ELIO
PECORA: prefazione a Canto dell’effimero di
Eugenia Serafini
L’effimero non è il nulla e l’annientamento
che, nel Novecento della letteratura e delle arti, hanno occluso ogni attesa e
illusione e speranza. L’effimero ha una sua durata, quella di un solo giorno,
ma il giorno – come per il “carpe diem” oraziano – può equivalere all’eterno se
vissuto nella sua pienezza che è insieme stupore e terrore, ebbrezza e
disperazione. E la poesia, parola chiamata per durare, dell’effimero fa pietra
incisa, soffio mutato in accento.
Eugenia Serafini non rifugge l’effimero se
lo accoglie nel canto e, dunque, lo elogia, lo ferma, lo scandaglia, lo intona.
E dove lo smembra fino al bisillabo, dove lo allude nel segno veloce o in uno stormo irrequieto , che altro fa se non toccarne la brevità e
l’incompiutezza in questa fermandosi, e placa l’ansia nemmeno nominandola?
In un tale effimero e nella sua attentata leggerezza
si muovono e si pronunciano i momenti
dell’esistenza, lacerti di verità accostate. Così la
pena e l’allegria, il bisogno d’amore e la sua perdita, il dubbio che consuma e
il desiderio che non s’arrende, il pensiero della morte e i meandri della
memoria s’intrecciano e si alternano nei versi brevi, nelle frasi in corsa per
declivi di inchiostro sottile, dietro cancellature che lasciano trapelare il
negato e l’incauto.
Se tutto di questo libro è un viaggio, anche
un trascorrere interiore di
continuo segnato da una quotidianità
cercata, in ogni frase e foglio la grazia e la tenerezza, la nostalgia e
il rimpianto si elidono tutti in un vagheggiare di velata melanconia. (<
Lascia che torni / un effimero lieve / memoria di affetti / Infantili / lascia
che mi abbracci / mi avvolga in / dolci
carezze e / baci di madre / di padre / lascia che torni in / effimero
gioco.>) E tutto perviene a un segno corto e conciso che rappresenta uno stare.
L’epigrafe di Peter Handke, posta ad
apertura del libro, dichiara:< La durata è il mio riscatto, mi lascia andare
ed essere.> Dunque, questo durare è
fuori delle misure conclamate, fuori
delle pretese e delle paure; e l’effimero, vacillante sul baratro, s’apre sul vuoto e
respira.
ELIO PECORA
febbraio
2013
Ringrazio di cuore il nostro Nume Tutelare per aver pubblicato subito la Prefazione di Elio Pecora al Poemetto "Il canto dell'effmero" della mia grande Amica e autentica Artista Eugenia Serafini. Oltre al cammeo postato l'opera, molto intensa, bilingue italo/romena, vanta la postfazione di Nicolò Giuseppe Brancato, archeologo e marito di Eugenia, che ha voluto renderle questo omaggio.Il traduttore è George Popescu, un famoso professore. di Italianistica dell'Università di Iasi, in Romania, che già aveva tradotto la precedente raccolta di poesie della Nostra, dal titolo "Piccola utopia - frammenti per un ideale", pubblicata a Craiova con il titolo Oglinda sufletului, edizioni. Cugetarea Tigero 2000. Tanto questa traduzione, quanto quella, rappresentano un dono che Popescu ha voluto fare all'Artista per stima e amicizia. Va detto che tra i Poeti tradotti da Popescu figurano Pasolini e Sereni. Il Pometto di Eugenia Questo poemetto è uscito come ebook nel 2013, ma per esaudire le numerose richieste di farne l'edizione cartacea, è stato pubblicato in questo periodo come libro. E' un'opera scritta nel 1995/6, durante il Piccolo tour Roma Carrara e ritorno, mentre l'Autrice andava a insegnare Storia dell'Arte all'AABB di Carrara, sul treno durante le lunghe ore di percorso . Credo sia esaustivo il passaggio dell'illustre esegeta che nella prefazione recita: "Eugenia Serafini non rifugge l’effimero se lo accoglie nel canto e, dunque, lo elogia, lo ferma, lo scandaglia, lo intona". Sembra di leggere un canto. e i versi postati lo testimoniano. D'altronde è risaputo che È l'angoscia della precarietà che porta i più lungimiranti ad investire nell'eterno. Il Poemetto sarà senza dubbio un gioiello e credo occorra inchinarsi a pagine come questa. Abbraccio forte la mia amica e il Vate che consente di visitare tante stanze ricche di Cultura.
RispondiEliminaGrazie gentile Nazario per questa segnalazione prestigiosa sul tuo Blog, la cui prefazione è datata 2013 poiché il libro esce in seconda edizione, in forma cartacea. In questa nuova edizione è presente anche la traduzione in lingua romena del chiarissimo prof. George Popescu, Docente di Italianistica dell'Università di Iasi. Con gratitudine. Eugenia Serafini
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