Un viaggio verso la spiritualità, verso
le vette del Cielo per scansare Il vortice dei venti, la poetica di Claudio Comini
Credo sia opportuno, per una lettura
esegetica puntuale della poetica di Comuni,
iniziare da una pericope tratta da una mia recensione: “Silloge
compatta, articolata, proteiforme, che, divisa in due sezioni (Nuove poesie e Altre poesie), si
sviluppa su uno spartito ancorato alla fede, all’amore, ad un credo verso la
gloria dei Cieli. Non per questo il poeta vorrebbe dagli uomini una vicinanza
più stretta al messaggio divino.
“Il
vortice dei venti/mio immenso Signore,/ porta battaglie e guerre/ contro
le avversità che la vita/ mi pone d’innanzi,/ nel cui contesto si crei la pace/
che dia respiro alla mia e alle anime/ di tutti i viventi” (Giustizia).
Partire da questa poesia
incipitaria significa andare fin da subito nei meandri più reconditi, negli
intenti parenetici di un poeta che dà
tutto se stesso al Supremo in un empito di forza trascinante. Amore, pace,
serenità; invocazione a ché tutte le anime possano godere del respiro del
Signore; della sua mano benefica portatrice di quiete a tutti i viventi.
Giustizia. Questo chiede l’autore in un mondo che sembra indirizzato verso
battaglie e guerre; verso le avversità che la vita ci pone d’innanzi. Nella
Tua giustizia mio Dio, il titolo della silloge di Claudio Comini, che, con
limpidezza formale, reifica propositi e sentimenti con immediatezza, senza
smarrirsi nella palude dello
psicologismo, negli astrusi epigonismi,
affidandosi ad un dire di effetto contrattivo ed estensivo;
accompagnando gli input di un animo tutto vòlto a confessare i suoi patemi
spirituali…”.
Iniziare da qui, significa andare da subito a fondo nelle
sue meditazioni, nel suo ontologico
discorso introspettivo. Ad aiutarmi in
questa ricognizione sono di sicuro gli otto
volumi che l’Autore mi ha fatto pervenire: La luce del cielo, 2011; Luci di un brillante lago, 2016;
Nell’immensità di un lago stupendo, 2018; Sull’onda della felicità, 2018; Il
percorso poetico, 2019; Crepuscoli su Firenze, 2019; Parole d’amore, 2020;
Nella tua giustizia mio Dio, 2020. Le chiavi di lettura di questa
abbondante produzione possono essere diverse: antropologismo, naturalismo,
psicologismo, spiritualità; ma soprattutto due sono i codici per decriptare l’alfabeto polimorfico del percorso: la natura
e il divino, che poi si potrebbero ridurre ad una sola, in quanto il poeta fa
del panismo una base essenziale per la sua ascesa; per elevarsi alle soglie di
Dio.
Già partendo dalla prima opera (La
luce del cielo), e leggendo le poesie che la compongono, emerge una ricerca
spirituale che, nel suo empito corale, associa
frammenti naturali (fiumi,sorgente, luce, prodigi, vento, sole, acqua, neve…) alla luce del Creatore che tutto
domina e guida. Un insieme che scaturisce da un animo vòlto alla pace che dà
vitalità al cuore della gente: “Sono passati secoli,/ ma la Tua luce è sempre
viva/ nel cuore delle persone/ a te devote, anche se la realtà presente/ tenta
di disturbare e allontanare l’uomo/ dalla limpidissima sorgente/ del tuo
immenso sapere…” (Ancora nel tempo).
Il poeta fa dei suoi luoghi, delle sue endemiche visioni, le reificazioni della
potenza divina. Proseguendo ci imbattiamo nella seconda opera (Luci di un brillante lago), dove Comini
unisce le immagini del lago Maggiore (Angera, Luino, Caldè, Isola dei
Pescatori, Maccagno, Isola Bella…) ad un afflato di metamorfica inclusione
paesaggistica che lo prende e lo trascina in un eterno spiro di giovinezza:
“Sei tu l’amica infallibile/dei miei pensieri,/ dei miei versi/ che corrono
liberi come il vento/ e nulla possono contro il tempo…” (Natura).
E’ qui, sulle rive del suo lago, tra i paesaggi che lo
attorniano, e i rumori profumati e leggeri degli alberi, che il poeta si sente
a suo magio, dando il meglio di sé, con versi di rara potenza lirica. Ed è qui
che riesce a mischiarsi con una natura polivalente, dimenticando le aporie degli
uomini. La stessa fusione fra natura e poesia continua nella silloge del 2018 (Nell’immensità di un lago stupendo),
dove il poeta vive un amore avvolgente
fra le bellezze del creato e la donna amata che ancora di più brilla di luce
propria in una primavera appena iniziata: “Mia dolce Letizia/ tu che avvolgi il
calore del sole/ in questa primavera appena iniziata/ sulle placide acque del
lago dorato….” (Oggi ancora tu). Assistiamo
poi, in questo excursus poetico, all’immersione
del poeta nei miracoli che attorno gli si dispiegano esplosivi Nell’onda della felicità. Un sussurro, un
élan verso l’azzurro, una contaminazione floreale per un poeta sperso negli
àmbiti del creato: “Scenario, Una
finestra aperta sul lago, Una nuova
primavera, Come un sogno, La quiete sul viale, Colori sul lago, Come una
farfalla, In riva al lago…”, ogni palpito si fa fresco e avvincente; e la
natura sembra che prenda per mano il poeta e lo porti tra i meandri policromi di un lago che rispecchia
la sua anima:
“Tutto si specchia in panorami bellissimi/ su un lago incantato/ tra
l’inconfondibile e fiorente natura…” (La
luce della natura). D’altronde basta leggere qualche lacerto tratto dagli
scritti dei critici di Percorso poetico,
del 2019, per rendersi conto della pluralità del viaggio di Comini. Prendiamo a
conferma un frammento dello scritto di Pasquale Martinoli: “Comini,
il poeta che fa il portinaio Castelveccana da autore per hobby alla
consacrazione nell’élite dei versi sulla Storia letteraria del XX secololo:
“… Il suo nome compare infatti, con biografia e giudizio della critica, accanto
a quello di autori celebrati e il merito di questa sorprendente-nomination- è
tutto racchiuso nella sua vocazione espressiva, coltivata da autodidatta, dando
sfogo… <<allo sfogo dell’anima>>”. Per quanto concerne l’opera del
2019, Crepuscoli su Firenze, l’anima del poeta si fa coinvolgere dalle
peculiarità della città del giglio, e con intelligenza emotiva prende il
pennello, disegnandone gli angoli più belli e famosi: Firenze: “Ci si immerge in te,/ simile ad un fiore,/ circondato dai
petali/ fatti di arte e poesia…”; Piazza
della Signoria: “D’incanto ti trovi di fronte Piazza della Signoria./ E il
cuore si ferma…”; Santa Maria Novella:
“… Subito, allora, ti immergi tra gente/ dal sorriso gioviale e comunicativo e
ti senti a casa”. Ma è in Parole d’amore
che il poeta si abbandona ad una confessione di erotico stupore per Letizia, la
donna amata. Il lago fa sempre da cornice ai palpiti emotivi, alle effusioni
sentimentali dell’autore: “Sul lago in quel giorno/ una brezza spirava/ e la
tua viva felicità/ irradiava gli angoli più nascosti/ del mio cuore…/ attimi
eterni accanto a te,/ mia cara e dolce Letizia/ la cui parola era di una gioia
infinita” (La gioia).
Bontà, armonia, umanità, gentilezza, sono
gli appellativi che più si addicono a questo scrittore che coi suoi versi
semplici e incisivi, fuori da ogni parafrastica complicazione, ci spiattella su
un vassoio d’argento un animo pulito, fresco e generoso, disposto e disponibile
a migliorare il mondo, la gente con la sua spinta verso l’azzurro. Chiudere il
cerchio con un breve frammento tratto dalla mia esegesi su Nella Tua giustizia mio Dio, con cui ho iniziato il mio scritto, significa
rifinire il significativo apporto di un autore polivalente al mondo della poesia;
la sua semplicità espositiva; la pluralità della sua ispirazione: “… Con il
lago che si fa epicentro di fede e di speranza e con Elegia d’autunno, il
poeta chiude l’opera, affidandosi ad un
canto di rara suggestione lirica che amalgama nel suo empito emotivo la
tristezza di una stagione con la solida fede in una rinascita oracolare:
“rispunterà nuovamente l’allegria, nei campi ora spogli”.
Nazario Pardini
Nessun commento:
Posta un commento