“Fiore, nella parete incrinata
ti sradichi dalle crepe…”
“Flower in the crannied wall
I pluck you out of the crannies…”
1863
Fiore nella parete
incrinata
ti sradico dalle crepe
Io ti stringo qui e ti
afferro interamente nella mia mano
Piccola corolla ma se
io potessi comprendere
la tua essenza di
radice e tutto nel tutto
Potrei venire a
conoscenza di cosa sia Dio e l’uomo.
Poesia profonda nella sua brevità. Dalle crepe
di un muro il poeta sradica un fiore. La natura prorompe nella sua delicata
bellezza e nella sua forza. L’essenza di questo fiore che ha le sue radici nel
muro, può divenire fonte di conoscenza del divino e dell’uomo.
Versi armoniosi;
compositi. Partoriti da un pensiero profondo che
prevarica le parole e cerca la conoscenza,
quella vera, appannaggio di pochi: la ricerca di Dio e l’uomo che è esso stesso
fonte di conoscenza e necessita di andare oltre verso l’incognito, il Divino.
Questa è la ricerca del
poeta. Tennyson è fortemente influenzato
dall’ambiente religioso e intellettuale e dal
malinconico paesaggio del Lincolnshire[1].
Studiò a Cambridge preceduto dalla fama di Poemes by Two Brothers nel 1926. Per
lui è estremamente importante e naturale coltivare amicizie profonde come
quella con Arthur Henry Hallam, figlio dello storico Henry. Nel 1830 sono
pubblicati Poemes Chieffy Lyrical e poi un secondo volume.
Siamo vicini ad un
poeta dalla sensibilità autunnale, profondamente
malinconica e dal verso straordinariamente
musicale. Lo possiamo notare in Tears, idle tears. “Tears, idle tears, I
know not what they means,/ Tears from the deft of some divine despair/ Rise in
the Heart, and gather to the eyes,/ in looking on the happy Autumn fields,/ And
thinking of the days that are no more”… “Lacrime, inutili lacrime, Io non so cosa
vogliono dire,/ Nascono nel cuore e riempiono gli occhi,/ nell’osservare i
fortunati campi dell’autunno,/ E ripensando ai giorni che mai ritorneranno”.
Tuttavia Tennyson per
quanto considerato poeta, viene attaccato dal Black
Wood’s Magazine e dalla Quaterly Review. Prese
le sue difese, l’amico carissimo Hallam in una lucida recensione che individuò
“in Keats e nella ricchezza sensuale dei suoi versi, il più sicuro riferimento
della poesia tennysoniana.” Ho scritto di Keats nel n° 124 anno XXVI della Nuova
Tribuna Letteraria e posso dire di aver individuato in Tennyson evidenti
analogie.
Tennyson: “Non provo invidia per il vuoto nato
dalla giusta rabbia,/ del cardellino nato in gabbia/ che mai ha conosciuto il
profumo dei boschi dell’estate”. Ancora in Tennyson: “Ah triste ed estraneo
come in una estate oscura/ I primi cinguettii degli uccelli al risveglio/ per
orecchi al loro spegnersi quando dentro occhi morenti/ la finestra a battenti
lentamente si allarga in un balucinante quadrato…”. “Ah sad and strange as in
dark summer dawns/ the earliest pipe of half-awaken’d birds/ to dying ears,
When into dying eyes,/ the casement slowly grows a glimmering square…”
Keats in Ode all’usignolo: “Tutto questo
non per invidiare il tuo fortunato destino/ ma per gioire anch’io della tua
gioia!”. “This not through any thy Happy lot/ But being too happy in thine
happiness…”. Il canto di un uccello è importante perché assume in ambedue i
poeti un significato profondo. L’uccello è cantore di una tradizione che si
perpetua nei secoli. Potrebbe sconfinare nel mito e il giardino e il profumo
dei boschi nell’estate vanno oltre il tempo verso una libertà che un uccello
conquista prima e più dell’uomo legato alla terra e immerso nel dolore, ma
consapevole “che è meglio aver amato e poi perso l’oggetto/ del proprio amore,/
piuttosto che non aver amato mai”. “T’is bettere to have loved and lost/ than
never to have loved at all”.
Tennyson dopo la morte di Hallam che lo
sconvolse profondamente nel 1833, ebbe anche traversie economiche ed amorose;
rimane in silenzio per dieci anni. Raggiunge i massimi risultati nel Monologo
drammatico Ulisses e alcune liriche in Memoriam.
Il fascino Omerico di Ulisse avvolge Tennyson.
Il personaggio è profetico e vive oltre il tempo e lo spazio. Non possiamo non
ricordare gli immortali versi di Dante nel XXVI canto dell’Inferno: “e, volta
nostra poppa nel mattino,/ de’ remi facemmo ali al folle volo,/ sempre
acquistando dal lato mancino./ …Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto/
…tre volte il fé girar con tutte l’acque,/ alla quarta levar la poppa in suso/
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,/ il fin che il mar fu sopra noi
richiuso”. Dante descrive drammaticamente la morte di Ulisse; Tennyson nel suo
monologo gli fa narrare le sue insoddisfazioni: “presso un immobile focolare
tra questi brulli dirupi/…” “By this still earth, among these barren crags/…”
Un Ulisse che ama lodarsi: “…poi/ solo sul lido e quando/ attraverso scorrevoli
movenze celesti, le piovose Idai/ agitano l’oscuro mare, Io sarò colui/ che
sempre vaga con la brama nel cuore/”…; “And alone, on shore, and when/ thro’
scudding drifts the rainy Hyades/ vext the dim sea: I am became a name;/ For
always rouming with a hungry heart”. Ulisse lascia il regno a Telemaco e
riprende il mare anche se forse sarà inghiottito dagli abissi e incontrerà
Achille nel regno dei morti. “Tho’ much is taken, much abides”. “Sebbene molto
è stato preso, molto rimane;…” Io ho usato una traduzione più libera: “Molti
gli anni trascorsi, altri ne restano”.
Questo ultimo verso di Tennyson da me riportato
è stato citato, nel contesto della attuale pandemia, con riferimento all’Ulisse
di Tennyson in Repubblica del 3 aprile 2020 in un articolo di Viola Ardone: Il
suono della campanella.
Le liriche di Tennyson In
Memoriam del 1842 sono contenute in due
volumi di Poemes: Morte di Arthur e altri.
Vorrei citare alcuni versi significativi per il contenuto intenso e avvolgente.
In queste liriche il poeta ha raggiunto l’acme della sua forza creativa.
“Restami accanto quando la parte carnale di me/ È tormentata da spasmi che
annientano la speranza/ E il tempo, un folle che disperde polvere,/ E la Vita
una Furia che sparge fiamma”. “Be near me when the sensuous frame/ Is rack’d
with pangs that conquer dust,/ And life, a Fury slinging flame”.
Nel 1850 arrivare per
Alfred Tennyson il meritato consenso di critica e di
pubblico e la sua consacrazione lo fa succedere
a William Wordsworth come poeta laureato. Le 131 liriche in Memoriam son
pubblicate a Torino nel 1975. Il suo declino, nel primo decennio del XX secolo,
a cui fa seguito la rivalutazione negli anni ‘60 quando gli viene riconosciuto
il collegamento tra Keats, preraffaelliti e la generazione estetizzante di fine
secolo. Alfred Tennyson è consacrato poeta dalla straordinaria perfezione
metrica e formale degna di Milton e di Pope[2].
Cosa potrei ancora
dire? Un poeta quando ha in sé il fuoco creativo,
attinge a immagini universali che solo la sua
sensibilità può cogliere e che lo accomuna ad altri consimili creando una serie
di visioni ora pervase da fremiti caldi come quelli del sole in estate, o
violacee come i colori ventosi dell’autunno, ma, tali da creare brividi nel
cuore di ogni essere umano che voglia ascoltare queste voci.
Firenze,
6 aprile 2020
Anna
Vincitorio
[1] A. Tennyson, poeta inglese nato a Somershy
Lincolnshire nel 1809. Muore nel 1892 a Aldworth House, Haslemere Surry.
[2] Ho notato anche, leggendo un articolo su
Antonio Machado: Nuova Tribuna Letteraria n° 137 anno XXX di Liliana Pozzo
Andriuoli che in una poesia riportata (la VI di Solitudini): “Fu una sera
luminosa, triste e sonnolenta/ sera d’estate. L’edera sporgeva dal muro del
prato, nera e polverosa./ la fonte sonava…”, “Fue una clara tarde, triste y
sonoliente/ tarde de verano. La hiedra osomaba/ al muro del parque, negro y
polveriente…/ La fuente sonaba…”, un chiaro riferimento alla poesia di Tennyson
da me citata all’inizio: “Flower in the crannied wall, etc…”
Interessante la presentazione del poeta A. Tennyson di A. Vincitorio, che punta soprattutto sul poeta romantico, sull’immagine melanconica della vita, metafora della precarietà pur coraggiosa del fiore che nasce nelle crepe o dello stato d’animo autunnale nostalgico, un’evoluzione sentimentale del famoso clima di ricerca, desiderio, rimpianto e attesa del canto di Ulisse e della insoddisfazione esistenziale: “La vecchia età ha ancora il suo onore e la sua fatica;/ La morte chiude tutto: ma qualcosa prima della fine,/Qualche lavoro di nobile natura, può ancora essere fatto…. Non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo.”
RispondiEliminaE' proprio il caso di dire che su quest'Isola dimorano abitanti interessati agli argomenti più svariati e sanno arricchirci ogni giorno. Anna Vincitorio con la sua delicata e superba di disamina sul poeta inglese Alfred Tennyson ci illumina su aspetti di grande interesse dell'artista vittoriano che rappresentò una delle figure più rappresentative dell'epoca, di cui trattò le tematiche dominanti, come il patriottismo,l'attaccamento alle tradizioni, la convinzione che l'arte debba avere un fine morale o didattico. Fu molto ammirato per la sua poetica, legata ai temi romantici, che la nostra Autrice sottolinea con raro nerbo narrativo, evidenziando quanto fosse cara al Nostro la natura... ed è un concetto di particolare importanza considerando il buio che stiamo attraversando in contrasto con la luce degli elementi della natura. Tennyson, come mette in risalto la cara Maria Grazia, era un autentico romantico e l'esegesi di Anna dà risalto alla sua anima nostalgico - malinconica.
RispondiEliminaIl 'fuoco creativo' è il punto sostanziale, il focus dell'analisi e ringrazio di cuore la cara Anna per questo arricchimento.
L'uccello come il fiore che spunta da una crepa, diventa preludio di libertà e resilienza, desiderio di rinascita.. Concordo con l'analisi della Vincitorio, il messaggio di Tennyson è ancora attuale. Il fuoco creativo non ha preferenze, quando brucia illumina la notte
RispondiElimina
RispondiEliminaRICEVO E PUBBLICO
Anna Vincitorio : Alfred Tennyson
"Non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo...."
Condivido queste parole del Poeta che nel loro pieno significato portano a molte riflessioni, nel tempo e soprattutto nella situazione che stiamo vivendo.
Perché troviamo naturale e appropriato oggi, in pieno sviluppo tecnologico ,ricordare un Poeta tanto sensibile , amante della Natura, come Alfred Tennyson, tipicamente figlio del suo tempo, il Romanticismo inglese?
Nella bellissima poesia di Alfred Tennyson con cui Anna Vincitorio apre la presentazione del Poeta leggiamo:
"Piccola corolla ma se io potessi comprendere
la tua essenza di radice e tutto nel tutto
potrei venire a conoscenza di cosa sia Dio e l'uomo" ...
Natura/Uomo/ Dio; Dio/ Natura/Uomo ; ma anche : Uomo/ Poesia/ Dio.....potremmo continuare nell'intreccio di tali elementi che in definitiva formano un tutt'uno.
Ma il Poeta che ama il piccolo fiore, che ama la Natura e il suo Creatore, non riesce a comprenderne tutta la grandezza, poiché è consapevole dei suoi umani limiti.
Non a caso Anna Vincitorio, saggista e poetessa di notevole spessore, dedica queste pagine ad un argomento di studio lontano nel tempo che tuttavia oggi incontra interesse e partecipazione anche presso i non addetti... Questo nostro presente è momento di meditazione, di riflessione e ricerca spirituale.
E' Primavera, splende la Natura in fiore, invitano i viali alberati senza folla, le vie prive di traffico...e l'uomo è chiuso in casa, schiavo di un nemico invisibile, forse mortale..
L'uomo è libero dagli orari di lavoro, si dedica alla famiglia, alla casa, alla lettura, al pensiero. Riscopre certi "ozi" dimenticati, certi valori....gli si affacciano domande importanti sul "chi," sul "dove" e sul "quando", anche tanti perché. Forse si risveglia la sensibilità innata e latente, e molti la manifestano...
Nascerà l'uomo nuovo? (non è troppo tardi per cercare un mondo nuovo...)
Carissima Anna Vincitorio....verso questi sentieri mi hanno condotto le tue interessanti pagine sui poeti romantici inglesi!
Bellissimo studio il tuo. Bella recensione!
Qui emerge Alfred Tennyson in tutta la sua delicatezza di poeta, la sensibilità e il profondo senso di malinconia che per lungo tempo lo tennero lontano dal successo di critica.
Forse in lui era già presente quel germe di scontentezza esistenziale che molto ha influenzato la poesia moderna....Comunque un vero Poeta.
Interessanti le analogie che A. Vincitorio riscontra con Tennyson nella poesia di Keats.
In proposito ricordo di averne letto con piacere su "La Nuova Tribuna Letteraria" di qualche anno fa. Di quello scritto e di questo mi complimento vivamente con lei.
Concludo il mio vagabondaggio richiamando l'attenzione sull'ultimo paragrafo dell' interessante saggio di A. Vincitorio , che riguarda il "fuoco creativo" del vero poeta.
Edda Conte.
Ricevo e pubblico
RispondiEliminaRingrazio i critici che hanno commentato con profondità emotivo-verbale il mio articolo sul poeta Tennyson.
Anna Vincitorio