sabato 18 aprile 2015

UBALDO DE ROBERTIS: "LA SFIDA"

La Sfida
(da Diomedee Edizioni Joker, 2008)

Afferrare
un ramo con destrezza
ferendoci all’improvviso

Rivoli dal profondo
come vermiglia linfa
a coprire la pelle
Gemme che la mano rovescia
e un calice raccoglie
immaginario

Pensare
come vorrebbe
la foglia gialla
immersa in tanta luce
quel colore
per reggere      la Sfida
con la rosa


Ubaldo de Robertis 

3 commenti:

  1. Le cose che accadono in superficie (come la banale ferita su una mano) sembrano insignificanti, casuali, e forse lo sono realmente. Ma forse no: chi può dirlo con certezza? Colui che esclude la profondità, in realtà l'afferma. Che motivo avrebbe infatti di chiederselo, se tutto fosse già esplicito e alla luce del sole? Evidentemente c'è qualcosa che sfugge allo sguardo superficiale, come questo calice, ad esempio, definito prudentemente "immaginario" (le licenze poetiche sono sempre ammesse!), ma utilizzabile dalla Vita per chissà quali piani segreti. C'è un'intelligenza nascosta nelle cose, cui questa Sfida fa metaforico riferimento, in assenza della quale verrebbe meno qualsiasi curiosità dell'uomo, qualsiasi stupore e qualsiasi ricerca (ivi compresa quella scientifica, oggi sempre più orientata nel mondo dell'impalpabile e dell'invisibile).
    Franco Campegiani

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  2. Caro Ubaldo,
    v'è nella tua lirica qualcosa di allegorico, che forse non sarò in grado di cogliere, ma sento nel profondo... Quanto vorremmo nella vita possedere ciò che non abbiamo. Distillare 'linfa' dai giorni consumati, non vissuti, dagli incontri sfiorati, non compresi, dalle esperienze lasciate passare e non metabolizzate. Distillare 'linfa vermiglia', sangue caldo, non è forse nascere altri, più tesi ad arco verso il tempo che ci viene concesso? Reggeremmo 'la sfida' con le storie e soprattutto con noi stessi. In fondo la rosa ha vita meravigliosa e breve. E' incanto di un giorno. A noi è concesso di srotolare l'eternità nei cicli delle stagioni, di reggere sfide e andare incontro ai sogni. I sogni vogliono uomini coraggiosi.Capaci di "Afferrare
    un ramo con destrezza/ ferendoci all’improvviso", pur di sanguinare e di urlare inni alla vita... Coraggioso, caldo e ricco di metafore nuove il tuo lirismo. Stupisce e insegna. Grazie!
    Maria Rizzi

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  3. E’ la natura, la “foresta dei simboli” di Baudelaire, a offrire lo spunto solo apparentemente casuale di questa alta riflessione poetica, insieme umana e cosmologica.
    Il sangue che sgorga dalla ferita inferta dalla spina è una sorta di forza creatrice che rompe l’equilibrio e coinvolge l’uomo e la natura in una sfida dai contorni singolari. Il sangue che cola si raccoglie nel fondo di un calice, che è allo stesso tempo quello della mano e della rosa, solo evocata prima di divenire il perno centrale della lirica, sia sul piano del significante che del significato.
    La rosa è un microcosmo in cui si gioca la sfida estetica tra la foglia e i petali, metafora della complessità recondita dei meccanismi che stanno alla base della natura fisica e insieme della profondità interiore dell’animo umano.
    In questa doppia valenza e insieme in questa attenzione del poeta alle piccole cose, di natura vagamente pascoliana, sta l’essenza mirabile della lirica che supera il fatto contingente per acquisire un forte significato allegorico: la lotta che si compie ogni giorno e che, attraverso la dinamica degli eventi, determina il divenire evolutivo della vita biologica e spirituale.

    Franco Donatini
    Scrittore e Docente Universitario

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