UNA RIFLESSIONE SULL’URAGANO DI
FRANCO CAMPEGIANI
(poeta dell’Essere)
Franco
Campegiani ci offre nel suo più recente lavoro poetico (Dentro l’Uragano)
una singolare interpretazione dell’Essere universale.
Quasi
avvalendosi di una teoria globale della comprensività artistico-poetica, si
riferisce ad una particolare cosmogonia dell’Essere.
Percepisce
l’universalità compiuta dal non-dimensionale, né dialettizza ogni progressività
nella frammentazione della “ragione” estetica di ogni essere vivente (organico
ed inorganico).
In
tale misura il poeta comprende e ci fa comprendere le più varie stratificazioni
naturali (terra/mare) nel fluire ininterrotto della realtà che ci pare di
partecipare in un ciclico evolversi energetico che circonda ogni espressività degli
esseri esistenti.
Non
definirne i limiti, espanderne ogni denuncia di stortura ma non solo,
trasformare le litanìe dell’irrazionalità presenziale nell’obiettivo ontologico
dell’Essere altro da sè.
Sì
perché l’Essere di Franco non è l’assoluto incondizionato, ma il relativo
assoluto che diviene nel conflitto eterno della Storia spiritualizzata dall’umanizzazione
ascendente dei “contrari” (soggetti oggetti).
Da
qui nascono le visioni poetiche contenute nell’Uragano di Franco: l’amore, la
natura, il brivido del buio nella forza della luce, la differenza di tutti gli
antagonismi nell’armonia del ritorno supportato dalla vita nella morte.
La
vita che si delinea nelle liriche di Franco tra esperienze personalizzate,
riflessioni tragiche e gioiose, coscienti celebrazioni della disgregazione
positiva già annunciata, imposta, esposta, simulata (ambivalenza di Giano) concelebrata,
obliata, oscurata, in una cosmogonica scenografia poetica rappresentata dalla
frantumazione dell’Essere onnipotente, ma destinato alla ricerca del proprio
assoluto nascosto forse volutamente.
La
stessa ricerca degli esseri derivati che Franco declina nelle più varie
metalinee versificate da espressionismi letterari protesi nel ritrovare
l’universalità ante-Essere di ogni concettualità basilare.
Ecco
allora che “… Tutto tornerà al suo posto”, la Terra spenta risorgerà, le
dispersioni si ricompatteranno (cerchiature di vicoli che si tengono per la
mano…), il crepuscolo ritroverà i suoi miti (gufi… mostri…) in balia dell’alba
che rafforza la fiducia, il Principio e la Fine che non esistono oltre, ma si
inseguono e motivano nell’essenza più pura del fenomeno di un Essere
ridimensionato dal suo manifestarsi “risorgenza”.
Ecco
che l’espansività nel messaggio di fede globale stimolerà la bellezza della
verità di Keats, ma non identificherà l’Essere con l’aldilà che sprofonda
abissalmente realizzandosi tuttavia in un amore universalizzato dai “contrari”
e dal mistero generazionale (rinnovarsi del Mondo nel Giardino di una forza
redenta dal sangue della caduta).
In
quest’Aurora tenebrosa il “Salmo” disvela, a sorpresa, il mondo nuovo: il mondo
della memoria limbica della Storia aperta all’Essere alternativo, al passato
morente, iconico futuro germogliante.
Questa
cosmogonia sorprende il poeta che distilla l’Essere dal vivente universale del Tutto
tornato alle proprie origini celesti (ora torna a capo) dell’increato.
Richiamando
Parmenide il poeta scommette anche sulla mutazione della metamorfosi emergente
che nega l’illusione di ogni presenza.
Il
ritorno all’armonia dei contrari dimensiona peraltro ogni logica creativa e pone
Franco al vertice di un divenire solido e fantasmatico ancorato alla
temporalità ora superata e naufragata nell’unicità del flusso misterioso
sgorgante dalle origini.
L’Uragano
della memoria ora si ricrea inconsciamente in ogni attimo d’eternità
concepibile da un pensiero pensante e non pensato.
E’
l’uragano di Franco Campegiani, degno di un alto livello di analisi comparativa
e filosoficamente depurata dai contorni oscuri delle teorie nichilistiche
dominanti in onore alla madre Terra che tutti vorremmo rispettare.
Marco
dei Ferrari
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Che magnifica sorpresa, Marco! Questo saggio è un vero fiore all'occhiello nella mia antologia critica. Hai colto in maniera lucidissima la mia considerazione dell'assoluto, contemporaneamente scisso e fuso con il relativo. Tutto è interscambio, e bella la definizione di poesia aurorale e tenebrosa nello stesso tempo, in omaggio al principio dell'armonia dei contrari. Giustamente evidenzi "l'ambivalenza di Giano" della mia poesia e sottolinei la "particolare cosmogonia dell'Essere" di cui si nutre la mia visione del mondo, dove "il Principio e la Fine non esistono oltre, ma si inseguono e motivano" reciprocamente "in un ciclico evolversi energetico che circonda ogni espressività degli esseri esistenti". In breve, una "temporalità superata e naufragata nell’unicità del flusso misterioso sgorgante dalle origini". E mi esalta la considerazione finale di "un pensiero pensante e non pensato", "depurato dai contorni oscuri delle teorie nichilistiche dominanti in onore alla madre Terra che tutti vorremmo rispettare". Grazie, davvero grazie.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Che magnifica sorpresa, Marco! Questo saggio è un vero fiore all'occhiello nella mia antologia critica. Hai colto in maniera lucidissima la mia considerazione dell'assoluto, contemporaneamente scisso e fuso con il relativo. Tutto è interscambio, e bella la definizione di poesia aurorale e tenebrosa nello stesso tempo, in omaggio al principio dell'armonia dei contrari. Giustamente evidenzi "l'ambivalenza di Giano" della mia poesia e sottolinei la "particolare cosmogonia dell'Essere" di cui si nutre la mia visione del mondo, dove "il Principio e la Fine non esistono oltre, ma si inseguono e motivano" reciprocamente "in un ciclico evolversi energetico che circonda ogni espressività degli esseri esistenti". In breve, una "temporalità superata e naufragata nell’unicità del flusso misterioso sgorgante dalle origini". E mi esalta la considerazione finale di "un pensiero pensante e non pensato", "depurato dai contorni oscuri delle teorie nichilistiche dominanti in onore alla madre Terra che tutti vorremmo rispettare". Grazie, davvero grazie.
RispondiEliminaFranco Campegiani