domenica 1 maggio 2016

CLAUDIO VICARIO: "INEDITO"


Claudio Vicario


Il canto dell'usignolo

Ascolto,
tra il bosco odoroso
di faggi e betulle,
c'è un canto all'estate:
un sorso di vita
che vien dalla terra
e ha il sapore del verde.
Ascolto,
svanisce, si dissolve,
tra la foglia che involve
l'ansia dell'uomo
ove un tremito
scuote l'anima bella
e il giorno
insegue il pensare
che vola per l'aere.
Andare... volare
sul verso
invisibile, lento,
che indugia perplesso,
tenero
come la notte,
come la luna sul trono
e le stelle d'intorno.
Ascolto,
ed altro non chiedo,
neppure quel niente
che svuota la mente.
Il prato s'infiora,
c’è odore di resina
intorno
che cola dai rami
nel tempo del mese
propizio per l'erba,
pel bosco selvaggio,
per il biancospino,
per le viole
sepolte tra le foglie
e un bocciolo di rosa.
Ascolto
quel canto che amo,
poesia che vola,
un sospiro
la cui eco è uno spiro.
Non muore,
non tace,
l'estatica voce
che dona la pace.
Ascolto,
canta ancora per me,
inutile zolla,
canta al giorno fuggente
sugli aulenti giardini
dai magici sguardi,
sulla schiuma del mare,
su terre d'incanto.
Ascolto,
canta, canta ancora
questo estatico canto
alla mia solitudine
che si perde oltre i campi,
oltre il fiume, oltre i prati
di brezza vestiti
e l'inganno dei sogni
raccolti
nei ricordi sepolti.


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