Lino D'Amico, collaboratore di Lèucade |
LINO D’AMICO
Lino
D’Amico è un vero poeta, se per poesia si intende rovesciare sul foglio un
animo sensibile che ama la natura e, pieno di affetti, si vede realizzato
quando legge i suoi versi nati in un momento di grazia e di ispirazione. Il
poeta ama la vita, il sogno, e un mondo in cui possa trovare quel riposo naturale di cui va in cerca. La
malinconia fa parte del suo essere, che, tormentato da una ricerca continua di
se stesso, a volte passa momenti di raccoglimento alla ricerca di versi che
possano reificare i suoi stati d’animo e il verso si fa contenitore di un animo
profondo; sì, il verso si amplifica o si abbrevia in base ai suoi stati d’animo
per seguire l’oscillazione delle sue emozioni. Grande amante della Natura è da
essa che trae ispirazione e dagli affetti familiari. Sembra che questa ultima lo segua nelle sue
vicissitudini e lo porti con sé negli angoli più nascosti. E’ così che Lino
trova i vocaboli giusti del suo dilemma esistenziale, in quanto è proprio la Natura a venirgli
incontro offrendogli i mezzi giusti per concretizzare i suoi patemi. Lo scritto
si fa concreto e visivo perché l’autore non scade mai in un lamentevole sfogo,
ma i vari momenti elegiaci intervengono in aiuto del suo discorso verbale. Una
virtù non da poco il profondo equilibrio tra forma e contenuto. Il suo è un
viaggio continuo alla ricerca di una verità difficilmente perseguibile, per cui
si tormenta, afflitto da un sentimento di spleen e di malum vitae. D’altronde
il poeta sa che la vita è breve e che il suo tragitto non è altro che un
prestito della morte, questa meditazione sul fatto di esistere rende il suo
esistenzialismo cocente e intrigante e la poesia ne risente facendosi intima e
personale. Altro motivo dominante nei suoi versi è il memoriale: il ricordo di
antiche primavere gioca in lui un ruolo determinante e spesso si aggrappa a
memorie di fatti che lo incalzano e lo inquietano dacché sono il segno di una
vita che fugge e non ritorna. Questo sentimento di futilità e di precarietà
dell’esistenza si fa motivo dominante nelle sue composizioni che spesso vivono momenti di abbandono e di
tristezza che ricordano i versi di Orazio: “Dum loquimur fugerit invida aetas”.
Si può senz’altro affermare che la sua poesia è una delle più apprezzate nella
letteratura contemporanea, perché rivela
momenti di alta meditazione esistenziale molto vicini alle inquietudini
del tempo.
Nazario
Pardini
Caro, carissimo Nazario, hai dedicato subito al nostro Lino una pagina magistrale, che esalta le sue doti di Poeta esistenzialista, teso a fermare i ricordi e lo scorrere del tempo. Reciti che l'aspetto meditativo nelle sue liriche è così dominante che "spesso vivono momenti di abbandono e di tristezza che ricordano i versi di Orazio: “Dum loquimur fugerit invida aetas”".
RispondiEliminaLino ti sta leggendo con un sorriso tenero e grato. Il fanciullo in lui è vivo, gli consente di migrare tra stati d'animo variegati e di
fermarsi sulla sponda della gioia per una poesia che riscuote consensi. Lo sento particolarmente vicino. Tu lo stai tenendo per mano e gli amici di Leucade scrivono e scriveranno per lui.
Così è... e l'eternità abbiamo il dovere o forse il piacere di immaginarla! Grazie mio Vate!
Esprimo con il cuore spezzato per la inaspettata e prematura dipartita di Lino D'Amico il mio più sentito cordoglio alla famiglia ed in particolare alla Sua Signora con la quale ho dialogato telefonicamente diverse volte per chiedere della Sua salute. Lino era entrato in Leucade, credo, con un po di timore ma che pian piano si seppe imporre all'attenzione di tutti apprezzandolo nel suo modo unico di dire e di fare in poesia. Era umile, anzi molto umile, esternando tale umiltà nel continuo chiedere, anche al sottoscritto, il parere di un suo testo appena nato, accettando, sempre di buon grato, i suggerimenti che gli venivano dati. L'ammiravo, data la sua non più giovane età, per quella voglia inesauribile a ricercercare la perfezione nel testo poetico e quella voglia, sempre inesauribile, di fare e ancora fare poesia. Credo ancora, che l'mpegno lavorativo lo aveva bloccato in questo ma, non appena in quiescenza ha dato sfogo massimo al Suo essere poeta nell'animo e pertanto, alla Sua età, era cosa insolita scrivere poesie con una frequenza giovanile. Mi mancheranno certo le Sue poesie ma, mi mancherà soprattutto l'Amico Lino e le sue telefonate. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaHo appena appreso questa triste notizia e sono davvero dispiaciuto. Condivido il pensiero di Nazario: Lino era un poeta. Lo era per la sua sensibilità e la sua dolcezza, la sua grande umiltà. Non ho avuto modo di conoscerlo personalmente, ma in fondo credo di averlo conosciuto grazie alle sue lunghe e frequenti telefonate. Aveva sempre bisogno di essere ascoltato, supportato, come un bambino con un gran vissuto, tanta la sua umiltà. Scrivo queste poche parole per rendere anche io omaggio alla memoria di un uomo buono, di un uomo che è grande, quando resta nel cuore di chi continua a vivere, nella memoria dei suoi cari, nelle sue parole. Ciao Lino. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaLa pagina di lettura di Nazario Pardini sull'operatività di Lino D'amico sarà stata a suo tempo accolta, dal poeta, quale balsamo alle criticità del vissuto quotidiano: conforto che, di certo, l'avrà seguito nei lidi ove ora giace. Un saluto di supporto ai famigliari. Un ringraziamento a Nazario. Rita fulvia Fazio
RispondiEliminaMi unisco al cordoglio per la scomparsa di Lino D’Amico. Nelle sue poesie predomina una “nuance” dello spazio-tempo coincidente con la tensione e le dimensioni della storia, della vita, di un’interiorità profonda, peculiare.
RispondiEliminaRicordo un calcolato ritmo ludico di chiaroscuri, ricco di messaggi dell’anima capaci di superarne gli intervalli smisurati per giungere, in un’istanza di armonia o appagamento, a conciliare i sogni con il reale.
Ma non percepisco nei suoi versi il desiderio di ottenere un supporto realistico tra il pensiero, i sentimenti e il contesto: piuttosto accolgo l’invito ad ascoltare in silenzio, dentro me stessa, dentro noi stessi, le voci dell’immaginario.
Carissimo Lino,
RispondiEliminanon riesco a pensarti se non co la voce appassionata e malinconica delle tue poesie: le nostre conversazioni telefoniche, le nostre idee intorno alla poesia, la lettura reciproca dei nostri versi e l'amicizia nata tra noi. Ho conosciuto tante coloriture della tua anima, la tua gentilezza, l'apertura agli altri, la disponibilità all'ascolto. Amico caro, ti sia lieve il viaggio ! Ricordo il tuo malinconico ritorno alle sensazioni della giovinezza, il tuo amore per la vita e la cultura. Ti saluto, amico e Poeta.. Sarai sempre con me e con con tutti noi di Lèucade, il luogo in cui avevi riposto i sogni e i sussurri a te cari.
Marisa Cossu