sabato 25 aprile 2015

MARIA GRAZIA FERRARIS SU: "IL GRANDE MALE" DI F. CASUSCELLI

Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade


Una poesia intensa e struggente, profondamente radicata nella storia e nella cultura armena. 

“Venne la primavera colorata…”. Così inizia il poeta Francesco Casuscelli…. L’incanto misterioso di profumi e frutti che la nuova stagione non dimentica di offrirci col miracoloso ripetersi dei cicli naturali è profondamente intima nell’animo armeno, nel più grande poeta armeno DANIEL VARUJAN, una delle prime vittime del massacro, assassinato dai turchi, assieme al collega e amico Rupen Sévak il 26 agosto 1915, autore del famosissimo Canto del pane: 

Dolce notte estiva. 
La testa abbandonata sull’aratro
l’anima sacra del contadino riposa sull’aia. 

Nuota il grande silenzio tra le stelle divenute un mare. 
L’infinito con diecimila occhi ammiccanti mi chiama. 
Cantano di lontano i grilli…. 

E…”Nella masseria si spensero tutte le feste….”. Il silenzio devastante, il ruolo sacrificale delle donne custodi della vita, l’annullamento dell’essere umano, lo strappo dell’anima,… : come non ricordare Antonia Arslan con la sua La masseria delle allodole? nel suo ricordo, nella sua nostalgia, nel suo dolore: “ Parlare d’Armenia, per la gente della diaspora, ha sempre voluto dire immergersi in immagini di sogno, nelle visioni dell’arca di Noè e delle fertili pianure dell’Ararat, vegliata dalle due cime della grande montagna. Là, secondo la leggenda, scorrono fiumi di latte e di miele, matura l’uva dolcissima, le albicocche e i melograni e il paesaggio aspro e rupestre è ammorbidito dal colore dorato dei tufi colorati e del grano e reso sacro dalle croci di pietra (i chatchkar) che dovunque testimoniano l’attaccamento alla fede di un popolo che convertito nel 301 d.C. da Gregorio l’Illuminatore- ne ha fatto il più potente simbolo di identità nazionale…”.

Maria Grazia Ferraris 



IL GRANDE MALE


Venne la primavera colorata
fiorirono mandorli e ciliegi
ma i loro frutti la mano
amica più non colse
Ballaste voi ignari le ultime danze
nella masseria si spensero tutte le feste.
Fuggite, salvatevi non sentite
la campana tace.
Si udì invece l’urlo di barbaro
orgoglio del grande impero.
Il canto delle allodole si disperse
insieme al popolo dell’arca.

Venne la primavera portando il suo silenzio
le ciliegie caddero a tingere
di vermiglio succo l’amata terra.
Le donne custodi della vita
subirono il martirio per portare
a frutto i bambini.
Non c’è paura nella morte
quanto dolore nella tortura
un viaggio verso l’eterno soffrire
ad annullare l’essere umano
strappandone l’anima

Se non ebbero la vostra fede
si presero la vostra vita.

Viene la primavera
le allodole non ritornano più a fare il nido
le campane suonano altrove
le vostre sono sepolte dall’oblio
senza radici, senza dimora
solo il deserto dell’umanità.

Viene la primavera ora come allora
fioriscono mandorli e ciliegi
il GRANDE MALE è vecchio d’un secolo
ma ancora giovane nel dolore,
vive il silenzio delle urla di genocidio
aspetta ancora sulla collina il vento della verità

Francesco Casuscelli




1 commento:

  1. DANIEL VARUJAN, Rupen Sévak, Antonia Arslan. Grandi personaggi della cultura armena, interpreti attivi di una tragedia che resta viva nel pensiero e nell'anima del loro popolo. Ho avuto occasione di leggere e di apprezzare la poesia di DANIEL VARUJAN: una poesia ampia, generosa, infinitamente umana, dove Pan, con tutto il suo influsso benefico e memoriale, con tutto il suo apporto oggettivante, fa di una civiltà arcaica un mondo nuovo, non solo idilliaco, ma attualissimo da proporre a un futuro di rinascita per concretezza spirituale ed etica. Ho amato le sue genuine metafore, le sue fughe simboliche e i suoi affetti per animali, fiori, aie, contadini spersi in mari di azzurro. Complimenti a Maria Grazia Ferraris per aver rievocato voci di un naturismo sano e incisivo. Una grande POESIA.

    Prof. Angelo Bozzi

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