lunedì 9 maggio 2022

NAZARIO PARDINI: "VERSO LA FOCE DEL SRCHIO"

 Verso la foce

 

Andiamo lenti, Delia. Il cielo è caldo,

lungo è il cammino e ancora in lontananza

la brezza della foce. Guarda al lato

le chiome dei pinastri fanno attorno

ombre rotonde olezzanti ragia

mista al respiro fresco di marina.

È l’ora di nascondere le membra

fra i rami  del corbezzolo e il ginepro,

è l’ora di dar quiete ai desideri

che dentro noi si affacciano con impeto.

Riprenderemo il corso verso il mare

quando la sera si farà presente

e il maestrale sfiora la pineta.

Qui, sugli aghi dei pini ormai ingialliti

riposeremo il cuore e la passione.

Guardati attorno! Lì vicino si ergono

le corna biforcute dello snello

daino maschio. Le sfrega alla corteccia,

e avanti ancora il muso del cinghiale

che a terra raspa in cerca di radici.

Andiamo, guarda il cielo si fa rosso,

e l’orizzonte ci chiama; camminiamo

sul sentiero renoso; riprendiamo,

ci fanno strada i cisti; là le dune,

le ginestre sfiorite che si accordano

ai suoni della bàttima. Ci arriva

l’odore di salmastro dalla foce

oramai sonnolenta. È lì che il Serchio

lascia i suoi panni ai gorghi di marina.

Guardo il tuo volto riflesso nel blu,

nell’acqua che si mischia alla corrente,

ed io mi tuffo proprio dove il cielo

fa a gara con i fremiti del mare.

 

Siamo arrivati, Delia, respiriamo

l’aria selvaggia che attorno ci liscia;

respiriamo la sera, e il suo mantello

che la notte rapisce e tutto miete,

meno la tua bellezza che ora viva

si mischia agli incantesimi silvani

e sarà mia.

 

 

 

2 commenti:

  1. Torna Delia, Nazario mio, la tua Beatrice, la Laura, la donna - simbolo che si stacca dal passato ed è visione di straordinaria modernità e slancio vitale. Costeggiate insieme il tuo fiume, il Serchio, placando la passione nella pineta, mentre i vostri passi sono diretti all'elemento che compie la libertà dell'impossibile e rappresenta la meta del tuo vivere da sempre. Il mare chiama. Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. E trovi pace soltanto quando ti tuffi 'dove il cielo fa a gare con i fremiti dell'azzurra distesa'. Gli ultimi sette versi rappresentano una lirica in se stessa. Le immagini sono visibili e, con esse, l'anima tua, mai doma. Tu e Delia respirate l'aria selvaggia; respirate la sera "e il suo mantello /che la notte rapisce e tutto miete / meno la tua bellezza che ora viva /si mischia agli incantesimi silvani". L'amore, l'empatia assoluta con i miracoli del creato hanno la meglio sulle malinconie che costellano il passaggio terreno e sui tuoi versi si vola altrove, si vede la luce, si assapora la gioia e la pace. Mi inchino ancora e sempre immenso Cantore che scrivi sul dettato degli angeli. Ti voglio un bene infinito!

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  2. Per il caro Prof. Pardini DELIA impersonifica il mito, il sogno, la musa ispiratrice da dove nascono e scorrono i pensieri e i sogni di una vita colorata di rosa, di una vita da sempre anelata che l'uomo aspira a vivere specie nella giovinezza, ma forse con più intensità quando il peso degli anni diviene sempre più soma. Con Delia il Nostro torna a essere giovane, ammaliato dall'amore certo che il Suo cielo di domani sarà "sempre più blu". Perciò ritengo che "Verso la foce" sia una poesia scritta da un giovane poiche l'autore ha la straordinaria capacità di traslarsi nel suo tempo di ieri anche nella forma poetica. Che straordinaria abilità!, catalizzata da una copiosa fantasia che lo caratterizza da sempre. Ma i poeti, è noto, rimangono nell'animo sempre fanciulli, ragazzi cresciuti solo in età. Il dettato poetico è semplicemente disarmante per quella, ancora capacità, di esternare il proprio sentire con una verbalità semplice, immediata, quasi quotidiana che rende il testo accattivante ed armonico ma che non scade mai, dico mai, nella banalità del dire pur consapevole, come lo siamo tutti i frequentatori di Leucade, del Suo abnorme bagaglio lessicale e che tutti ne abbiamo preso atto. Pasqualino Cinnirella

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