Ferdinando Cianciulli Martire del Socialismo. Digitalgrafic
A
cento anni dal suo assassinio
a cura di Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano
Meritorio
questo libro sotto tanti punti di vista.
Quanti martiri ed eroi ci sono anche in un
dimenticato o quasi dimenticato paese come Montella, detta la perla
dell’Irpinia per il suo verde, le sue montagne, le sue sorgenti, i suoi
castagneti, dimenticavamo, non bisogna farlo, i suoi eroi?
E
Peppino Iuliano poeta attento e sensibile alla storia dell’uomo, mi invia
quest’opera e mi coinvolge come al solito, mi ricorda che le mie origini sono
montellesi. E ottiene successo poiché anche questo attento e meticoloso
lavoro ha tirato fuori dal mio subconscio
o inconscio cose che ero certa di non conoscere e soprattutto di non
appartenere minimamente ai fatti narrati.
Chi
era Ferdinando Cianciulli?
Il
Poeta Giuseppe Iuliano e lo scrittore Paolo Saggese ce lo ricordano non certo con testimonianze generiche, ma con
la pubblicazione dei suoi scritti in collaborazione con altri autori importanti
come Generoso Picone (Direttore de Il
Mattino che ad Avellino con il Professore Aldo Masullo presentò il mio Rocco
Scotellaro, in un pomeriggio invernale, per me quasi gelido, reso dalle loro
parole luminoso e imperituro), si occupa
da par suo della stampa politica irpina dal 1900 al 1920 e del giornale pubblicato da Cianciulli “Il
grido” che io ho letto nella biblioteca di Saverio Palumbo del quale vi dirò
più innanzi. Coautori sono anche Francesco Barra che tratta la vita politica –amministrativa di
Montella tra crisi dello Stato Liberale
e Fascismo. E non ultimo è l’mportante l’intervento di Cecilia Valentino che ci
parla di Femminismo e Socialismo, personaggi familiari, come la moglie
dell’eroe, tessuti con i fili preziosi
dell’abnegazione, del desiderio di pace e lavoro, del riscatto della donna
esempio luminoso è la moglie di Ferdinando Cianciulli che prende parte attiva
alle iniziative contestative e denunzianti del marito. Insomma questo libro ci
parla anche di una Famiglia attiva che amava il prossimo più debole incapace di
difendersi dalle angherie dei prepotenti
Il
tema che ha scelto Paolo Saggese è di fondamentale importanza, poiché tratta la storia dell’intellettuale irpino e dei
fatti che lo porteranno al martirio. Perno luminoso è senza dubbio l’intervento
del Poeta Iuliano che parla dell’eroico furore e dell’accostamento
della storia e del pensiero di Ferdinando Cianciulli che per forza contestativa, per capacità di
sacrificio della propria vita, per intelligenza politica e sociale lo avvicina a Giordano Bruno. E’ un libro da leggere, da
gustare in ogni sua virgola ci riscatta da tante umiliazione che Montella e il
Sud continuano a subire. Non ultimo la distribuzione dei soldi che l’Europa ha inviato al nostro
Paese, soldi da utilizzare soprattutto per il Sud come è ampiamente precisato
nel mandato europeo.
Ognuno degli autori si è ritagliato un suo spaccato di storia, di
ricordi, di documenti che attestano senza ombra di dubbi che Ferdinando
Cianciulli è stato un grande eroe. Dei miei pochi anni passati a Montella ricordo
una casa triste con donne vestite eternamente di nero, sempre in lutto. Ricordo
Wanda e le sue figlie, quest’ultime frequentavano insieme a me le scuole medie.
Il libro è infatti presentato da Anna, Raffaele e Adriana Dello Buono, che ci
introducono allo studio e alla comprensione più da vicino del loro amato
parente.
Chi
era il martire?
Un
giornalista di paese con un’intelligenza fervida e con un cuore generoso.
Scrivo volentieri e con piacere su di lui, perché pur essendo stato ateo ,
amava gli umili, diciamo pure i poveri , i vessati del mio paese, da solo si
contrappose a potenti politici, ad uno in particolare, il più potente di tutti,
quello ritornato dall’America, arricchito e con dentro un desiderio di rivalsa,
tanto da farsi eleggere Sindaco del paese, parlo di Celestino De Marco. Io e la
mia famiglia, quando ormai tutti i suoi
beni , erano passati “ai Monaci” e lui
era morto già da più di cinquant’anni, abitammo in fitto in queste sue proprietà regali, la villa e il parco volevano imitare quello dei re, Ricordo le statue, gli
alberi da frutta le cancellate che si affacciavano sul Corso . Mio padre li
aveva fittati all’asta a un prezzo proibitivo
di molti milioni di lire , nel fitto erano compresi i castagneti delle Malte, già
di proprietà di Celestino De Marco, i castagneti che comprendevano l’intera
montagna de SS Salvatore, aveva fittato tutto poiché solo in quel luogo erano
concentrati molti “essiccatori” per le castagne. Le Malte erano e sono un
immenso castagneto di migliaia di alberi. Dal parco della villa io e mio fratello dalle uscite laterali ci infilavamo nel cinema Fierro per vedere i Colossal
che hanno fatto la storia del cinema. Allora io non capii le ragioni del lutto
della Famiglia Dello Buono, avevo forse 11 anni, nessuno mi aveva mai parlato
di Ferdinando Cianciulli, né mai avevo sentito il nome di Celestino De Marco. Quando
ho conosciuto il Dottore Saverio Palumbo a Formia originario di Sant’Angelo dei
Lombardi e compagno di liceo di uno dei miei zii. Fervido Socialista Primario e fondatore dell’Ospedale Di Liegro
di Gaeta, grande cardiologo che ha
salvato migliaia di vite, comprese quelle di mia madre e di mio padre, visitava
e curava senza farsi mai pagare, era anche uomo colto che tanto ha aiutato Il
Sud Pontino, mi parlava con amore e ossessione di Ferdinando Cianciulli, delle lotte che questo giovane
uomo aveva fatto in difesa degli umili e dei più poveri, soprattutto del suo
assassinio, al quale non si è mai rassegnato. Mi raccontava della sua lotta
contro i padroni e contro i latifondisti, delle innumerevoli lettere che questi
inviava ai capi nazionali del Socialismo, ai Prefetti ai quali narrava le
malversazioni politiche, delle manifestazioni che organizzava ad Avellino e in Provincia di Avellino, della pubblicazione
del suo giornale “Il grido degli umili”
poi chiamato semplicemente “Il grido” , delle importanti sezioni socialiste
dell’Irpinia , delle minacce che riceveva quotidianamente, finché “ i padroni” infastiditi dalla sua parola lo mandarono ad
uccidere. Il Grido di Ferdinando Cianciulli è stato e rimane il Grido di Munch,
Il mio amico Pietro Nenni diceva che
bisognava accostarlo a Rocco Scotellaro e a Giordano Bruno e mi sollecitava a
scrivere. Egli aveva su di lui molti documenti e scritti. Chi ne aveva più di tutti e li
custodiva gelosamente, era il Dottor Saverio Palumbo, sarebbe meraviglioso recuperarli.
A salvare e regalarci questo spaccato di
storia dimenticato dai più sono stati gli autori di questo libro, L’hanno fatto
con il solito entusiasmo , con la loro alta professionalità a difesa e amore
per i luoghi e i personaggi narrati.
Ho
letto il libro, è ben calibrato ,
scritto con passione e intelligenza, inteso quale insegnamento affinché non
dimentichiamo i nostri Padri, Rocco
Scotellaro-I Padri saraceni!) i nostri eroi le nostre origini. Vorrei qui
aggiungere perché vi entra di Di diritto in questa storia straordinariamente
vera entra il grande Preside, Provveditore agli studi
Attilio Marinari , figlio di Paolina Moscariello, sorella di mio nonno
Giuseppe, anch’egli grande socialista,
immane studioso di Dante e Francesco De Sanctis, moltissimi i libri pubblicati
con il “Vecchio” Guida, decine le pubblicazioni, candidato alla camera per il
Partito Socialista. Importanti le Letterature e le Antologie scritte con la
sorella Edda Marinari. Preside del Mamiani a Roma non ha mai dimenticato le sue
origini, aiutato i più poveri, sorretto chi aveva bisogno, diffuso la cultura e
il suo insegnamento tra le fasce più povere dell’Italia. Io e il Poeta Ugo
Piscopo siamo stati suoi alunni in anni e Istituti diversi, il Poeta ad
Avellino ed io l’ho avuto come Preside e professore al Francesco De Sanctis di
Lacedonia. Ad Ugo Piscopo si deve uno
splendido panegirico pronunciato in un ricordo postumo ad Avellino. Dopo la sua morte, gli ha dedicato pagine indimenticabili,
raccogliendo le testimonianze di quelli che l’avevano conosciuto e amato. Erano
questi gli uomini che vivevano il credo, l’Utopia del Socialismo, ormai persosi
chissà dove! Credevano nella cultura, nella politica, nel riscatto dei popoli .Il
martire Ferdinando
Cianciulli, da Giuseppe Iuliano è avvicinato giustamente a Giordano Bruno (condivido il suo
pensiero di storico e di poeta). D’altronde la statua di Giordano Bruno che
prima del terremoto troneggiava all’ingresso del vecchio comune di Montella, fu
messo lì dal Martire a Sue spese,
l’aveva fatta forgiare da un buon
artista (troverete tutti i particolari nel libro) e lì l’aveva sistemata contro
tutto e contro tutti, l’aveva fatta erigere senza temere le severe contestazioni
della chiesa di allora.
Carmen
Moscariello
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