Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
La stroncatura
Tempo fa, quando ero agli inizi, proponevo
i miei manoscritti agli amici che raramente mi criticavano, semmai mi
elogiavano, ma presto mi resi conto che non bastava, e allora la stroncatura me
la andai a cercare, arrivai anche a pagare sconosciuti agenti letterari per
avere un giudizio critico neutro e professionale, spesso molto negativo. Certo,
non era piacevole leggere stroncature, ma feci bene a chiederle, perché proprio
grazie alle stroncature imparai a far meglio. Oggi mi capita ancora di avere
giudizi critici molto forti sul mio lavoro e, pur non essendo un’esperienza
piacevole, il dissapore dura solo poche ore, e del giudizio negativo, anche
quando lo trovo fuori luogo, faccio sempre tesoro. Credo che una stroncatura
debba essere sempre conservata, si può essere d’accordo o in disaccordo con
quello che vi si legge, ma non la si deve mai cestinare con rabbia e superbia,
perché una persona che ha il coraggio di esprimere giudizi in contrasto con
quello che ciascuno pensa di sé, lo fa perché, oltre che dalla competenza, è
animato dalla sincerità, e questo è un valore inestimabile.
Dalla stroncatura si impara tantissimo,
specie se chi la scrive stima l’autore, per questo lo si deve ringraziare
sempre. Del resto, come i bambini che a volte imparano più con una sculacciata
che con un’opera di persuasione, così gli scrittori, gli artisti in generale,
imparano molto di più da un giudizio critico ben argomentato che da un languido
“mi piace” o da una impersonale espressione di ammirazione.
Oggi posso dire che grazie alle
stroncature, alcuni miei libri li ho scritti due o tre volte, anni di scrittura
e riscrittura che mi hanno dato forza, permettendomi di pubblicare opere degne
di considerazione. Ma attenzione, per "degne di considerazione" non
intendo dire che debbano per forza piacere a tutti, anzi, possono ancora essere
stroncate, criticate, demolite… e se qualcuno lo fa è perché evidentemente
impiega il proprio tempo a leggere e considerare, quindi ritiene che l’opera
sia degna di lettura e perché trova valore nell'autore.
Quindi ben vengano le stroncature, se ben
argomentate. Di sicuro si continuerà a lavorare come prima, e anche se in
disaccordo con il giudizio negativo, lo si deve tener presente per migliorare,
perché tutti, anche i più esperti, i più bravi, hanno sempre qualcosa da
imparare.
Per questo dico: gli sterili “mi piace”,
l’adulazione, il commento di un ammiratore fanno piacere, sì, ma servono a ben
poco… invece far tesoro di pareri e di opinioni di chi ha un punto di vista
diverso permette di crescere.
Claudio Fiorentini
Nella mia attività creativa, mi è capitato un paio di volte di ricevere stroncature e devo dire che, dispiacere a parte, alla fine ne ho tratto beneficio. Nella mia attività di critico, invece, non ho mai fatto stroncature, perché preferisco tacere di un autore, se proprio non mi piace. Una sola volta mi è capitato di fare un piccolo appunto ad una poetessa, pur presentandola sostanzialmente con sincero encomio. Apriti cielo! Ha mandato a monte l'incontro e per molti mesi è venuta alle mie serate, dovunque si svolgessero, per sabotarle con urla ed improperi. Ritengo che il critico faccia bene ad essere equilibrato, esponendo il pro e il contro dell'opera esaminata (non per essere obiettivo, ma, al contrario, per essere soggettivo). Tuttavia, se gli autori pensano di essere dei padreterni, è una guerra all'ultimo sangue, e chi glielo fa fare?
RispondiEliminaFranco Campegiani