L'ALBERGO DELLE FAVOLE
“Salve!
Sono Cappuccetto Rosso, sono qui per la settimana bianca ma sono
completamente al verde”
“Non
si preoccupi” la rassicurò il premuroso addetto alla reception “Alla fine della
vacanza il suo conto non sarà in rosso: le farò uno sconto e pagherà in
nero senza fattura”
“Grazie,
non mi sono rimasti molti soldi”
“Sì,
vediamo che camera darle: una singola con vista certo non sulle piste da sci,
da 120 euro a notte” “Non è poco...”
“Già,
ma le stanze del Monte Panna, hotel che si affaccia sulle piste sciabili di
Santa Cristina, qui in Valgardena, di norma costano non meno di 180 euro, le
singole.
Comunque
non sborserà certo tanto quanto quella sua collega, Biancaneve, che tra l'altro
si è pure arrabbiata per il prezzo”
“Si è
arrabbiata?”
“Sì,
le avevo riservato una singola, per lei, e poi ovviamente una suite all'ultimo
piano per sette persone”
“Ah,
capisco: i nani”
“Appunto!
Ma lei ha fatto il diavolo a quattro”
“E
perché?”
“Sosteneva
che sarebbe bastata una suite da cinque persone, e non sette”
“E'
assurdo, i nani sono sette”
“Certo!
E' quello che le ho ripetuto anche io”
“E
lei?”
“Ha
ribadito che i nani sono cinque, facendomene anche i noni: Alluce, Melluce,
Trillice, Pondulo, Minolo”
“Ma
questi sono i nomi delle cinque dita dei piedi!” esclamò ridendo Cappuccetto
Rosso.
“Infatti.
E io ho obiettato che la favola si intitola Biancaneve e i sette nani.
Ma lei
ha risposto che il nome di questa storia è L'albergo delle favole, e non
Biancaneve e i sette nani, e quindi, essendo in un altro racconto, aveva
diritto allo sconto per i due nani in meno.
Sconto
che io le ho applicato, naturalmente, essendo lei dalla parte della ragione”
“Molto
divertente. Posso andare in camera, ora?”
“Devo
solo assegnargliela: dunque, vediamo... la 122 è una doppia, già occupata dai
fratelli Hansel e Gretel.
A lei
serve una singola: nella 345 c'è il gatto con gli stivali. A proposito di
stivali, dietro la porta di ingresso c'è un paio di stivali che consentono di
correre velocemente sulla neve, gli stivali delle sette leghe: può prenderli,
se le servono”
“Grazie!”
“La
136 è occupata dal signor Aladino, l'ho messo vicino all'estintore del
corridoio perché può causare un incendio con la sua lampada. Nella 144 c'è un
soldatino di piombo, nella 151 un topo di campagna e nella 152 un topo di
città. Ecco, ho trovato: è libera la 223, al secondo piano. Passi di fronte
all'acquario, che contiene una ospite proveniente da Copenhagen, una certa
Sirenetta, poi svolti a destra e prenda l'ascensore vicino alle scale”
“Un'ultima
cosa: domani vorrei sciare fino a pomeriggio inoltrato. Sa che tempo farà?”
“Sì.
Ho visto poco fa le previsioni di tre nostri esperti altoadesini: Helmuth
Schmalzl di Radio Bolzano scommette il suo cane sul fatto che domani il cielo
sarà sgombro dalle nuvole, Roland Thoeni di Teletrento scommette la sua vita
che domani ci sarà il sole, ed il colonnello dell'Aeronautica Erwin Stricker si
dice abbastanza fiducioso che domani farà sereno, tanto da scommetterci le vite
sia di Roland Thoeni che del cane di Helmuth Schmalzl”
“Ah!
Sole tutto il giorno, bene. Però, che strana rosa di esperti! I loro
nomi ricordano quelli di tre sciatori della famosa valanga azzurra. Va
beh...mi dia la chiave della 223”
“Eccola.
Ah, quasi dimenticavo, devo farle una raccomandazione: stia molto attenta,
perchè all'ultimo piano nella stanza 444 è alloggiato il lupo cattivo, e tra
voi due se non sbaglio c'è un certo attrito”
“Certo!
E' una lunga storia, che ha coinvolto anche mia nonna”
“Già.
Tra l'altro, saputo della presenza del lupo, i tre porcellini della 116 stanno
sempre chiusi in camera, non scendono neppure per colazione”
“Beh,
grazie. Starò in guardia. Arrivederci”
“A
domani. Buona notte”
E
Cappuccetto Rosso salì al secondo piano dove, percorrendo un lungo corridoio
nel quale alcuni defunti della famiglia Innerhofer, proprietaria dell'hotel, la
squadrarono da dipinti ad olio con cornici dorate, transitò davanti alla camera
doppia occupata dalla Bella e dalla Bestia e a quella che ospitava la cicala e
la formica.
Per
giungere infine alla 223 che le era toccata in sorte.
E
godersi finalmente un meritato sonno ristoratore.
Non fu
però una notte esenta da imprevisti, perché a mezzanotte in punto la cara
Cappuccetto Rosso fu svegliata da un terribile frastuono di chiavi proveniente
dalla toppa della porta della stanza accanto, la 224.
Affacciatasi
sul corridoio, si trovò davanti ad una fanciulla che si scusò del disturbo
dicendo: “Abbia pazienza, mi chiamo Cenerentola, sono desolata per il rumore ma
dovevo assolutamente ritornare in camera entro mezzanotte. Scusi ancora!”
Cappuccetto
Rosso si riaddormentò per essere però, ahinoi, risvegliata per la seconda volta
verso le tre da una sirena d'ambulanza che stava posteggiando davanti
all'albergo.
La
bambina si affacciò nuovamente sul corridoio dove vide i militi della Croce
Rossa soccorrere e trasportare poi all'ospedale l'ospite della 229, addirittura
una principessa, una certa Aurora piombata in un sonno profondo e che perdeva
molto sangue essendosi ferita col fuso di un arcolaio.
Per
fortuna il resto della nottata trascorse poi senza altri inconvenienti e così
il giorno seguente, di buon mattino, Cappuccetto Rosso potè dedicarsi al suo
sport preferito, lo sci tra i meravigliosi boschi della Valgardena.
Confessiamolo:
non è che fosse molto esperta.
Si
limitava a lasciarsi trascinare a valle dal proprio peso dandosi una piccola
spinta a monte e scendendo in linea retta per circa duecento metri, riducendo
poi la velocità per inerzia sul grande pianoro antistante il Monte Panna.
Poi
riprendeva la sciovia e ricominciava, felice di questo ripetitivo tran tran.
E
felice di questo rigido suo comportarsi fu anche (indovinate chi?) fu anche il
lupo cattivo che dalla sua stanza 444 aveva spiato per due giorni il
comportamento degli ospiti dell'albergo.
“Bene
bene bene” pensò il lupo “Le abitudini di Cappuccetto mi procacceranno un bel
pranzetto: pancia mia fatti capanna!”
E il
caro (si fa per dire) lupo si mise a progettare minuziosamente un malvagio
piano per far finire la piccola bimba nel suo stomaco.
Aveva
portato a termine le scuole superiori (del bosco) ed era abile, abilissimo nei
calcoli, infallibile nel risolvere equazioni.
Escogito
un'idea per acchiappare Cappuccetto Rosso sulle distese di neve bianca, o
biancaneve, fate voi.
Scartò
il primo proposito, quello di intercettare la bimba con un percorso rettilineo
che conducesse ad uno scontro tra i due sciatori, lui e Cappuccetto.
Era
infatti ben conscio di non saper governare gli sci, di non saper frenare né
cambiar direzione.
Calcolò
che non potendo far questo non avrebbe potuto procedere in linea retta e che,
una volta dadasi la piccola spinta iniziale sufficiente per partire, le leggi
della caduta gli avrebbero imposto una traiettoria parabolica, dato che la
velocità sarebbe aumentata in direzione della discesa a valle, rimanendo però
costante in quella invece ortogonale.
Riempì
dunque un foglio di appunti e strani segni, proprio il foglio che fu ritrovato
il giorno dopo dalla donna delle pulizie in un cassetto della stanza 444.
La
scrittura si presentava in alcune parti confusa e disordinata (normalmente i
lupi scrivono come i medici), ma i calcoli contenuti dal foglio gli
suggerivano, anzi forse addirittura gli
gridavano, che senza il minimo dubbio partendo esattamente un secondo dopo
Cappuccetto in una direzione ruotata di 45 gradi rispetto alla verticale e con
una velocità di 25 chilometri orari, nonché 2 metri e 45 centimetri più in
basso e 44 metri e 25 centimetri più a destra dal punto dove la bimba si
sarebbe lanciata sulla pista, lo scontro sarebbe avvenuto 200 metri a valle
dopo poco più di 9 secondi, giusto in vicinanza di un grande albero che gli
avrebbe sicuramente permesso di nascondersi e mangiare l'innocente bambina
indisturbato.
Il
nostro (si fa per dire) lupo, tutto soddisfatto, passò la mattinata a provare e
riprovare a spingersi sulla neve a 25 chilometri all'ora.
E
finalmente alle sei meno un quarto di quel pomeriggio tutto era pronto!
Attese
che la bambina si lanciasse sulla pista e dopo un secondo esatto si buttò anche
lui, aumentando rapidamente la velocità.
Ormai
nulla poteva deviare il moto dei due: il lupo fantasticava di due asteroidi
destinati ad un incontro fatale, guidati dalle inesorabili e incorruttibili
leggi dei moti.
Vedeva
la bimba sugli sci avvicinarsi sempre più man mano che i secondi trascorrevano,
sempre più, sempre più...
Sentiva
contemporaneamente aumentare anche sempre più l'acquolina in bocca, si
immaginava carne di Cappuccetto preparata in vari modi: condita col sugo di
pomodoro, arrostita con spezie, cotta con patate.
Si
avvicinava sempre più, sempre più... quando... quando di colpo si accorse che
qualcosa non quadrava; la bimba non era dove avrebbe dovuto (o forse lui non
era dove doveva).
Insomma:
non ci sarebbe stato alcuno scontro!
Istintivamente
si voltò ad osservare Cappuccetto Rosso.
Vedete,
cari lettori, noi pensiamo alla nostra vita come ad una strada da percorrere in
avanti, ma questo è sbagliato: alcuni popoli credono invece, giustamente, che
l'esistenza sia simile ad un camminare all'indietro!
Dietro
le spalle infatti c'è l'ignoto, il futuro, tutto quello che ancora non ci è
successo e che non siamo in grado di sapere.
Mentre
camminiamo all'indietro aumenta davanti a noi il panorama visibile, aumentano
gli eventi già trascorsi, cioè il passato, e siamo in grado di scorgerlo.
Possiamo
dunque, sposando il pensiero di queste genti, ben dire che abbiamo un grande
avvenire dietro le spalle!
Il
caro lupo, girandosi verso la bimba, si trovò ad avere invece l'avvenire
davanti alla spalle.
Ora,
non so se il suo fosse un grande avvenire, diciamolo, però sicuramente davanti
alle spalle, e per lui invisibile, stava anche, e ben piantato, l'albero,
quest'ultimo certamente grande, proprio quell'albero che avrebbe dovuto
nasconderlo da occhi indiscreti durante il prelibato pasto (o cena, vista
l'ora).
Albero
in cui andò a sbattere!
La
botta fu terribile, e per soprappiù al caro, malconcio lupo cadde pure in testa
una mela.
Era un
albero di mele, sì, come ce ne sono tanti in Trentino, solo che questo era in
Alto Adige, su un campo da sci!
L'urto
(intendo quello con la mela) provocò nel lupo una improvvisa illuminazione, da
sommare (ma lui era bravo nei calcoli) a quella dovuta alle stelle che stava
vedendo per il dolore.
“Accipicchia,
che stupido sono stato! Come ho fatto a non pensarci? Ho trascurato l'attrito.
Avrei dovuto calcolare la forza normale, moltiplicando il peso mio e di
cappuccetto per il coseno di 30 gradi, e poi moltiplicare ancora per il
coefficiente di attrito, che tra il legno degli sci e la neve se ricordo bene
dovrebbe essere circa un decimo. Avrei trovato le forze di attrito, da
aggiungere ai calcoli!”
A dir
proprio tutta la verità, cari miei, anche tenendo conto dell'attrito sulla neve
il lupo avrebbe saltato la cena (o la merenda, vista l'ora).
Infatti
il quadrupede protagonista di questa storia avrebbe dovuto considerare pure la
resistenza dell'aria, l'attrito con l'atmosfera, una complicata forza
che dipende dalla velocità istantanea.
Il
lupo, come tutti i suoi simili, sapeva usar formule e risolvere a menadito
normali equazioni algebriche, questo sì, ma di certo non maneggiava con
disinvoltura le più ostiche equazioni differenziali.
Dunque
avrebbe mancato comunque il rendez vous con Cappuccetto.
E
forse, chi lo sa, avrebbe colpito di
nuovo il melo.
Come
vedete, l'addetto alla reception aveva perfettamente ragione: tra il lupo e la
bambina dal cappuccio c'è sempre l'attrito!
Addetto
al ricevimento che la mattina dopo, verso le 10, nell'accomiatarsi da Cappuccetto Rosso che aveva finito la
vacanza le chiese: “Ha riposato bene?”
“Magnificamente,
grazie”
“Meno
male. Mi sono bastate, poco fa, le lagnanze della principessa della 357..della
principessa... non mi ricordo il nome”
“Perchè?”
“E'
molto pignola, col sonno leggerissimo: pensi che ha voluto ben venti materassi.
E poi ha avuto il coraggio di lamentarsi.
Dice
che ha sentito un grosso sasso sotto la schiena che l'ha disturbata tutta notte
impedendole di prender sonno e le ha causato un enorme livido blu e marrone.
L'addetta
alle pulizie ha scoperto stamattina che si trattava invece di un semplice
pisello sotto il nono materasso! Cose da matti!”
“Beh...
dovete certo aver molta pazienza e savoir faire, voi …..... Magnifiche quelle
candele, tutte dai colori così delicati,
così tenui: bianco, beige, giallo, turchese, rosa e celeste”
“Sì,
amo circondarmi di candele, qui alla reception: ne ho una decina, vede? ”
rispose James (già, l'addetto si chiamava James; strano, vero?) che, scorgendo
con la coda dell'occhio un ospite uscire dall'ascensore, aggiunse “Buongiorno,
principe!”
“Buona
giornata a Lei, James” gli fece eco il principe, allontanadosi.
“Un
principe?” chiese cappuccetto
“Sì, è
il Principe Azzurro, è giunto ieri sera tardi. A lui non serve pagare in
nero, è molto ricco. Le preparo invece il suo conto?”
“Certo.
Non ho consumato nulla dal bar in camera”
“”Bene.
Ah... mi scusi un secondo” e James si rivolse ad alta voce verso Greta, la
cameriera del bar: “Greta, per piacere porta dell'uva alla volpe della 159.
Desidera fare colazione in camera”
“Mi
sono trovata benissimo qui al Monte Panna” riprese Cappuccetto Rosso “Un nome
azzeccato perché qui intorno è davvero tutto di un chiaro abbagliante, anche le
piste e le vette delle montagne sembrano fatte proprio con la panna!”
“Già.
Anche le mie candele si intonano. Di tanto in tanto ne accendo una. I
fiammiferi li compro da una bimba molto povera che sale fin qua il mercoledì
dal paese qui sotto a fare la questua. Mi fa pena, la chiamano la piccola
fiammiferaia.
E'
veramente un paradiso, il Monte Panna. Un hotel da favola! Solo ogni
tanto, per fortuna molto raramente, succede un incidente. Per esempio, non so
se l'ha sentito dire, ieri pomeriggio sul tardi uno sciatore sprovveduto è
andato a sbattere contro un albero”
“No,
non lo sapevo. Si è fatto male?”
“Si è
fratturato un piede e quattro costole. L'hanno trasportato a Bolzano con
l'elisoccorso. Capita raramente ma succede. Dunque, come le avevo promesso
fanno 120 euro per 5 notti, totale 600 euro. Se si è trovata bene confido che
l'anno prossimo sarà ancora nostra gradita cliente”
“Credo
proprio di sì. Speriamo però che non nevichi il giorno del mio arrivo, come è
successo purtroppo quest'anno. C'era troppa neve sul tratto di strada che sale
qui da Santa Cristina, l'ultimo chilometro, e con tutte quelle curve in salita
ho penato moltisimo; temevo che la mia macchina
slittasse fuori strada, un inferno”
“Già”
confermò James con un sorriso e un cenno di saluto finale: “Quando la strada è
innevata è un problema: tra la neve e le ruote dell'auto non si sviluppa
abbastanza attrito”.
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