Luciano Domenighini: Petite Antologie. TraccePerLaMeta
edizioni. Sesto Calende (VA). 2015. Pg. 182. € 12,00
Ho ricevuto, oggi 26 aprile, il libro PETITE
ANTOLOGIE di Luciano Domenighini; un florilegio, un'opera di plurima valenza
linguistico-letteraria, che mette bene in evidenza freschezza
interpretativa e agilità poetica nel tradurre un francese anche antico e
ostico quale l'AUTRE BALLADE de Villon. Una crestomazia di vere grandi colonne
della Letteratura poetica francese: François Villon, Marceline Desbordes-Valmore,
Charles Baudelaire, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine, Arthur Rimbaud, Jules
Laforgue, Francis Jammes, Guillame Apollinaire, e in appendice Gabriele
D’annunzio, <<un nome, che tra tanti “puro sangue” così indiscussi e
rappresentativi, può sembrare un “intrus”>>, ma a torto, come si riporta nel testo e in
quarta.
Tante letture
fatte in diverse stagioni della vita dell’Autore che, maturate a puntino, si declinano
in materiale di nuova e personale poesia: “… E’ piuttosto la testimonianza di
una lettura disorganica e quasi casuale, dislocata e disseminata in un lungo
arco di tempo della mia vita e sedimentato nella memoria come un frammentario
bagaglio culturale specifico. Un pacco etichettato “poeti francesi” o, se si
vuole, a piacere, una valigia, uno scrigno, un’urna, che contiene ciò che mi
resta e mi appartiene dell’arte di questi autori…”, come scrive Domenighini in Avvertenza del traduttore. Poeta additus
poetis, quindi. D'altronde cosa è la poesia se non
che rivivere quello che resta in noi dopo anni di viaggio; rivisitare quelle
tappe dopo che si sono zuppate del nostro essere. E' proprio da lì, da quel serbatoio, che
di solito si attinge; che si pésca ogni parvenza
tradottasi in immagine. E Domenighini attua una epigrammatica rivisitazione,
una lettura da cui emerge il suo modo di scegliere, di intendere e di sentire,
oltre a quello di rispettare il più possibilmente possibile l’originale.
D’altronde non è azzardato definire artista in questo caso il traduttore,
dacché, dopo aver fatto sua la materia macerata dal tempo, l’ha ri-data alla
pagina con tutti i crismi emotivo-esistrenziali di cui tali testi si sono
impreziositi: varie tappe di un’esistenza che tornano a esistere con la voce di
autorevolissimi interpreti.
Una plaquette
ben fatta ed elegante per carta, impaginazione, e composizione; un insieme che
fa da antiporta, da invito ad un prosieguo
partecipato. In copertina i volti dei vari poeti che riappaiono, anche, nella
prima aletta; nella seconda la biografia dell’Autore e in quarta un susseguirsi
di tanti punti focali sul testo: l’explication interessante del termine “Antologia”;
una eccellente traduzione di pezzi d’autore dal Quattrocento al Novecento; e, in
appendice, una buona parte della poesia in francese di Gabriele D’Annunzio “il
camaleontico artista italiano (che), in realtà, avendo contribuito – prima,
durante e dopo il suo soggiorno in Francia – alla storia letteraria d’Oltralpe
con opere poetiche, narrative e teatrali vergate in francese, può e deve a buon
diritto collocarsi all’interno della République littéraire française della
Belle Epoque…”. A chiudere, dopo una autoptica pagina letteraria “Sui sonetti
cisalpini e sul D’Annunzio autore francese” a firma di Aldo Occhipinti, l’interessante pagina del
Nostro sul concetto di traduzione: “…
Pertanto, se è vero e ovvio che un buon traduttore debba conoscere bene la
lingua che traduce, sembrerebbe ancora più importante che conoscesse ancor
meglio la lingua con cui compie la traduzione stessa, a patto, s’intende, che
egli sia in grado di configurare un clima poetico non necessariamente
corrispondente per intero a quello concepito dall’autore originale (impresa
questa del resto, nei fatti, sostanzialmente
impossibile) ma quantomeno congruo ad esso e di esso suggestivo…”. E Luciano
Domenighini, a quanto pare, riesce a raggiungere in larga misura i suoi
obiettivi con un lavoro intricante e coinvolgente, soprattutto per chi ama la
poesia francese con una personalissima traduzione a fronte in italiano. A voi
la lettura.
Nazario Pardini
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