domenica 8 marzo 2020

M. GRAZIA FERRARIS: "TANTI MODI PER PARLARE DI DONNE"


Maria Grazia Ferraris,

collaboratrice di Lèucade
TANTI MODI per parlare di DONNE. POLENE:  da Neruda a M. Luisa Spaziani


“Sono le  mitiche figure che sfidano i mari, spesso gigantesche, intagliate nel legno massiccio, poste sulla punta dello scafo con lo scopo di indicare senza confusioni ed incertezze il nome della nave che le ospita….”. Sono l’anima della nave, gli occhi del mare, per lo più volti femminili misteriosi e fatali, corrosi dal tempo e dal maltempo, con  occhi attoniti che vedono quello che il marinaio non vede e sta per avvenire, occhi spalancati su catastrofi indecifrabili.” Così ce le presenta Claudio Magris. Parla di Donne, misteriose, inquietanti.  “Polene” si intitola infatti l’ultimo romanzo-saggio dell’autore, edito nel 2019.Vale la pena di cominciare dal significato preciso  del termine, usato abitualmente nel linguaggio marinaro.
Dice il vocabolario Treccani di POLENA: “Figura scultoria ornamentale posta all’estremità prodiera dello scafo di velieri e navi da diporto che, nella grande epoca della vela, raggiunse forme spettacolari, anche con rappresentazioni mitiche o allusive al nome della nave: polene di navi, in aspetto di soavi angioli classicheggianti (E. Cecchi).  Sono state oggetto di ammirazione, culto, venerazione, fascinazione. Più poeti ne hanno fatto oggetto di canto, a cominciare da sudamericani che ritrovavano con emozione quelle che scampavano dall’Oceano, e venivano gettate dalle mareggiate sulla riva, come  Pablo Neruda, che ne aveva raccolte con grande coinvolgimento una collezione all’isola Negra, ultima sua residenza cilena.
Ma non dimentichiamolo: la POLENA è DONNA.

Sulle sabbie di Magellano ti raccogliemmo affranta
navigante, immobile
sotto la tempesta che tante volte il tuo dolce petto
sfidò e in due capezzoli divise.

Ti rialzammo un’altra volta sui mari del Sud, ma ora
eri la passeggera dell’oscuro, degli angoli, come
il grano e il metallo che custodivi
in alto mare, avvolta nella notte marina.

Oggi sei mia, dea che l’albatro gigante
sfiorò con la sua ampiezza spiegata nel volo,
quasi un manto di musica che nella pioggia eseguono
le tue cieche ed erranti palpebre di legno.

Rosa del mare, ape più pura dei sogni,
donna come una mandorla che dalle radici
di una quercia popolata di canti
sei divenuta forma, forza di foglie e nidi,
bocca di tempeste, dolcezza delicata
che avrebbe conquistato la luce coi suoi fianchi.

…angelo e regina e onda, per far tremare il mondo.
Il brivido degli uomini saliva
fino alla tua nobile tunica, al tuo petto di mela,
mentre le tue labbra, oh dolce, erano inumidite
da altri baci degni della tua bocca selvaggia.
.
…Nei tuoi riccioli il vento aprì la burrascosa
sua cassa, lo sfrenato metallo del suo gemito,
e la luce dell’alba ti accolse tremolante
nei porti per baciarti il grondante diadema.
….
Più di una povera vita scivolò dalle tue braccia
verso l’eternità delle tue acque mortuarie
e l’attrito causato dai vivi e dai defunti
ti ha logorato il cuore di legno marino.

Oggi abbiamo raccolto dalla sabbia la tua forma.
Alla fine, ai miei occhi tu eri destinata.
Forse dormi, ma già dormivi; sei forse morta, ma già eri morta;
.
…Furie del mare, percosse del cielo hanno cinto
di una corona di squarci la tua testa altera
e il tuo volto come una conchiglia riposa
con ferite che segnano la tua fronte cullata.

Per me la tua bellezza serba tutto il profumo,
tutto l’acido errante e la sua notte buia.
E nei tuoi seni eretti di lampada e di dea,
turgida torre, immoto amore, vive la vita.
Tu navighi con me, protetta, fino al giorno
che ciò che io sono, sarà lasciato cadere nella schiuma.
                                         A una polena , Pablo Neruda in Canto general  (1950)

Ancora espressione di  sensibilità sudamericana troviamo in JUAN OCTAVIO PRENZ (La Plata, Argentina, 1932), che ha vissuto a lungo a Trieste e di cui Claudio Magris in Figure di prua, 2019) ci parla lungamente.  Ma Mascarón de proa, come s’intitola il suo libro di poesie, è un cimitero strano, impersonale e anonimo come la voce di chi le nomina; è la contemplazione di una forma di vita che scorre e si corrompe, che è di tutti e di nessuno. Le sue polene, la Nelly, la Rosa Inés, simile a Evita, o quella chiamata “Nostalgia”, si ripartiscono equamente, dice in una poesia, la posterità degli aneddoti, che potrebbero altrettanto legittimamente essere scambiati a vicenda.

Un occhio guarda avanti, in lontananza,
l’altro, verso il basso, nelle profondità.

In acque calme, com’era da prevedersi,
si sono alternati senza difficoltà. (Prospettiva)
Ma nella burrasca…

“Il tempo rende a poco a poco inoffensive le polene più stregate e paurose, il fango si indurisce nei pori del legno, le figure s’inclinano ancora di più che sulla prua, vinte dagli anni e dalle intemperie.”

Sono le stagioni esatte delle tue paure e delle tue allegrie….
La muta voce del cimitero le ha uguagliate ( Resti del naufragio)

Ne parlano anche poetesse donne:  GISELA GALIMI, poetessa argentina, come grande realtà simbolica in cui identificarsi, una testimonianza di dedizione e d’amore appassionato e senza limiti  tutto femminile:
Voglio essere la polena
della tua vita.
Quella che va davanti a te
mettendo in fuga le paure.
Quella che non serve a niente.
Né timone,
né vela,
né vento,
né ancora.
Quella che si ama perché sì.
Quella inutile abbracciata al tuo legno
anche nei giorni di tempesta.  (Polena, da Chiaroscuro e colorato, Libros de tierra firma, 2005)

Tra le italiane si dedica all’argomento M. L. Spaziani, in  Pallottoliere celeste, Mondadori 2019-
(È l'ultima raccolta che l'autrice ha consegnato al suo editore). Vibra nella sua immagine della polena la storia delle delusioni della vita e la nostalgia di un passato vitale che non è più. Bella, intrigante nel suo mistero, salvata dalla demolizione, immobile nel suo silenzio la polena, la donna,  rivede tempeste e naufragi. Un campo di battaglia lontano ma non dimenticato, che ancora, nel ricordo si in azzurra.

Io sono la polena che qualcuno ha salvato
dalla demolizione di un veliero.
Aquila su scialba insegna d’osteria,
non fisso più orizzonti né tempeste.

Tu che passi sforzati di credere
allo slancio delle mie ali spiegate...

Gli anni si accavallano a riccioli di spuma
e a intermittenti ondate nere.
Mi divide dal mare una spiaggia che cresce
nel cuore della notte e mi ributta
relitti di naufragi.

….Fra i libri/ della mia adolescenza vigoreggiano
i balocchi dei figli, ed a brandelli
sfilacciati il mio abito da sposa.

Non si riposa il mare. E mi pretende
vigile a contemplare quanto resta
sul campo di battaglia. In prospettiva
si inazzurra il passato. E benedico
i miei e altrui peccati .( La polena)

Da ultimo CRISTINA TAGLIETTI, sul  Corriere della sera, ci trascrive una poesia anonima che ben  delinea la  enigmatica mostruosità della polena, ma anche il suo misterioso fascino. La DONNA e il suo mistero.

Galleggiava altera e impettita, a volte rotolando 
s’immergeva e scompariva per riapparire capovolta.
Il viso bruciato raccontava il sale di mille mari avversi
mentre piano, dondolando lentamente, si avvicinava.
 …..il suo sguardo ligneo e fiero m’interrogava divertito.
L’ultima capriola rese i resti della sua bellezza antica,…
Il sorriso riarso si spense in una smorfia sghemba
rotolò nuovamente e s’immerse per non riapparire…
…quel sorriso è rimasto scolpita nel mio cuore a monito
della caducità della bellezza, effimero volo del tempo.

Maria Grazia Ferraris
8 marzo 2020








2 commenti:

  1. Maria Grazia la tua disamina è a dir poco affascinante. Ci riporti le voci di Autori meno noti di altri e a quelli immensi, come Neruda, che rese la donna sua dea per eccellenza, anche in virtù delle doti di noto amatore. E ogni estratto ci illumina sulle sfaccettature messe in luce da questi personaggi della Cultura. Sei fonte di arricchimento, come sempre e come sempre sai divagare tra il lieve e l'intenso. Citi la Taglietti e una sua lirica che dipinge la donna come creatura misteriosa e ineffabile, una creatura che sembra figlia del mare e legata a esso dagli stessi destini... Sei capace di regalarci con i tuoi studi novità letterarie e interpretazioni umane straordinarie. Sono una tua grande ammiratrice. e mi scuso se spesso non riesco a misurarmi con i tuoi scritti. Un abbraccio.
    Maria Rizzi

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  2. Mi scuso ancora per i refusi: 'Autori meno noti e altri,immensi, come Neruda"... L'impeto di cui parli con saggezza, dà questa frutti. Ti abbraccio ancora e ti ringrazio per il commento al mio fac -simile di poesia.
    Maria Rizzi

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