Maria
Rizzi su Fantasia della Ragione di Edda Pellegrini Conte
Ho
letto con grande entusiasmo il volume di Edda Pellegrini Conte, “Fantasia della
Ragione”, edito da Guido Miano Editore, e benché il titolo sembri quasi un
ossimoro il contenuto del testo dimostra che le due realtà possono
compenetrarsi, tant’è che varie concezioni filosofiche avallano il
concetto
sostenuto dalla mia cara amica Edda. Cito
Il
primo racconto è già esemplificativo del legame tra fantasia e ragione.
Narrante, il protagonista, che potrebbe essere sfuggito dalle pagine di Italo
Calvino, cerca la propria storia, mentre racconta fiabe agli altri e chiede
aiuto alla Fantasia. Metafora o allegoria? Io credo sia una metafora plurima e
continuata, un modo di articolare un’idea figurata, ovvero spiegata tramite
analogie, sfruttando entità del mondo reale che possiamo percepire con i sensi.
Motivo in più per cogliere la simbiosi ragione - fantasia. L’una rivendica il
diritto di capire, l’altra sa che si può narrare lo stesso ogni realtà, anche
con sguardo diverso, originale, sfumato.
La
favola è un genere congeniale alla nostra Scrittrice e Poetessa, ma ella ne
conosce il valore e sa renderle il giusto tributo, evitando i luoghi comuni, il
tranello della banalità, evocando storie degne di Esopo, dei fratelli Grimm ed
elargendo sempre il dono della morale.
Natura
con grazia vertiginosa, legandoli alla precarietà dell’individuo, alla sua
condizione di solitudine.
“Lucio
e il giorno delle parole” è una vicenda breve, narrata in modo favolistico, che
mette in luce un aspetto peculiare della filosofia, il non avere paura delle
idee nuove. Nel suo gioco il protagonista si sofferma sul termine ‘Tempo’ e il
racconto ha sapore di realismo magico, pur terminando con un abbraccio e una
risata della mamma, che stempera con
la
fantasia i pensieri maturi del bimbo. Il realismo magico è parte integrante
della narrativa di Edda. Si tratta di una corrente letteraria del ‘900, che ha
caratterizzato in modo particolare gli autori sudamericani, e ha dato risalto
all’elemento onirico, dimostrando quanto l’immaginazione non rappresenti il
fiorire dell’arbitrario, dell’impreciso, ma richieda solidità di materia ben
poggiata sul suolo.
In
Italia uno degli esponenti di tale corrente è stato proprio Italo Calvino,
anche se i più rappresentativi sono considerati Massimo Bontempelli e Dino
Buzzati.
Rispetto
all’Opera di Edda è significativo il riferimento a tale corrente, che vede
fantasia e ragione come i due aspetti cardine, che respingendosi si attraggono.
I racconti dell’Autrice rivelano, infatti, la libertà assoluta della fantasia e
la consistenza distaccata della ragione. “La favola del Maimai” ne è una rappresentazione
meravigliosa.. La bimba Elisa, alla ricerca della nonna, salta da un quadro neo
- realista alla fiaba surreale, visionaria, eppure integrata nelle difficoltà
del sociale. La cifra stilistica di Edda vede
personaggi
che possono avere nomi di battesimo, ma non sempre, in quanto il Tempo, il
Vento, il Senno sono co - protagonisti e trascinano nel mondo misterioso e
incantato, evocato spesso dallo sguardo infantile più puro. Per quanto riguarda
i monologhi, ai quali Edda ci ha abituati, hanno come interlocutori
dell’Autrice elementi della natura e della vita. Si possono definire alter ego
per la struttura della narrazione, che contempla una visione introspettiva, talvolta densa di pathos, altre di intimismo,
altre ancora spirituale o tesa ad arco
verso il sociale. Nei Monologhi mi ha profondamente toccata il rapporto di Edda
con
Cito
questo breve estratto: “Ahimè! Amo tanto
Edda
si rivolge alla Pioggia, alla Quiete, alla Solitudine e crea una scrittura
che
diviene riflessione sulle fasi dell’esistenza. Il dialogo interiore vede la
Scrittrice
abbandonarsi al libero flusso dei suoi pensieri, anche quando passa la parola a
un terzo personaggio. Queste forme di narrazione possiedono il fascino
dell’onirico, ma sono calate nella realtà e spesso si rivelano didattiche.
Edda
in questo sublime volume, che si legge tutto d’un fiato, ricorre a ‘grandi
storie’, senza esserne consapevole e ci dà la misura della propria
versatile
grandezza trincerandosi nel cerchio dell’incantesimo.
Maria Rizzi
.
Maria Rizzi e mia madre sono state legate da un'affinita' che prescinde dall'essersi conosciute personalmente. Il loro sentire comune è palpabile in questa meravigliosa recensione all'ultima pubblicazione di Edda Conte. Maria Rizzi coglie ogni più piccola e significante sfumatura dei racconti extra-ordinari di mia madre e li perpetua con le sue parole. La ringrazio con l'affetto di una sorella per questo sua memoria vivente che regala a Edda l'immortalità. E grazie al Prof. Pardini per continuare a dare voce alle opere di mia madre
RispondiEliminaIsabella Conte
Isabella mia, Edda ti ha passato un testimone importante, ma è consapevole del tuo spessore morale e della tua naturale tendenza all'Arte. Ti stai rivelando adesso. L'ombra lunga di una donna versatile, originale, fresca, moderna come la tua mamma, ha rappresentato 'il tiglio' sotto il quale ripararti. Non volevi entrare nel suo mondo. Oggi le doni un talento innato e impressionante e continui, con tenacia unica, a muoverti nella vita e nella scrittura anche come alter ego. Io ho avuto una fortuna, anzi due: conoscere Edda a fondo e ora avere te nella vita e nel cuore. Due diamanti incastonati per sempre nel percorso che mi è concesso in dote. Sono ricca e non devi MAI ringraziarmi. Dobbiamo solo e sempre restare abbracciate. Insieme alla nostra Edda e al carissimo, inimitabile Nume Tutelare..
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