mercoledì 25 maggio 2016

FRANCESCO MULE' SU: "CON L'INDIA NEGLI OCCHI..." DI ESTER CECERE


Ester Cecere, poetessa, scrittrice

“CON L'INDIA NEGLI OCCHI, CON L'INDIA NEL CUORE”
DI ESTER CECERE

NOTA DI CRITICA
DI FRANCESCO MULÈ

Ennesimo capolavoro poetico/culturale, partorito con gli occhi e la voce del cuore della poeta / scrittrice Ester Cecere, nata a Taranto, dove vive e lavora come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di biologia marina. Dopo gli ampi consensi di critica registrati dalle prime tre sillogi poetiche: “Burrasche e brezze” (Il Filo, Roma, 2010), “Come foglie in autunno” (Tracce, Pescara, 2012), “Fragile. Maneggiare con cura” (Kairòs, Napoli, 2014) e dopo il brillante esordio e i numerosi apprezzamenti nel mondo della narrativa con la raccolta di racconti “Istantanee di vita” (Kairòs, Napoli, 2015), Ester Cecere si consegna ai suoi affezionati lettori col suo ultimo 'travaglio' poetico “con l'India negli occhi, con l'India nel cuore” (WIP Edizioni, Bari, 2016).
Veniamo adesso alla poesia della nostra Autrice che si presenta con uno splendido ritratto dei vari aspetti socio / culturali e ambientali del popolo indiano. Silloge poetica, minuziosamente scritta, al rientro dal viaggio in India, dove ha potuto ammirare e conoscere lo sfarzo dei palazzi reali, i maestosi mausolei, la terra degli elefanti e dei fiori di loto e, nel contempo, intristita dalla presenza di fogne a cielo aperto, commistione di buoi, cavalli, cani, pecore e bambini per le strade piene di rifiuti urbani, donne che lavano i panni in pozzi d'acqua melmosa; e tu, donna, seduta su un mattone nella propria dimora di stracci
(III) preparavi delle pizzette gialle
- la farina da un sacco prelevando
da cuocere nell'unica pentola che vidi
su di un rudimentale focolare
da sterco di bue alimentato.
D'intorno, vocianti donne e bimbi seminudi,
il loro unico pasto impazienti ad aspettare.

Anziani che lavorano fino all'ultimo respiro della loro vita.
(V) Differente unità di misura ha il tempo in India.
Ben altra cosa rispetto al mondo occidentale.

Una realtà, scritta e descritta con gli occhi del cuore e col sangue nel cuore, non può che essere vera perché è stato un viaggio che ha permesso alla Nostra di conoscere e toccare con mano la “miseria assoluta” che “ha sovvertito” tutta la Sua scala di valori.
“Ritornata in Italia, -commenta Ester Cecere- rientrando nella mia lussuosa e grande casa, mi sono profondamente vergognata di tutto quello che possiedo, la maggior parte del quale è assolutamente inutile!”
Ha fatto Sua la considerazione di Vittorio Russo: “Si dice che si può entrare in India da cento porte, ma è difficile trovarne poi una sola per uscire. L'unica porta è quella che il più delle volte cambia il cuore”.
Siccome la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione sia particolare sia complessiva.
Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale.
La nostra Poeta ha scritto sempre in versi liberi come libera è la sua psiche, perché ama questo genere di scrittura, la scrittura che tanto Le appartiene. Alla nostra Autrice non piace essere chiusa in una gabbia. Ella è oggi tra i pochi Poeti contemporanei a denunciare le ristrettezze, i limiti imposti da certe correnti letterarie che non servono a dare sfogo all'arte, alla spontaneità, perché scrivere è arte e l'arte è libertà, vita, voce del cuore e, perciò, di sentimenti. La poesia non è lavoro. Ebbe a dire un giorno un certo poeta romano Valerio Magrelli, laureato in Filosofia, classe 1957, che tra i versi che scrive lui e quelli scritti secondo regole tradizionali c'è un rapporto simile a quello che va tra la ginnastica a corpo libero e quella con gli attrezzi.
La poesia, quella vera, oggi è intenta a riflettere con il cuore sulle parole e sulla forza che queste sanno imprimere al linguaggio; sulla parola scritta che si fa luce, materia, e riesce a farci ritrovare il vigore di una lingua condivisa, necessaria per ritrovare quello sguardo comune da contrapporre al dialogo difficile di questi ultimi confusi anni.
La poesia è opera del poeta e, siccome la poesia è arte, il poeta viene ad essere un artista, artista della parola, dell'immagine, di tutto un complesso contenutistico.
L'Autrice della nuova silloge porta con Sé una cultura classica -umana e umanistica- che oggi ha il potere di parteciparci una nuova poesia che si cura tantissimo della essenzialità concettuale e della forza della parola.
Ester Cecere segue, attraverso la Sua voce fortemente lirica e ricca di pathos, un iter poetico di fervida operosità nel mondo letterario, ottenendo premi e ambìti riconoscimenti dalla critica nei vari concorsi nazionali e internazionali che La vedono sempre -o quasi sempre- ai primi posti nelle classifiche.  “Con l'India negli occhi, con l'India nel cuore” è l'opera letteraria che oggi la Nostra viene a regalare ai numerosi lettori estimatori della Sua arte.  
“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe”. Così ebbe a scrivere Rita Levi Montalcini. Peculiarità -mente e cuore- che appartengono alla Nostra, poiché si manifestano, in tutta la loro interezza, in ogni verso e pagina di quest'ultima fatica letteraria, doti che vivono in netta simbiosi nell'animo e nell'anima di Ester, la quale, con tutta naturalezza, riesce a comunicare tutto di Sé: emozioni, sensazioni, ansie, calore espressivo e ricchezza, profondità di linguaggio e, in ultimo e non per ultimo, comprensione e amore per i deboli.
I suoi sono versi di cotanta veridicità che si leggono con invidiabile scorrevolezza e ci permettono di avvertire tangibilmente sentimenti fondanti e giusti, passione e ardore, encomiabile impegno che, in modo esplosivo, caratterizzano l'andamento dei brani ai quali riesce a consegnare una forte e ricca sensibilità e amarezza per quel mondo che non riesce ad accettare, avendolo, purtroppo, toccato con mano ed osservato con occhi, cuore e mente, esplorato e analizzato umanamente; elementi, questi, intrisi di notevole sincerità, chiarezza espositiva ed estrema e sorprendente freschezza e genuinità.  L'amica Ester riesce a imporre ai Suoi brani e, quindi, ai Suoi versi un ineguagliabile stile, ricco di toni e di tinte, nonché una personale concezione estetica assolutamente tutta Sua.
Un corpus  letterario, il libretto, che lascia trasparire una scrittura e una verità decisamente poetico / ambientale di cui facilmente ci si innamora, grazie alla veridicità delle argomentazioni partorite dallo spiccato spirito di osservazione, da immensa sensibilità e da quella ricca padronanza culturale che la Nostra viene a elargirci  in ciascuna delle Sue raccolte, ora in versi, ora in prosa, ma, soprattutto, con questo Suo ultimo  imponente travaglio poetico, immensamente affascinante, coinvolgente e travolgente.
Una verità poetica che viene fuori in tutte le pagine dell'opera, ma, aggiungerei, verità destinata a tramandarsi nel tempo come elemento storico e, quindi, verità sine tempore. Un verseggiare che ci accarezza, ci solletica e ci  invita ad apprezzare la meravigliosa esposizione degli incontri quotidiani con quella gente così come la vedono i Suoi occhi e, ancora di più, come viene percepita ed elaborata da un cuore nato per emozionarsi ed emozionare nel contempo l'altro da Sé. La scrittura è, per Ester, alimento dell'anima.
Se scrivere è arte del pensiero, arte della comunicazione del pensiero e della gnoseologia, quest'arte è propria di Ester Cecere, perché essa Le appartiene dal momento in cui viene a fotografare con l'occhio attento, nitido e obiettivo vicende e fatti quotidiani che, ancora oggi, i due millenni andati non sono riusciti a risolvere, perché ancora oggi caduti nell'indifferenza collettiva. Tutta la poesia del libro scaturisce, appunto, dai molti e svariati aspetti ed elementi di ispirazione dalla realtà che alla Nostra appare chiusa e terribilmente ostile. In quel contesto Ella ha dinanzi a Sé spettacoli così truci, squallidi, fatiscenti, a dir poco, incomprensibili e disumani, che la fantasia sembra rifuggirne sgomenta.
(VI) Un brulicare silenzioso ovunque.
Buoi, pecore, cinghiali, cani
d'ogni età e d'ogni dimensione
per le cittadine concitate strade
di rifiuti sui mucchi a frugare
e in ristoranti e alberghi
il chapati persino a reclamare.

La poesia è ritmo di parole, la musica è ritmo di suoni, la pittura è ritmo di colori; parole e colori convergono verso il ritmo di suoni. Possiamo dedurre, pertanto, che la poesia dell'Autrice si presenta molto affascinante e corposamente ricca di quell'amore suggerito e dettato dalla grande e importante voce del cuore, decisamente romantico, di quel cuore che riesce a parlare in versi molto toccanti in quest'ultimo suo lavoro. Che viene a sottolineare la triste realtà umana, sociale, culturale, ambientale, ad oggi, ignorata dal  nostro industrializzato Occidente.
Alla base della sua poetica si sente un forte desiderio di speranza in un roseo futuro e di amore per quella popolazione che ha ereditato dalla nascita la fame, la miseria, la mancanza di igiene, la povertà in assoluto.
Tacitai così la mia coscienza / di benestante turista occidentale, commenta la Cecere con tanto disgusto civile e sociale. Pagine, alcune delle quali corredate da forte energia fografico/artistica che vengono a raccontare il forte sbigottimento della Nostra nel vedere, osservare e, purtroppo, vivere quella triste e squallida realtà da cui, in quel breve periodo di soggiorno “vacanziero”, viene circondata.
Sono, questi, veri e propri quadri d'autore che parlano con un linguaggio chiaro, perfettamente rappresentativo della crisi della coscienza umana assolutamente universale. Madre Teresa di Calcutta, l'altro ieri, diceva: “Si parla tanto dei poveri, ma nessuno parla con i poveri”. Ester Cecere, che si occupa di biologia marina come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con questo ultimo suo libro di ricca poesia si può definire una grande donna alla pietosa ricerca dell'uomo nuovo, dell'uomo dell'amore, della solidarietà e della fratellanza tra tutti gli esseri umani del pianeta Terra.
Ester Cecere riesce a poetizzare la vita dell'India, narrandola in modo semplice, lineare e scorrevole, attraverso 25 ritratti poetici con uno stile sobrio. La poesia ceceriana possiede una forma assolutamente aperta senza norme ritmiche  necessitanti. La lingua usata è una lingua “parlata”, la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni.
L'Autrice del libro fa poesia per egemonizzare  il valore del sentimento, l'eticità della persona che, oggi, viene distrutta dal consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco materialismo in cui l'uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere.
Ester Cecere, con questa ultima sua opera, si rivela una eccellente poeta, degna di immensa stima e di tanto apprezzamento e, sicuramente, una voce che canta, con tutta la passione di una grande scrittrice, l'amore per la vita, per la solidarietà tra le genti di tutta la Terra.
Un'opera poetica, quest'ultima, decisamente completa che non poteva non chiudersi se non con la bellissima e floreale lirica, intrisa di calore umano e di tanta festa interiore della popolazione indiana.
La Festa del Diwali è una delle più antiche e importanti feste celebrate in tutta l'India. Il Diwali è la festa delle luci, si protrae per 5 giorni e celebra il trionfo del bene sul male; è compresa tra metà ottobre e metà novembre con festeggiamenti che prevedono spettacoli pirotecnici.

Il libro, un grande insegnamento e un forte messaggio: “Parlare anche con i poveri”.
Ester Cecere, la poeta che ascolta la voce del cuore:
       (XXV) Gioiva e festeggiava l'India finalmente
- la tanta miseria per un po' dimenticata -
           negli allegri giorni della festa di Diwali.

Francesco Mulè
(Poeta, Prefatore, Operatore culturale, Autore e Compositore di canzoni, Presidente e Fondatore del Circolo culturale 'Smile', Giornalista)  




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