi, pieni di estasi e rapimento, tornano, per
contrapposizione, alla visione triste di un irredimibile presente, ottenebrato
dai suoi tanti mali.
Per
fortuna, però, un profondo sentimento religioso anima e sostiene la poetessa,
costituendo il radicamento stesso della sua vita, che la porta al volo e allo
sconfinamento dai territori angusti e grigi della nullificazione, della morte
dell’anima, verso realtà altre, sconfinate e misteriose, verso orizzonti
radiosi di luce, pacificati e pervasi dal respiro dell’Immenso.
Rossella Cerniglia
Wanda Lombardi. OPERA OMNIA
Guido Miano Editore, 2018
mianoposta@gmail.com
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