domenica 15 maggio 2016

CLAUDIO FIORENTINI: "LA STRONCATURA"


Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade


La stroncatura

Tempo fa, quando ero agli inizi, proponevo i miei manoscritti agli amici che raramente mi criticavano, semmai mi elogiavano, ma presto mi resi conto che non bastava, e allora la stroncatura me la andai a cercare, arrivai anche a pagare sconosciuti agenti letterari per avere un giudizio critico neutro e professionale, spesso molto negativo. Certo, non era piacevole leggere stroncature, ma feci bene a chiederle, perché proprio grazie alle stroncature imparai a far meglio. Oggi mi capita ancora di avere giudizi critici molto forti sul mio lavoro e, pur non essendo un’esperienza piacevole, il dissapore dura solo poche ore, e del giudizio negativo, anche quando lo trovo fuori luogo, faccio sempre tesoro. Credo che una stroncatura debba essere sempre conservata, si può essere d’accordo o in disaccordo con quello che vi si legge, ma non la si deve mai cestinare con rabbia e superbia, perché una persona che ha il coraggio di esprimere giudizi in contrasto con quello che ciascuno pensa di sé, lo fa perché, oltre che dalla competenza, è animato dalla sincerità, e questo è un valore inestimabile.
Dalla stroncatura si impara tantissimo, specie se chi la scrive stima l’autore, per questo lo si deve ringraziare sempre. Del resto, come i bambini che a volte imparano più con una sculacciata che con un’opera di persuasione, così gli scrittori, gli artisti in generale, imparano molto di più da un giudizio critico ben argomentato che da un languido “mi piace” o da una impersonale espressione di ammirazione.
Oggi posso dire che grazie alle stroncature, alcuni miei libri li ho scritti due o tre volte, anni di scrittura e riscrittura che mi hanno dato forza, permettendomi di pubblicare opere degne di considerazione. Ma attenzione, per "degne di considerazione" non intendo dire che debbano per forza piacere a tutti, anzi, possono ancora essere stroncate, criticate, demolite… e se qualcuno lo fa è perché evidentemente impiega il proprio tempo a leggere e considerare, quindi ritiene che l’opera sia degna di lettura e perché trova valore nell'autore.
Quindi ben vengano le stroncature, se ben argomentate. Di sicuro si continuerà a lavorare come prima, e anche se in disaccordo con il giudizio negativo, lo si deve tener presente per migliorare, perché tutti, anche i più esperti, i più bravi, hanno sempre qualcosa da imparare.
Per questo dico: gli sterili “mi piace”, l’adulazione, il commento di un ammiratore fanno piacere, sì, ma servono a ben poco… invece far tesoro di pareri e di opinioni di chi ha un punto di vista diverso permette di crescere.

Claudio Fiorentini






1 commento:

  1. Nella mia attività creativa, mi è capitato un paio di volte di ricevere stroncature e devo dire che, dispiacere a parte, alla fine ne ho tratto beneficio. Nella mia attività di critico, invece, non ho mai fatto stroncature, perché preferisco tacere di un autore, se proprio non mi piace. Una sola volta mi è capitato di fare un piccolo appunto ad una poetessa, pur presentandola sostanzialmente con sincero encomio. Apriti cielo! Ha mandato a monte l'incontro e per molti mesi è venuta alle mie serate, dovunque si svolgessero, per sabotarle con urla ed improperi. Ritengo che il critico faccia bene ad essere equilibrato, esponendo il pro e il contro dell'opera esaminata (non per essere obiettivo, ma, al contrario, per essere soggettivo). Tuttavia, se gli autori pensano di essere dei padreterni, è una guerra all'ultimo sangue, e chi glielo fa fare?
    Franco Campegiani

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