Pietro Rainero (collaboratore di Lèucade) e famiglia |
Pietro Rainero: Il mondo al contrario. Archeoclub d’Italia Patti. 2014. Pg. 82
Un
libro di undici racconti che, con un linguaggio sciolto, armonico, incisivo
e paratattico, ci dice di avvenimenti e curiosità che metaforicamente
riguardano la schizofrenia o le stranezze dell’umano vivere. E sembra proprio
che l’uomo faccia di tutto per rendersi la vita complicata. Tanta
immaginazione, tante fughe oltre la realtà, che poi, dalla realtà stessa prendono
spunto, e alla realtà stessa si vogliono riferire, ma, per approdare, spesso,
all’inverosimile. Tanto è vero che lo scrittore ci avvia alla lettura con una
dedica alla figlia sulla felicità: “Qualche madre dirà: vorrei che mio figlio
fosse ricco. Qualche padre dirà: vorrei che mia figlia fosse famosa. Qualcuno
dirà: vorrei che mio figlio fosse un Re. Io dico solo: vorrei che mia figlia
fosse… felice”. Ma il fatto di volere che i figli siano felici è soggetto a
diverse interpretazioni. Mettiamo che un virgulto lo sia commettendo illeciti non è di certo
consigliabile assecondarlo. Quindi, possiamo dire, che la felicità è quantomeno
un sentimento strano, e non certamente a portata di mano. Ma venendo a noi, l’Autore
si ripropone di presentarci un mondo al contrario. Perché alla fin fine è così
che funziona secondo lui. E lo fa
creando personaggi, ambienti, situazioni, spesso parossali, con uno spirito
ironico che rende unica questa narrazione. Un modo di raccontare personalissimo,
che si sviluppa su un ordito ora dialogico, ora narrativo, ora introspettivo,
ora paratattico, ora ipotattico, ma sempre apodittico, spartano, semplice e
comunicativo che diviene il marchio di fabbrica dell’Autore. Un leitmotiv che serpeggia
al di sotto delle vicende e che le unisce
determinando organicità e compattezza. Un inanellarsi di creazioni che
avvince e convince, che ci prende la mente e il cuore con energico sarcasmo, spingendoci
a sfogliare pagina dopo pagina fino alla brillante conclusione di quel medico
Penna che guarisce le parole con l’aiuto di un’equipe aggiusta traumi. Si
inizia da Lo specchio dello spazzacamino
e senza battere ciglio, tutto di un fiato, ci si trova alla fine della lettura
con un sorriso dolceamaro su una realtà che poi poi tanto lontana non è dalla
verità. Il mondo al contrario, il
titolo dei brevi racconti. Da quello in cui un Conte ordina di comporre in
quattro giorni un dramma scherzoso per un Capodanno; fino a Le parole malate in cui il dott. Penna,
ricorrendo a farmaci, riesce a guarire le diverse parole da malanni quali
(fAringite), polMOnite, gottA; e appendiCite,
che fu gioco forza curare “con una operazione, sostituendo una piccola c alla
enorme C in preda all’infezione, operazione portata a termine nel grande
ospedale della città” la cui equipe riuscì a cancellare, anche, l’infiammazione
delle parti ingrossate di periTONIte grazie ai progressi della moderna medicina
ed all’aiuto dell’amiKacina. Alla fine si deve alla bravura del personale aggiusta traumi,
chiamato vocabolario, se le parole ne escono con ottima cera e “… sane come un
Pesce!... scusate… sane come un pesce!”.
A
voi la lettura, dacché il compito del critico non è mai quello di rivelarvi ma
di avviarvi.
Nazario
Pardini
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